di Marco Travaglio - 20 settembre 2013
Per dire come siamo ridotti, il miglior commento al video di B. arriva dalla figlia Barbara: “Se mio padre è un delinquente, perché han fatto con lui gli ultimi due governi?”. Alla domanda dovrebbero rispondere nell’ordine: Napolitano, il Pd e i trombettieri delle larghe intese. Invece Napolitano tace e i bene informati lo descrivono in preda allo sconforto perché il video “allontana la grazia” (La Stampa) che lui non vedeva l’ora di regalargli: purtroppo B. “non ha seguito granché la strada auspicata dal Colle” (l’Unità). Il sagace Epifani scopre che B. usa “parole eversive, irresponsabili, da guerra fredda”, financo “contro i magistrati”. E lui non se l’aspettava. Evidentemente negli ultimi vent’anni è stato in letargo o su Saturno, o forse credeva di essersi alleato con Churchill. Letta nipote, con la verve tipica di una tavola di compensato, chiede addirittura “un chiarimento”. Poi ci sono gli house organ delle larghe intese, praticamente tutti tranne un paio, che dalle elezioni in poi non han fatto altro che decantare le magnifiche sorti e progressive della “pacificazione” dopo “20 anni di guerra fredda”, tirando in ballo il Cln, il compromesso De Gasperi-Togliatti, la solidarietà nazionale Moro-Berlinguer e persino il connubio Cavour-Rattazzi. Ora scoprono con lieve ritardo che B. non somiglia granché né a De Gasperi né a Moro né a Cavour. Ma invece di andare a nascondersi, fanno finta di niente, cadono dal pero, fischiettano. Qualcuno si congratula perché s’è limitato ai “soliti” attacchi ai giudici (che sarà mai). Titolo del Corriere : “Berlusconi attacca (non si sa bene chi, ndr) ma salva il governo”. Pigi Battista elogia la “lezione di realismo”, poi avanza addirittura “il sospetto” che B. voglia “trascinare il governo nel gorgo delle sue vicissitudini personali” (non è un pregiudicato: ha solo delle “vicissitudini”) e lacrima inconsolabile perché “la stagione della pacificazione è stata archiviata”, anche per colpa di “Epifani incendiario” (testuale). Marcello Sorgi, su La Stampa, osserva che B. “ha accortamente evitato di minacciare la crisi”, ma purtroppo “la breve stagione delle larghe intese è finita con la decisione del Pd di schierarsi con M5S e Sel”, di “accodarsi subito alla ghigliottina messa su da Grillo e Vendola” (così si chiamano le leggi dello Stato: “ghigliottina”).
Stefano Folli, sul Sòla-24 ore, coglie la vera “notizia”: B. “accetta la decadenza senza rivalersi sul governo Letta” che “resta in piedi”, anzi è “ingeneroso” Epifani a non ringraziarlo a dovere. Sì, è vero, c’è l’appello alla piazza perché “si ribelli” al potere giudiziario, ma “è la solita sbobba” (Sorgi), “un appello generico a chi vorrà sostenere la sua creatura politica” (Folli). Robetta.
In fondo lui ha solo “gridato con forza la propria innocenza”, scrive entusiasta Alessandro Campi sul Messaggero : a lui B. “è apparso conciliante e pragmatico, tutt’altro che tentato dai colpi di testa”, “senza giocare allo sfascio come qualcuno immaginava”, dunque “Letta dovrebbe andare avanti” sereno. Anche Avvenire esulta: “Tuona ma non piove”. Il giornale dei vescovi trova B. appena appena “sferzante”.
Strepitoso il tête-à-tête da lecchino d’oro, sul Foglio, fra Giovanni Minoli e Salvatore Merlo. Mi-noli “sporge dalla poltrona dove pare seduto un po’ in bilico” e dinanzi al video fa “persino impercettibili cenni d’assenso con la testa”, eppure è un “elettore di centrosinistra da sempre”: infatti riesce a definire B. “anziano leone”, uno che “ancora ce la fa alla grande” e “spiazza il Pd”, “il Conte di Montecristo tornato a consumare la sua vendetta, Ulisse pronto a cacciare i Proci”, insomma “funziona ancora”, “è venuto benissimo”, “è disposto a far campagna elettorale fino al sacrificio personale. Un mostro”, “un Grillo di centro”. È come se qualcuno, incontrando Al Capone a fine carriera, si fosse felicitato per esserne uscito vivo: “Lo trovo molto cambiato, infatti non mi ha neppure scannato. Rispetto alla strage di San Valentino, è un moderato aperto al dialogo. Dopo vent’anni di guerra civile, è l’ora della pacificazione”.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano