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Il frutto velenoso

La corte ritiene certamente più attendibile la versione del capitano De Donno perché il giudizio espresso in merito alla trattativa è assai severo.
«E’ senza rilievo (nel presente giudizio) accertare quali fossero le finalità concrete che mossero un alto ufficiale del ROS a ricercare un contatto con Vito Ciancimino. Se, cioè, la finalità era quella di intavolare una vera e propria ‘trattativa’, ovvero solo quella di sfruttare un canale per carpire notizie utili all’attività investigativa.
... Sotto questi profili non possono esserci dubbi di sorta, non solo perché di «trattativa», «dialogo», ha espressamente parlato il cap. De Donno (il gen. Mori, più attento alle parole, ha espressamente evitato questi termini), ma soprattutto perché non merita nessuna qualificazione diversa la proposta, non importa con quali intenzioni formulata (prendere tempo; costringere il Ciancimino a scoprirsi o per altro) di contattare i vertici di Cosa Nostra per capire cosa volessero (in cambio della cessazione delle stragi). Qui la logica si impone con tanta evidenza che non ha bisogno di essere spiegata.
... Questo convincimento rappresenta anche il frutto più velenoso dell’iniziativa in commento, che, nonostante le più buone intenzioni con cui fu avviata, ebbe sicuramente un effetto deleterio per le Istituzioni, confermando il delirio di onnipotenza dei capi mafiosi e mettendo a nudo l’impotenza dello Stato.».

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