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di Saverio Lodato
Scorro con attenzione cronache e commenti, interviste e analisi, dichiarazioni e punti programmatici, minacce e ultimatum, non possumus e se ne potrebbe discutere, sottolineature del fatto che il tempo stringe, eccetera eccetera.
Però è come se mancasse qualcosa.
Vediamo.
A oggi, se la nostra percezione è esatta, la crisi si sarebbe incartata sul Conte sì, Conte no. Di Maio ha gettato il suo nome come guanto di sfida in faccia a Zingaretti che quel nome lo rifiuta, in ossequio al principio della discontinuità.
Salvini, ormai tarantolato dalla paura di restare a lungo a bocca asciutta, coglie la palla al balzo, implorando Di Maio con una proposta che, secondo lui, non potrebbe rifiutare; cioè fare lui, Di Maio, il premier. Da qui, lo spettro dei due forni che si aggira nelle stanze della trattativa.
I punti di un eventuale nuovo governo, e questo lo hanno capito tutti gli italiani, sono punti liquidi, destinati però a diventare inossidabili - almeno a parole -, se il governo dovesse iniziare a veleggiare; altrettanto irrinunciabili tavole della legge, in nome delle quali si correrebbe alle urne.
Chi ci legge sa come la pensiamo su Giuseppe Conte.
E capiremo nelle prossime ore quanto davvero tengano i 5 stelle al suo ritorno sulla scena e quanto davvero il PD lo consideri fumo negli occhi al punto da essere disposto a far saltare il banco.
Dicevamo, però, che manca qualcosa.
A chi spetta il premier dell’eventuale futuro nuovo governo “giallo rosso” in nome della discontinuità? Nessuno osa sfiorare questo argomento tabù.
Spetterebbe al PD?
O spetterebbe ai 5 Stelle?
Secondo noi, il premier spetta ai 5 Stelle.
Il vice premier, invece, al Pd.
Sono infatti tutti perdenti, ma qualcuno è più perdente degli altri. E’ inutile girarci attorno, e fare finta di non capire.
Se si usano infatti come parametro di riferimento i vecchi rapporti di forze cristallizzati dalle ultime elezioni politiche, i 5 stelle hanno quasi il doppio della rappresentanza parlamentare Pd.
Se invece si vuol far riferimento ai rapporti di forza che ci sono oggi nel paese, Lega e Fratelli d’Italia surclasserebbero il bottino dei due partiti rivali, a non volere considerare Forza Italia.
Ma è proprio per scongiurare questo scenario che si sta cercando di creare in extremis un governo che appaia agli italiani come una salvifica Santa Alleanza contro Salvini e tutto ciò che rappresenta.
Ma visto che siamo già ai limiti dell’indigeribilità, si salvino almeno le forme: se la vittoria di 5 stelle e Lega segnò infatti un forte elemento di condanna, da parte dell’elettorato, per il Pd come forza principale di governo, sarebbe ben curioso che il Pd uscisse oggi come pluripremiato e pluridecorato.

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La rubrica di Saverio Lodato

Foto © Paolo Bassani

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