di Marco Travaglio - 25 novembre 2011
Ora qualcuno dirà che non ci va mai bene niente, che siamo vedovi inconsolabili di Berlusconi e cerchiamo il pelo nell’uovo a tutti i costi, cazzate così. Ma scusate: vi pare giusto che i fotografi alla Camera non possano zoomare sugli sms e i pizzini che si scambiano i deputati, immortalare il labiale dei loro pissipissi o i loro passatempi (giochini elettronici, siti e giornaletti porno) durante le sedute profumatamente pagate dai contribuenti?
Così ha deciso, con diktat bipartisan e benedizione del solito Garante, l’Ufficio di Presidenza di Montecitorio che, bontà sua, concede ai fotografi e cineoperatori di seguitare a lavorare dalle tribune, ma a patto che obbediscano a un “codice di autoregolamentazione” da concordare coi rappresentanti dei partiti che imbalsamerà per sempre la loro curiosità. Così gli onorevoli, che già non possono essere arrestati, perquisiti, intercettati, processati quando insultano un cittadino, dichiarati ineleggibili e incompatibili quando lo sono, non potranno neppure essere ripresi se non quando pare a loro. In questi anni è grazie a paparazzi e cameramen ficcanaso se abbiamo scoperto il perché dell’elezione delle Papi Girl; i retroscena di certi inciuci destra-sinistra; le occupazioni di tanti “onorevoli” “oppositori” che, quando si tratta di votare contro qualche legge vergogna, han sempre altro da fare; i conversari privati in cui si dice il contrario di quanto dichiarato in pubblico; i pianisti che votano illegalmente per il vicino assente; le risse, le botte, gli insulti, le dita nel naso proprio e negli occhi altrui; giù giù fino al pizzino con le amorevoli offerte d’aiuto di Enrico Letta al premier Monti per la scelta dei sottosegretari. Tutte informazioni che lorsignori ritengono “non essenziali” e che invece sono puro diritto-dovere di cronaca. Il presidente Fini ha sventato il tentativo di Pdl e Lega di vietare addirittura foto e riprese, spiegando che “i deputati sono personaggi pubblici e l’aula è un luogo pubblico, equiparabile a una piazza, per cui non si può evitare che un deputato venga fotografato mentre dorme o si mette le dita nel naso”. Bene. Poi però ha sostenuto che bigliettini, sms e labiali vanno vietati perché “intercettare le comunicazioni non può essere permesso”. Ma che c’entrano le intercettazioni? Se io vado al ristorante e ascolto una conversazione fra due politici che ritengo giornalisticamente interessante, la pubblico. Nessuno dovrebbe saperlo meglio di Fini, visto che grazie alle antenne dritte di un cronista del Tempo, qualche anno fa, potè scoprire che i massimi colonnelli di An (poi tutti passati armi e bagagli con B.) complottavano contro di lui in un ristorante romano. Perché mai ciò che i politici dicono per strada, al ristorante e in altri luoghi pubblici può essere raccontato e documentato, e ciò che dicono in Parlamento non più? Un conto è intercettare con cimici nascoste (cosa lecita solo ai giudici, in presenza di precisi indizi di reato), un altro conto è guardare, ascoltare, fotografare e filmare ciò che si vede e si sente a occhio e orecchio nudo. Se l’80% degli italiani (per ora) ha fiducia nel governo Monti è proprio perché non è formato da politici (soprattutto non dal lombrosario precedente) e perché si spera che i tecnici diano almeno una spuntatina ai privilegi della Casta. Ma, di questo passo, la Casta si blinderà ancor di più. Anche perché, con la maggioranza bulgara che sostiene il governissimo che fa benissimo, l’opposizione è praticamente scomparsa (la Lega, unico partito a dire no a Monti, è in prima fila nel bavaglio ai fotografi). Prima, almeno, quando il governo faceva una porcata, qualcuno dell’opposizione protestava. Ora non s’alza manco un sopracciglio. Nemmeno se Schifani piazza il suo avvocato all’Antitrust e se la Camera imbavaglia i fotografi. Bavaglio tecnico e condiviso. Tutti allineati e coperti. Vietato disturbare i manovratori. A voi piace il presepe? A noi nemmeno un po’.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano