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di Luca Tescaroli

Dal libro Perché fu ucciso Giovanni Falcone la trattativa secondo le conclusioni del sostituto procuratore Luca Tescaroli, pubblico ministero, in primo e secondo grado, al processo per la strage di Capaci. (terza parte)



V’è, poi, un dato obiettivo che emerge dalla realtà fenomenica istituzionale, vale a dire che, effettivamente, anche per l’azione dirompente prodotta dalle indagini su tangentopoli, venivano soppiantati da altre realtà politiche, nel corso degli anni 1992, 1993 e 1994, i partiti della D.C. e del P.S.I., che, prima dell’inizio dell’attuazione del disegno strategico, rappresentavano la roccaforte del potere  nel Paese. Ed infatti, a partire dalla seconda metà del 1992 e sino al febbraio 1993, si creava progressivamente la spaccatura all’interno del P.S.I. tra gli On.li Craxi e Martelli, quest’ultimo si dimetteva da Ministro di Grazia e Giustizia, mentre l’On.le Craxi riceveva due avvisi di garanzia dai giudici milanesi e lasciava la segreteria del partito; il segretario amministrativo della D.C. Citaristi, raggiunto dalla nona informazione di garanzia, annunciava le sue dimissioni. Ed ancora, il 6 aprile la Commissione Antimafia approvava la relazione conclusiva dell’indagine sui rapporti tra mafia e politica redatta dal Presidente Luciano Violante, nella quale si afferma che <<risultano certi alla Commissione i collegamenti di Salvo Lima con uomini di Cosa Nostra>>, ed egli era il massimo esponente in Sicilia della corrente democristiana che faceva capo a Giulio Andreotti sulla cui <<eventuale responsabilità politica dovrà pronunciarsi il parlamento>>; il 21 aprile 1993, veniva inoltrato un avviso di garanzia al Ministro Salvo Andò per voto di scambio; sempre il 21 aprile dello stesso anno, Giuliano Amato si dimetteva da Presidente del Consiglio; il 26 aprile 1993 Carlo Azeglio Ciampi riceveva l’incarico di formare il nuovo Governo e il 28 aprile presentava la lista dei ministri, in cui erano inseriti, per la prima volta in Italia, esponenti del PDS, l’ex partito comunista; il 7 maggio, la Camera votava la fiducia al Governo Ciampi; il 12 maggio 1993, nasceva il nuovo governo guidato dall’On. Ciampi; il 13 maggio 1993, il Senato concedeva l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’On. Giulio Andreotti; il 23 luglio 1993, a Milano, moriva l’imprenditore Raul Gardini (l’inchiesta decretava che si era trattato di suicidio); il 26 luglio 1993, la Democrazia Cristiana, ininterrottamente partito di governo dal dopoguerra, decideva il suo formale scioglimento; le associazioni degli autotrasportatori avevano minacciato uno sciopero ad oltranza e la mattina del 27 luglio 1993 le prefetture avevano informato il Presidente del Consiglio che le agitazioni rischiavano di bloccare i rifornimenti di prodotti alimentari e di carburanti, alla vigilia dell’esodo estivo.
Ma non solo. In tale divenire, la strategia criminale non si arrestava, ma si perpetuava, nonostante l’intervenuto arresto del Riina, indirizzandosi verso obiettivi ubicati al di fuori del territorio siciliano, concretizzandosi – a far data dal 14 maggio 1993, due giorni dopo la nascita del governo Ciampi – nel fallito attentato al conduttore televisivo Maurizio Costanzo (allorquando un’autobomba provocava il ferimento di 21 persone) e con quelli al patrimonio storico-artistico-monumentale della Nazione. Il 27 maggio, a Firenze, scoppiava un ordigno in via dei Georgofili: 5 morti, 29 feriti. Venivano danneggiati la Galleria degli Uffizi, la Torre del Pulci, Palazzo Vecchio, la Chiesa dei Santi Stefano e Cecilia, il Museo della Scienza e della Tecnica. Venivano distrutte o danneggiate opere di Giotto, Tiziano, Vasari, Bernini, Rubens, Reni, Sebastiano Luciani (inteso Sebastiano del  Piombo), Gaddi, Van Der Weyden. Nella notte tra il 27 e il 28 luglio, esplodevano, quasi simultaneamente, 3 autobombe: la prima a Milano, in via Palestro (5 morti e una decina di feriti) e distruggeva il padiglione di Arte Contemporanea; la seconda, a Roma, danneggiava la Basilica di San Giovanni Laterano e il Palazzo Lateranense (14 feriti); la terza, ancora a Roma, procurava il ferimento di tre persone e gravi danni alla Basilica di San Giorgio al Velabro. La sede del Governo, Palazzo Chigi, restava per tre ore isolata e senza possibilità di comunicare con l’esterno. Stragi che hanno visto “Cosa Nostra” impegnata fuori dal territorio siciliano e contro obiettivi insoliti e inediti nel passato criminale dell’organizzazione e che hanno fatto dire al “premier” Carlo Azeglio Ciampi di “aver temuto un colpo di stato”. Inoltre, il 2 giugno 1993, dinanzi a Palazzo Chigi, veniva individuata una Fiat 500 imbottita di esplosivo e agli inizi del 1994 era stato organizzato un attentato allo stadio Olimpico di Roma, da eseguire in concomitanza di una partita di calcio, non riuscito per un inconveniente tecnico al congegno di attivazione. Obiettivo dichiarato, anche in alcune lettere anonime, di tale azione criminale era quello di uccidere il maggior numero di carabinieri possibile tra quelli schierati intorno allo stadio.

(Fine )
Tratto da Perché fu ucciso Giovanni Falcone di Luca Tescaroli – Rubettino Editore


ANTIMAFIADuemila N° 20 Marzo 2002

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