di Marco Travaglio - 21 febbraio 2012
Mentre Veltroni e Vendola si scannano sull’appassionante quesito se Monti sia di sinistra o di destra e Bersani non trova di meglio della Fornero come modello femminile da contrapporre a Belén, ci permettiamo – se non è troppo disturbo – di segnalare a lorsignori un tema appena appena più urgente: la legge anti-malaffare, che ci permetterebbe di recuperare qualcuno dei 180 miliardi mangiati ogni anno da corruzione ed evasione fiscale. A meno che qualcuno non ritenga che l’articolo 18 ci costa più del malaffare.
Il periodo storico è fra i più propizi: vale la pena approfittarne, prima che le acque dell’indifferenza si richiudano. La ministra Paola Severino, intervistata da Lucia Annunziata, ha preso impegni importanti. Perché centrosinistra e Terzo Polo non la prendono in parola e si appropriano di questa bandiera, finora sventolata dal solo Di Pietro? Il Parlamento è lo stesso di Ruby nipote di Mubarak, ma la paura di sfidare l’impopolarità potrebbe costringere qualche peone del Pdl e soprattutto della Lega a staccarsi dal partito dell’impunità. In ogni caso vale la pena provarci. Noi, a rischio di apparire ripetitivi, incalzeremo fino alla noia su dieci punti irrinunciabili, tratti dalle proposte del Fatto, dall’intervista che ci ha concesso il pm Greco, dalla Convenzione di Strasburgo 1999 mai ratificata dall’Italia e dalle direttive Ocse. 1) La prescrizione si interrompe al momento della richiesta del rinvio a giudizio o del rinvio a giudizio. Cancellata l’ex-Cirielli. 2) Il falso in bilancio torna a essere quello che era fino al 2001: reato di pericolo e non di danno, perseguibile sempre d’ufficio (senza bisogno di querela), senza soglie di non punibilità, senza esenzioni per i falsi qualitativi e con pene più severe di quelle precedenti, per consentire custodia cautelare e intercettazioni. 3) Per i reati fiscali pene più alte (con custodia cautelare e intercettazioni) e niente soglie di non punibilità. 4) Pene più alte anche per la corruzione, estesa anche ai casi dove non figura il pubblico ufficiale: cioè alle società private. 5) Viene istituito il reato di traffico di influenze illecite, per punire chi promette di spendere la sua posizione per influenzare decisioni della Pubblica amministrazione in cambio di soldi. 6) Viene istituito il reato di autoriciclaggio, per punire chi accumula o aiuta ad accumulare denaro illecitamente (con tangenti, evasione, estorsioni, traffici di armi, di droga, di esseri umani...) e poi provvede anche a nasconderlo o a reinvestirlo. 7) Il reato di abuso in atti d’ufficio torna alla versione pre-1997: è punito chi abusa del suo ufficio per favorire o danneggiare qualcuno anche senza finalità patrimoniali e le pene vengono aumentate per consentire custodia cautelare e intercettazioni. 8) Per garantire l’“enforcement” (un’organizzazione adeguata a combattere questi reati, come ci chiede l’Ocse), nasce un’Autorità indipendente dai partiti per coordinare i vari organismi preposti all’accertamento (forze di polizia, Agenzia delle Entrate, Consob, Bankitalia) e garantire la trasmissione alla magistratura di ogni notizia di reato. Il denaro recuperato viene interamente devoluto all’autofinanziamento del servizio Giustizia. 9) Riforma del finanziamento ai partiti: divieto di ricevere denaro da società pubbliche o miste; liberi contributi da quelle private, purché registrati nei rispettivi bilanci (a partire da 5 mila euro, e non da 50 mila come ora); rimborsi elettorali pubblici condizionati alla documentazione delle spese sostenute (fatture, ricevute, scontrini) e sottoposti a un tetto massimo invalicabile. 10) Responsabilità giuridica dei partiti, con bilanci certificati e verificati dalla Corte dei conti, e con regole ferree di democrazia interna (tesseramento, congressi, primarie). Chi sgarra perde i rimborsi elettorali e paga multe salatissime. Cioè fallisce. Non sappiamo se questi dieci comandamenti siano di destra o di sinistra. Ma sappiamo che sono giusti. Chi ci sta si faccia avanti.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano