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di Saverio Lodato
I commentatori politici sembrano partecipi, quasi commossi, di fronte all’accorata autodifesa in Senato di Matteo Renzi. D’altra parte, si sa che i colpi di sciabola contro la magistratura hanno sempre trovato legioni di seguaci all’interno della politica italiana, e non solo. Durante l’era di tangentopoli impazzava uno slogan di sicuro effetto che suonava pressappoco così: la magistratura non può farsi supplente, approfittando dei vuoti della politica.
Nessuno osservava, però, che la magistratura non interveniva a causa di spazi lasciati vuoti per mancanza di idealità e valori, ma, assai più prosaicamente, a seguito della scoperta di un gigantesco reato di corruzione che riguardava la politica italiana, nel suo complesso, anche se con gradazioni differenti. In altre parole, se volessimo essere facilmente sarcastici, potremmo dire che semmai era la Politica a riempire gli spazi lasciati vuoti dalla Criminalità.
Trent’anni dopo, non sembra si siano verificati radicali cambiamenti. Il nocciolo del discorso di Matteo Renzi è riassunto da queste sue parole: “La magistratura pretende di decidere cosa è un partito e cosa no. E se ai Pm affidiamo non già la titolarità dell’azione penale ma dell’azione politica, quest’aula fa un passo indietro per pavidità, e lascia alla magistratura la scelta di cosa è politica e cosa non lo è”. La vecchia “supplenza”, appunto.
Poi, c’è un altro slogan acchiappa-gonzi: “Non ci lasceremo processare dalle piazze”, scomodando così non solo la memoria di Bettino Craxi, ma anche quella di Aldo Moro. Ma lo scandalo della Lockheed, tanto per dire, che chiamò in causa la Dc di allora spingendo Aldo Moro a quell’urlo di rabbia, fu o non fu un gigantesco scandalo della Prima Repubblica, anche se con la successiva riabilitazione di Giovanni Leone, capo dello Stato all'epoca dei fatti? Correvano addirittura gli anni ’70, un ventennio prima di “Mani Pulite”. Da sottolineare, infine, che dagli scandali che coinvolgevano interi sistemi politici (la politica costa e i soldi da qualche parte devono pure arrivare, altro vetusto refrain che torna non casualmente in queste ore) si è passati, da tempo, a piccole bagatelle individuali.
La casa, l’attico ristrutturato a propria insaputa, la assunzione della moglie, quella della fidanzata, escort viaggi crociere cene abbonamenti agli stadi e gioielli in omaggio; le pale eoliche, le mazzette, le latitanze, mafiose e non mafiose, non solo garantite me ben retribuite; l’uso distorto dei rimborsi elettorali, che presero il posto del finanziamento pubblico ai partiti apparentemente cancellato dagli italiani con apposito referendum, e, adesso, le pompose Fondazioni che vivono al buio: buio dei finanziatori, buio degli interessi rappresentati, buio dei percorsi seguiti dal denaro erogato.
Si dirà: bagatelle individuali. È vero. Ma bagatelle individuali talmente estese, ramificate, sfacciatamente e spudoratamente legittimate, da rendere evidente un robusto filo di connessione con quanto accadeva venti, trenta, quarant’anni fa. In Italia, la corruzione ha un cuore antico.
Ci fu un tempo in cui, se qualcuno veniva beccato dalle forze dell’ordine con le mazzette in mano o i lingotti d’oro sotto i cuscini del divano, gli italiani commentavano: “È un ladro”. Oggi, dall’anatema si è passati all’imprecazione solidale: "Lo hanno incastrato". E chi lo ha incastrato? Ma si capisce, la magistratura e le forze dell’ordine. Una delle colpe più devastanti di chi sta in alto è stata infatti quella di avere provocato persino l’imbarbarimento del senso comune.
L’ennesima cartina di tornasole, a sostegno di queste righe, viene dallo spettacolo indecoroso che in questi giorni sta andando in scena sul tema della prescrizione. Una sacra alleanza, di destra e di sinistra, si sta battendo, “pancia a terra”, perché le cose restino come sono, nonostante i tentativi di cambiamento di quanto resta del Movimento 5 Stelle. E, analogamente, aggiungiamoci anche la resistenza coriacea a qualsiasi forma di vera repressione dell’evasione fiscale.
Matteo Renzi guarda con nostalgia a Bettino Craxi.
Dal suo punto di vista è comprensibile. Lo troviamo normale e naturale. E a chi dovrebbe guardare, se no? A Enrico Berlinguer? Ecco perché il fantasma di Hammamet torna sornione a far capolino dalle pagine dei più grandi quotidiani.
Colpisce che a sinistra, lasciatecelo dire, non ci sia più un’anima buona disposta a ricordare il nome di Enrico Berlinguer. Il quale da morto è stato incensato, considerato ottimo soggetto per scriverci libri e farci film, artisticamente osannato insomma, ma ormai completamente dimenticato; lui con tutta la sua “questione morale”.
Però, se ne dovrebbero almeno ricordare tutti i politologi televisivi che, anche in queste ore, all’indomani della valanga a destra del voto in Gran Bretagna, vanno almanaccando, alla ricerca delle cause della sconfitta della sinistra. Non capiscono perché la sinistra stia passando da una sconfitta all’altra. A noi sembra chiaro.

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???? La rubrica di Saverio Lodato

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