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de-donno-mori-seppiadi Miriam Cuccu - 19 novembre 2014
I due teste non si sono presentati al processo
L’ultima volta si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. Oggi, senza alcuna motivazione valida, sia Mario Mori che Giuseppe De Donno, entrambi ex ufficiali del Ros, non si sono presentati davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta per testimoniare al processo Borsellino quater. “C’è un errore di fondo – protesta il pm Nico Gozzo – continuano a comportarsi come se fossero ancora dipendenti di Stato, invece sono cittadini privati che certificano impegni generici non documentati in alcun modo”. Qualche giorno fa Mori aveva inviato una dichiarazione, lamentando lo scarso anticipo con il quale era stato citato dai pm e giustificando la sua assenza con una serie di impegni impossibili da spostare.

Ma la vera sorpresa è stata quella dell’ex colonnello: alle nove e mezza di stamattina De Donno mette a parte la corte, tramite l’avvocato Milio, di “improcastinabili impegni di lavoro all’estero” chiedendo che l’interrogatorio venga spostato in data successiva al 15 dicembre. “Non è possibile, non si può continuare così”, Gozzo si appella al presidente Balsamo chiedendo “che vengano ammoniti, in modo tale che alla prossima udienza se non possono intervenire vengano accompagnati coattivamente”. Alla richiesta del pm si aggiunge quella dell’avvocato Repici, difensore di Salvatore Borsellino: “Ritengo non ci sia alcun legittimo impedimento adotto dai testimoni non comparsi, chiedo che venga comminata loro anche un ammenda”. D’accordo anche il pm insieme agli altri avvocati: Balsamo mette agli atti disponendo l’ammonizione e condannando Mori e De Donno al versamento della somma di cento euro ciascuno. La citazione dei due testi è stata fissata per il prossimo 22 dicembre. Se per quella data gli ex ufficiali non si presenteranno e non forniranno alcuna certificazione che attesti il legittimo impedimento saranno obbligati all’accompagnamento coatto in aula.
Quel giorno entrambi saranno sentiti dalla Corte d’Assise nissena in qualità di testimoni assistiti. Questo significa che, di volta in volta, entrambi decideranno se rispondere alle domande di pm e avvocati oppure se avvalersi della facoltà di non rispondere qualora la risposta potesse ricondurre potenzialmente ad una responsabilità rispetto ai capi di imputazione contestati in altro procedimento (quello sulla trattativa Stato-mafia). Domande che toccheranno vari argomenti, come gli incontri con Vito e Massimo Ciancimino, che diedero il via al “dialogo” con i vertici dell’organizzazione mafiosa per la cessazione delle stragi, agli incontri con Liliana Ferraro all’indomani della strage di Capaci e l’invito di quest’ultima a parlare con Borsellino. Poi ancora i contatti con lo stesso giudice, ucciso il 19 luglio 1992, e l’incontro avvenuto alla Caserma Carini, il 25 giugno.
Intanto, la corte ha calendarizzato le successive udienze: il 15 dicembre saranno sentiti in videoconferenza i due boss Pietro Aglieri e Carlo Greco. Dopo il 22, si passa direttamente a gennaio: il 13 ci sarà l’esame del pentito Stefano Lo Verso e di Maurizio Costa, arrestato pochi giorni fa nell’operazione “Zefiro”. Proprio dalla sua officina passò la 126 poi imbottita di tritolo utilizzata per l’attentato a Borsellino. Il 13 gennaio sarà la volta anche dell’esame di Totò Riina, la cui citazione è stata spostata in attesa della deposizione di tutte le intercettazioni del Capo dei Capi.

In foto: Giuseppe De Donno e Mario Mori in uno scatto d'archivio

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