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berlusconi lario c apdi Saverio Lodato
La corte d'appello di Milano ha stabilito che Veronica Lario non può più accampare pretese economiche nei confronti del suo ex marito, Silvio Berlusconi. 
Veronica Lario sta bene così come sta, disponendo di proprietà per 300 milioni di euro e di una liquidità di sedici milioni di euro che le assicureranno una vecchiaia serena, serenissima al quadrato, verrebbe da dire. I giudici la obbligano anche a restituire una quarantina di milioni. È il totale di quanto incassato mensilmente - un altro milione e quattrocento mila euro - dalla prima sentenza del febbraio 2014 a lei, invece, favorevole. Sono cifre abnormi, sia per chi le sborsa, sia per chi le riceve.
Sono cifre che gettano una luce accecante sulle disparità che esistono nel nostro paese, molto meglio di mille convegni di studio. 
Sono cifre che adesso una Corte d'appello decide drasticamente di ridimensionare, almeno in parte; visto e considerato che la Cassazione si è già espressa in tal senso, stabilendo che uno dei due coniugi, una volta che si è rotto il vincolo matrimoniale, non può pretendere che l'altro gli garantisca in eterno il precedente tenore di vita. Sopratutto se non esistono impedimenti - dimostrati - a svolgere una futura attività lavorativa. Come nel caso, a quanto pare, di Veronica Lario.
Sembrano principi dettati dal buon senso. E vale la pena ricordare che per milioni di divorziati in Italia, ben più miserevoli, se pur decisive per vivere, sono le cifre in ballo. Si dirà che i miliardari, da che mondo è mondo, ci sono sempre stati. 
Ma in questo caso, parliamo di due miliardari
fra i più ricchi del pianeta, la cui love story prima, e il clamoroso distacco dopo, per anni e anni, hanno fatto da minestrone riscaldato per i media di casa nostra.
Molti ricorderanno anche che Veronica Lario scrisse un editoriale su "Repubblica" per denunciare, con parole accorate, che le Vergini venivano date in pasto al Drago, che altri non era che lui, Silvio Berlusconi. 
Fu un gesto, quell'editoriale, di grandissimo valore simbolico e che ebbe un impatto enorme sull'opinione pubblica. E che piacque moltissimo, anche a sinistra.
Erano infatti gli anni in cui un gigantesco caravanserraglio di olgettine, escort, accompagnatrici, minorenni o maggiorenni che fossero, con relativo codazzo di procacciatori e paparazzi, popolavano le notti del bunga bunga dell'allora premier italiano. Finendo, il tutto, sui giornali di cinque continenti.
Con le sue parole a quel quotidiano, Veronica Lario svelò che, anche per lei, ormai il re era nudo. 
E dopo? E dopo cosa successe? La signora Lario, dall'oggi all'indomani, scomparve dai riflettori. Né si distinse mai più per essere paladina delle donne che subiscono violenze, ingiustizie, soprusi d'ogni tipo. 
Con una piccolissima quota del suo budget, forse, poteva almeno finanziare un centro antiviolenza o - perché no ? - magari saldare il debito che potrebbe causare la chiusura della Casa internazionale delle donne di Roma: 800 mila euro, bruscolini per la famiglia Berlusconi.
Invece, la sua parola, da tempo era passata agli avvocati, ai contabili, ai commercialisti. 
La sentenza sembra aver messo la parola fine a una storia che da tempo aveva smesso di essere "rosa". 
E che di "femminista", per la signora Lario, forse aveva ben poco. 
Comprendiamo oggi il suo disappunto per la sentenza sfavorevole. 
Ma non riusciamo a commuoverci.

Foto © AP

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La rubrica di Saverio Lodato

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