di Nicola Tranfaglia - 16 aprile 2015
Mentre il borgo di un'antica frazione di quello che era stato per tanto tempo un fortilizio di anarchici e poi un paese "rosso", cioè Fotia in provincia di Carrara (duecento anime) ,si decide tutti di amore e di accordo, di astenersi dal voto regionale previsto per il 31 maggio prossimo e realizzare per la prima volta un gesto che farebbe inorridire i sostenitori del Matteo Renzi in carica fino a che sarà possibile, affermando con un slogan usato per decenni dal qualunquismo-populismo del passato e del presente, che la "politica vuole solo voti", la Corte europea dei diritti è giunta nei giorni scorsi ad “assolvere” l'ex numero tre dei servizi segreti italiani(il SISDE) Bruno Contrada dall'accusa di "concorso esterno alla mafia perché all'epoca dei fatti (1979-1988) quel reato "non era sufficientemente chiaro" imponendo con la sentenza all'Italia di pagare all'ex funzionario 10mila euro per danni morali(su 80 mila richiesti e rifiutando il risarcimento di quelli materiali) e aprendo così un varco normativo nel quale da oggi possono insinuarsi tutti i condannati in giudicati per concorso in associazione mafiosa (da Dell'Utri ad Amadeo Matacena) per fatti commessi prima del 1994. Infatti fu quello l'anno in cui la Corte di Cassazione a sezioni unite con la sentenza Demitry ha raggiunto quella evoluzione giurisprudenziale "posteriore"- secondo la Corte di Strasburgo- all'epoca in cui lui avrebbe commesso i fatti per cui è stato condannato". L'avvocato di Contrada, Lipera, ha detto che "la sentenza di Strasburgo sarà un altro elemento per ottenere la revisione della condanna". Ma subito due magistrati,il procuratore di Palermo Franco Lo Voi e il procuratore generale della Cassazione Vito d'Ambrosio hanno commentato in maniera diversa il significato della sentenza di Strasburgo. Lo Voi ha detto:" la sentenza "fa riflettere sul fatto che a Contrada è stato riconosciuto, e pure in quantità decisamente inferiore rispetto alla sua richiesta, soltanto il risarcimento dei danni morali legati alla sua vicenda giudiziaria". E per D'Ambrosio quella sentenza è "un contentino": "i giudici europei non dicono che Contrada è stato condannato per un reato che non esisteva ma solo che è stato condannato per un reato che a loro avviso si stava delineando ma che sicuramente è da ritenersi "stabilizzato" soltanto dal 1994.
A loro volta, peraltro, i due magistrati italiani dell'accusa che in passato hanno affrontato il caso Contrada,cioè l'ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli e l'ex sostituto di quella procura ed ora leader di Azione Civile, Antonio Ingroia, hanno criticato a fondo la decisione di Strasburgo e notano anzitutto che "Strasburgo non pone minimamente in dubbio né i fatti né la ricostruzio
ne che i giudici italiani ne hanno fatto. E se i fatti e le prove su cui si basa la condanna non sono contestati appare singolare sostenere come poi fa la Corte che che "non si sarebbe dovuto poi condannare perché in pratica l'imputato non poteva sapere cosa stava facendo (in quanto l'infrazione non sarebbe stata sufficientemente chiara e prevedibile; e la pena eventuale non conoscibile). E ciò perché vi sarebbero state oscillazioni giurisprudenziali che all'epoca avrebbero reso il concorso esterno non applicabile alla contiguità mafiosa. Ma la tesi non convince perché il concorso esterno appare addirittura in sentenze della Corte di Cassazione risalenti all'Ottocento ed è stato poi ripreso in molte altre successive (che non sono un fuor d'opera rispetto alla mafia quando parlano di cospirazione politica o di terrorismo perché si tratta pur sempre, ontologicamente, di associazioni criminali e di partecipazione esterna per cui la struttura è identica e i precedenti ci sono). In conclusione, secondo Caselli e Ingroia,Strasburgo sembra caduta in un equivoco perché Contrada si sarebbe dovuto comunque condannare, per il delitto di favoreggiamento della mafia e le gravi condotte del dottor Contrada mai sarebbe potuto andare esenti da pena. Cosa che l'imputato sapeva benissimo."
Devo dire ancora una volta che il ragionamento riportato appare espressione prima di tutto di buon senso rispetto a una pronuncia che sembra negare l'evidenza di avvenimenti che hanno segnato in passato (e continuano ancora) a segnare la nostra recente e difficile storia nazionale.
Il caso Contrada
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