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Dietro  le quinte

L’obiezione più spontanea è senza dubbio la constatazione che in quel periodo, siamo ancora nel 1992, i suddetti onorevoli erano ancora lontani dalla scena politica. Tuttavia non si può negare che Riina avesse precisato che occorreva attendere ancora qualche anno prima di usufruire di quanto sperato.
E allo stesso modo non si può non evidenziare che lo sconvolgimento a livello istituzionale di quegli anni ha rappresentato la fine della cosiddetta «prima repubblica» e l’inizio della seconda, sfilando le poltrone da sotto il posteriore alla vecchia classe politica sommersa dalle polemiche e dallo sdegno.
Milano - Palermo capitali del cambiamento tragico.
Da entrambe le motivazioni delle sentenze di I° e II° grado per le stragi «Falcone e Borsellino» si evince che Falcone prima e Borsellino poi avevano colto il collegamento tra Tangentopoli e Mafiopoli attraverso le indagini sulle collusioni tra mafia, politica e imprenditoria, andando a toccare proprio i santuari di quel «gioco grande» che fa della convergenza di interessi il movente dei delitti. Guarda caso infatti vengono «scalzati di sella - per dirla con Riina - i vecchi referenti» gli stessi che hanno voltato le spalle a Cosa Nostra per rifarsi una verginità con il nome di Giovanni Falcone.
Spiega molto bene questo punto Giovanni Brusca nel corso dell’udienza del 6 giugno 2001 nell’ambito del processo d’appello per la strage di Capaci. «... la strage del dottor Borsellino è per me per due motivi: una è per accelerare (la trattativa ndr.), due, che il dottor Borsellino poteva essere l’ostacolo, quello che poteva non garantire quelle trattative che erano state richieste e quindi, un elemento di ostacolo da togliere di mezzo a tutti i costi,  visto che non era abbordabile con la corruzione o con qualche altro sistema».
Una ulteriore chiave di interpretazione potrebbe venire dal mistero della cattura di Riina.
Di fatto i colloqui tra De Donno e Ciancimino terminano con l’arresto di quest’ultimo che precede di nemmeno un mese quello del boss. Secondo i ragionamenti di Brusca, il colonnello Mori non ha più bisogno di Ciancimino perché i carabinieri hanno già ricevuto l’imbeccata di pedinare i Ganci per arrivare a Riina.
Mori dichiara che fu il maresciallo Antonino Lombardo a dare il giusto suggerimento alla squadra del capitano Ultimo che ha portato a termine l’operazione grazie anche al contributo di Di Maggio. E’ giusto, tuttavia mettere in chiaro che, come più volte si è detto, il capitano Ultimo non aveva nessun bisogno dell’imput di Lombardo perché pedinava già da tempo la famiglia Ganci.
In questo contesto che presenta ancora oggi molti «vuoti», «elementi oscuri», pezzi  importanti del mosaico mancanti per raggiungere la verità, le procure di Palermo e di Caltanissetta hanno aperto un’inchiesta giudiziaria proprio per accertare i reali termini della trattativa che intercorse tra pezzi dello Stato e mafia.
Certo è che, se si osserva e, senza neanche troppa attenzione, la produzione legislativa dei governi di centro sinistra e centro destra dal 1992 a oggi - anni  di stragi, dolori, emergenze e «normalizzazioni», equilibrati fortunatamente dai successi riportati da magistrati e forze dell’ordine in prima linea nella lotta alla mafia (arresto di Riina e altri boss, ergastoli ecc.) - si noterà che non solo il papello è stato accolto in pieno, prima fra tutte la inadeguata legge sui pentiti, ma si è andati ben oltre con le ultime incredibili regalie quali l’abolizione del falso in bilancio, la modifica della legge sulle rogatorie e il rientro dei capitali esteri.
Parlare di Sicilia oggi significa riferirsi ad un’intera regione italiana che ha votato all’unanimità per il centro destra, e al progetto miliardario di agenda 2000 che sta per versare nelle casse siciliane migliaia di miliardi per la realizzazione di progetti edili.
La mafia di Provenzano, latitante indisturbato da 40 anni, tace e in silenzio prolifera, serena e garantita, forse da «persone importanti». Così come la ‘Ndrangheta.

Fine prima parte. Continua nel prossimo numero: La trattativa, alla ricerca della verità.

Giorgio Bongiovanni


ANTIMAFIADuemila N°18

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