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dimaio lodato rosatellumdi Saverio Lodato
Le anime belle, adesso, si indignano per gli sviluppi che sta prendendo l’iter di approvazione di una nuova legge elettorale, non pur che sia - come qualcuno ingenuamente o disonestamente sostiene -, ma, al contrario, pur che abbia due requisiti fondamentali.
Il primo è quello di mantenere all’ingrasso, con premi di maggioranza da slot machine, un sistema partitico che per tenersi in vita deve soffocare qualunque foglia si muova nella società italiana. E per foglia intendiamo il diritto degli elettori di scegliersi gli eletti, di conoscere prima del voto, e non dopo la costituzione di coalizioni a delinquere, quali sono i programmi dei partiti. Diritti che potremmo definire diritti poveri, se non altro perché andrebbero esercitati, come regola vorrebbe, ogni cinque anni.
Il secondo aspetto, speculare, consustanziale al primo, consiste nello sbarrare la strada al movimento dei 5 Stelle che avendo già detto che coalizioni non ne farà, premi di maggioranza non ne prenderà.
Questo è il fascismo? Questo è un colpo di Stato? Questo è un colpo di mano? Questo è tintinnar di sciabole? Questa è l’anticamera del regime? Questo ce lo spiegheranno le anime belle, proprio quelle del mondo della sinistra, le stesse che da anni, diffondendo a piene mani la "peste del populismo" in agguato, si ritrovano ora a fare i conti con un sistema dei partiti che ha gettato la maschera.
Ci vuole una legge elettorale, ce lo ha chiesto Mattarella, dobbiamo fare in fretta, ripetono in queste ore le legioni dei dirigenti PD figli del Rosatellum. E Forza Italia e la Lega gongolano perché hanno trovato il compare ideale che si sporca le mani.
La politica, però, è strana, e come il mare non si può incatenare, per dirla con una vecchia canzone di Dalla.
Se c’è una cosa che gli italiani in queste ore stanno capendo è che il Sistema si sta facendo una legge elettorale su misura con licenza di uccidere i 5 Stelle e le legittime aspettative degli elettori di voler dire la loro. E non è un belvedere.
L’altra sera, a "Dimartedì", abbiamo notato facce livide fra gli invitati. Luigi Di Maio, il premier in pectore dei 5 Stelle, teneva testa a un plotone di opinionisti stranamente titubanti di fronte al rappresentante primo della "peste del populismo". E teneva testa perché la logica era tutta dalla parte sua, visto che stanno approvando una legge elettorale "contra personam", la sua, e quella del suo movimento per capirci.
E le facce livide di certi opinionisti erano per ciò un libro aperto. Libro aperto per gli spettatori, che stavano guardando "Dimartedi". Sembrava infatti si chiedessero, gli opinionisti, cosa possono diventare questi cinque mesi di campagna elettorale, con un movimento che avrà buon gioco a presentarsi di fronte a milioni di italiani come un San Sebastiano ingiustamente perseguitato e trafitto.
La risposta a quanto sta accadendo, prima o poi, arriverà.

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La rubrica di Saverio Lodato

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