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galatolo-gdfGli imputati Scarantino ed Andriotta verranno sentiti in un secondo momento
di Aaron Pettinari - 11 febbraio 2015
Vito Galatolo, l'ex boss dell'Acquasanta che ha rivelato i particolari del piano di morte nei confronti del pm di Palermo Nino Di Matteo, sarà teste al processo Borsellino Quater, quello nato dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, che ha riscritto la fase operativa della strage di Via D’Amelio. Imputati sono Vittorio Tutino, Salvatore Madonia e gli ex collaboratori di giustizia Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, accusati di calunnia. La corte d'Assise di Caltanissetta, presieduta da Antonio Balsamo, ha sciolto oggi la riserva in merito alla richiesta formulata dalla Procura nissena di ascoltare il neo pentito. Contestualmente sono state anche accettate le richieste di audizioni dell’ex esponente della ‘Ndrangheta Marco Marino e dell’ex camorrista Francesco Raimo. Durante l'udienza è stata inoltre accolta la richiesta dell'avvocato di parte civile Fabio Repici, difensore di Salvatore Borsellino, per la revoca della precedente ordinanza del 27 gennaio 2015. Si è così disposto che l'audizione degli imputati Vincenzo Scarantino e Francesco Andriotta (contrariamente a quanto chiedeva la Procura), siano sentiti successivamente dei testi delle parti civili.

Si comincia da Galatolo
La Procura è stata quindi incaricata di citare i testi per la prossima audizione. Il primo della lista dovrebbe essere proprio Vito Galatolo, in videoconferenza. Lo scorso novembre il figlio di Vincenzo Galatolo, storico boss dell’Acquasanta, ha riferito ai magistrati nisseni di aver incontrato nel marzo del '92 Filippo Graviano, accompagnato da Vittorio Tutino, attualmente imputato nel quarto processo per la strage di via D’Amelio. Secondo la ricostruzione di Galatolo jr Filippo Graviano gli aveva detto di non preoccuparsi perché qualsiasi cosa fosse successa “erano coperti”, per poi raccomandargli di vendere al più presto il parcheggio che gestivano nei pressi di via D’Amelio. Dopo la strage lo stesso Tutino aveva detto a Galatolo: “Hai visto perché dovevi dare via il parcheggio? Mi piangeva il cuore se voi sareste rimasti in quel posto”.
Per quanto riguarda l’ex esponente della ‘Ndrangheta Marco Marino e l’ex camorrista Francesco Raimo, il primo ha raccontato agli inquirenti i suoi colloqui in cella con il boss Salvatore Vitale, il quale temeva che Gaspare Spatuzza lo chiamasse in causa in quanto disponeva di un'abitazione da dov'era possibile controllare i movimenti del giudice Borsellino. Raimo invece ha riferito di aver trascorso un periodo in carcere con Vittorio Tutino il quale temeva che Spatuzza avesse fatto il suo nome per il furto della 126 usata come autobomba in via D'Amelio.

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