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aiello giovanni ucciardonedi Aaron Pettinari
Anche Gaetano Scotto si avvale della facoltà di non rispondere. E a novembre avrà inizio la requisitoria

“Le chiedo scusa Presidente. Intendo rispondere che mi avvalgo, essendo estraneo per questi fatti, quindi per l'ennesima volta mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. Con queste poche parole l'ex poliziotto Giovanni Aiello (difeso dall'avvocato Eugenio Battaglia), l'uomo con il volto sfigurato a causa di un'accidentale esplosione di un'arma da fuoco, che secondo gli inquirenti potrebbe essere “faccia da mostro” (soggetto con la faccia butterata di cui parlano diversi collaboratori di giustizia in merito alle stragi ed altri fatti), si è avvalso della facoltà di non rispondere al processo Borsellino quater, in corso a Caltanissetta.
Non una novità, dato che già al “Capaci bis” aveva deciso di trincerarsi nel silenzio. A tirarlo in ballo nella strage di via d'Amelio era stato il collaboratore di giustizia calabrese Antonino Lo Giudice, detto il “Nano”. “Aiello mi disse che a preparare la bomba era stato lui personalmente assieme ad altri mafiosi assieme Gaetano Scotto... che era stato lui ad assemblarla in una macchina – aveva dichiarato la scorsa settimana in aula lo stesso Lo Giudice - Aiello mi racconta che lui prepara la bomba e con il cannocchiale da dentro una camera d’albergo vede l’arrivo delle macchine e quando si avvicina al portone di casa lui preme il pulsante”. Di un coinvolgimento dell'ex poliziotto aveva anche sentito parlare il “pentito” Consolato Villani. Per questo motivo si era resa necessaria l'audizione di Aiello ma anche dei due fratelli, Pietro e Gaetano Scotto. Anche quest'ultimo, condannato in passato all'ergastolo per la strage di via d'Amelio ma ora parte civile al processo di revisione in corso davanti ai giudici della terza sezione della Corte d’Appello di Catania, si è avvalso della facoltà di non rispondere in quanto, secondo l'articolo 197 del cpp comma 4, “il testimone non può essere obbligato a deporre sui fatti per i quali è stata pronunciata in giudizio sentenza di condanna nei suoi confronti, se nel procedimento egli aveva negato la propria responsabilità ovvero non aveva reso alcuna dichiarazione”. Tuttavia, su domanda del presidente della Corte Antonio Balsamo, ha anche detto di “non aver mai sentito dire” il nome di Giovanni Aiello. Lo stesso ha dichiarato Pietro Scotto, condannato in primo grado e poi assolto in appello (assoluzione confermata anche in Cassazione) per l'attentato in cui morì il giudice Paolo Borsellino, assieme agli uomini della scorta. “Non mi sono mai lamentato di una persona che si chiama Aiello, assolutamente – ha detto rispondendo alle domande del Presidente Balsamo – Io detenuto con Lo Giudice? Io non ricordo quella persona. Può darsi ma non mi ricordo”. Poi, alla domanda specifica se in carcere si fosse mai lamentato di essere stato coinvolto nella strage attribuendo la responsabilità del coinvolgimento ad altri ha aggiunto: “Io non sapevo niente, io non conoscevo nessuno non sapendo niente, come faccio a...”. Una risposta che non cambia quando Balsamo ha tentato di capire se si fosse mai lamentato di un soggetto con “un qualcosa che assomigliava ad uno sfregio”. “Presidente – ha detto ancora Pietro ScottoIo non conosco nessuno assolutamente. Non ho mai visto, non mi interessa...”.
Prima di rinviare l'udienza al prossimo 7 novembre, quando avrà inizio la requisitoria dei pm (oggi in aula presenti il procuratore aggiunto Gabriele Paci ed il sostituto Stefano Luciani), la Corte non ha ammesso la testimonianza dell'ex sostituto procuratore della Procura nazionale antimafia, Gianfranco Donadio. Alla scorsa udienza l'avvocato di parte civile Fabio Repici aveva depositato il verbale in cui lo stesso, sentito dal pm Gerardo Dominijanni di Catanzaro come parte offesa nell’indagine sulla calunnia del pentito Lo Giudice (che lo accusò di avergli estorto le dichiarazioni su “Faccia di mostro”), raccontava diversi aspetti dell'indagine da lui svolta sul coinvolgimento di soggetti esterni a Cosa nostra nelle stragi. I pm nisseni oggi si sono opposti all'ammissione in quanto “si dovrebbe chiedere al magistrato di riferire attività di indagine svolte e connesse al procedimento in corso” il che renderebbe “incompatibile” lo stesso. Il Presidente Balsamo ha invece ammesso, su accordo delle parti, l'acquisizione della fonoregistrazione del colloquio investigativo tra il magistrato della Procura nazionale antimafia, Gianfranco Donadio, e il collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice.

In foto: l'ex poliziotto Giovanni Aiello

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