Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Indice articoli


box9
Sergio Lari*


Solo il tentativo di porre le basi per un simile ragionamento ci farebbe fare un passo indietro di dieci anni. A mio avviso tale richiesta significa: “Non mi pento e non mi dissocio, ma di fronte ad una dichiarazione di resa, mi aspetto che lo Stato ammaini la sua bandiera e che riconosca che Cosa Nostra è finita sul piano puramente formale e quindi si possa avviare un discorso sul 41 bis e, soprattutto, sulla revisione dei processi”. In questi dieci anni, la magistratura nel suo complesso ha inflitto centinaia di ergastoli (soltanto quella siciliana ha sequestrato beni per undicimila miliardi di lire). Ora questa popolazione carceraria cerca una via per vanificare quanto sin qui fatto. Sarebbe pericoloso se lo Stato si sedesse a tavolino con Cosa Nostra, poiché questo significherebbe riconoscere una soggettività giuridica a tale organizzazione, cosa che, tra l’altro, la diversifica da tutti gli altri sodalizi criminali. La differenza, come diceva Falcone, è che Cosa Nostra è uno stato nello Stato poiché è organizzata, nell’illecito, secondo schemi di tipo quasi statale con i mandamenti, le famiglie, le commissioni e i capi decina pronti a sostituirsi nel qual caso uno di loro venga eliminato, così come avviene per i giudici. E proprio in questo sta la pericolosità di Cosa Nostra, che non è un’organizzazione con cui si può scendere a patti premesso che, comunque, per principio, non si può scendere a patti tout court con nessuno. Peraltro, dalla documentazione di cui Antonino Giuffrè è stato trovato in possesso al momento dell’arresto, si evince che Cosa Nostra è tuttora viva e vitale sul territorio, poiché è emerso che i mafiosi continuano ad occuparsi di appalti, di “messe a posto”, di estorsioni e quant’altro. A Palermo, l’80% dei commercianti attualmente paga il pizzo quindi è chiaro che i boss non hanno alcuna intenzione di arrendersi né, tanto meno, di consegnarsi. Sarebbe surreale pensarlo.  Tuttavia, c’è una proposta di legge che ipotizza una revisione dei processi con la nuova formulazione dell’ex 111 della Costituzione. Il che è un pericolo micidiale dal momento che in tutti i casi in cui si sono acquisite, nel corso dei processi, le dichiarazioni rese nella fase delle indagini, ma che non trovano conferma in quanto in passato rivelato in dibattimento dal collaboratore si andrà a rifare il processo, con tutto ciò che questo comporterà. Avremmo quindi una “retroattiva incostituzionalità”.


*Procuratore Aggiunto di Palermo

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos