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Luca Tescaroli *


L’iniziativa di Aglieri rappresenta un’azione che va valutata con estrema attenzione e prudenza. Nulla è casuale nelle “scelte” di Cosa Nostra e il rischio è che quell’agire si muova correlativamente alla strategia di sommersione e di inabissamento che l’organizzazione sta attuando da tempo. L’obiettivo è quello di far credere che Cosa Nostra non sia più operante e che, quindi, non costituisca più un pericolo. Lo scopo ultimo è quello di poter proseguire indisturbata nell’azione illecita che, tradizionalmente, ha portato avanti. Indurre alla convinzione che l’associazione mafiosa non esista più e che, addirittura, vi sia una possibilità di scioglimento delle antiche strutture mafiose di comando esistenti sul territorio significa che il regime penitenziario duro, di cui all’art. 41 bis, non avrebbe più alcuna ragion d’essere. In altri termini, quel regime ha la funzione di impedire che dall’interno del carcere il boss prosegua nell’attività criminale. Perciò, se si riesce a dimostrare che sono stati recisi i rapporti con l’organizzazione quel regime dovrà essere, a fortiori, abolito. È inconfutabile, dunque, che quell’agire sia finalizzato ad ottenere vantaggi nel trattamento carcerario. Tutti questi segnali debbono essere presi in seria considerazione, ma non si deve cadere nell’errore di dare credito a queste iniziative. Nessun atteggiamento di distacco dall’organizzazione mafiosa può avere un riconoscimento se non nelle forme della collaborazione con la giustizia. Ed ogni forma di trattativa o ipotesi di trattativa con Cosa Nostra deve essere troncata sul nascere. Non si può dimenticare che forme analoghe di contatti hanno interagito con la stagione stragista che ha visto la morte di Giovanni Falcone.
*Sostituto Procuratore di Roma

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