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riina salvatore sbarre 600

di Saverio Lodato
Stai buono "don" Totò, non ti allargare, fatti l’ergastolo da soldatino disciplinato, quale sei sempre Stato, non metterti in testa di sottoporti a un interrogatorio in Corte d’assise; ne hanno solo da perdere i tuoi figlioli che stanno fuori e che, tra interviste alle televisioni svizzere, come Lucia, e comparsate da Bruno Vespa a "Porta a Porta" per promuovere l’opera prima, come Salvo, tentano di sbarcare il lunario; cercando di entrare in possesso di tutti i soldi che non ti hanno trovato, sperando così di affrancarsi una volta per tutte da questo cognome maledetto che li azzoppa. Insomma: non metterti anche tu in testa di fare il pagliaccio.
Ma come ti era saltato in mente, caro "don" Totò, di annunciare urbi et orbi, che eri pronto a sottoporti al fuoco di fila delle domande del presidente Alfredo Montalto, dei pubblici ministeri, Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, quando sai benissimo che non puoi dire le cose che sai?
Tutti sanno, nel popolo di mafia, che sei chiodo torto, capo di Cosa Nostra all'antica, di quelli che non si spezzano ma neanche si piegano, che rappresenti un faro per quelle nuove generazioni venute su nei quartieri, nelle borgate, nei paesi siciliani che, fin quando ci sarai tu, saranno convinte di avere una accettabile ragione di vita. Ma neanche loro gradirebbero un tuo coming out, inteso come uscita dall’armadio a muro, quello dei tuoi segreti, e dentro il quale stai benissimo.
Caro "don" Totò, questo del quale stiamo parlando, è un processo sulla Trattativa Stato-Mafia. Per ciò ti è capitato in sorte di trovarti nella gabbia degli imputati insieme a gente di rispetto, uomini politici, alti funzionari dello Stato, grandi ufficiali della carabinieria, tutta gente, lo sai benissimo, di rango sociale superiore al tuo. Non deludere anche loro. Non farti conoscere anche da loro.
Certo. Qualche settimana fa, quando hai fatto il grande annuncio - "Sì. Accetto di rispondere alle domande dei P.M. Perché no?" - giornaloni e Tg erano tornati a essere frizzanti sull'argomento e ti avevano regalato un ennesimo quarto d’ora di celebrità, riconoscendoti lo status che ti piace tanto, quello di "boss dei boss" che, se vuole, si alza in piedi e zittisce con pochissime parole questa feccia dei pubblici ministeri, facendo fare loro una figuraccia. Poi, però, deve essere successo qualcosa.
Qualcuno ti ha tirato per la giacchetta.
Dicendoti, più o meno, così: "ma che minchia ti sei messo in testa di fare "don" Totò?"
Ma ti rendi conto che tu hai sempre sostenuto di non sapere chi uccise Giovanni Falcone?
Ma quelli, i soliti pubblici ministeri, hanno le registrazioni nel Carcere di "Opera", quando parli con il compagno di merende all’ora d’aria, Alberto Lorusso, della Sacra Corona Unita. Te lo ricordi cosa gli hai detto? Hai detto che ridevi quando si seppe che Giovanni Falcone, qualche giorno prima della strage di Capaci, aveva intenzione di recarsi nell’isola di Favignana per assistere alla "mattanza del tonno". E aggiungesti che a Falcone, invece, la "fine dei tonno" gliel’avevi fatta fare tu.
Ma ti rendi conto che da un quarto di secolo affermi che non hai mai saputo nulla dei rapporti fra Salvo Lima, europarlamentare DC, e Giulio Andreotti?
E se quelli, i soliti pubblici ministeri, ti fanno risentire la tua voce quando dici a Lorusso che Giulio Andreotti "prima" (quando tutto filava liscio) prendeva, attraverso Lima, quattro-cinquecentomila voti dalla mafia, ma "dopo", quando Cosa Nostra ebbe bisogno di Salvo Lima per "aggiustare" in Cassazione la sentenza del "maxi", Lima "ci disse" - sono parole tue - che da Andreotti non ci poteva più andare "perché se no l’avrebbe assicutato"?
Ma ti rendi conto che hai sempre detto di non sapere cosa fossero i "mandamenti", le "famiglie", la "commissione" di Cosa Nostra?
E poi quelli, i soliti pubblici ministeri, ti fanno fare la figura del pollo facendo sentire in aula quel passaggio delle tua voce in cui ti vanti di essere riuscito a espandere il "mandamento" del paese di Corleone in una dozzina di comuni siciliani. Come la vedi?
O hai dimenticato di aver sempre detto che non sapevi chi avesse ucciso Paolo Borsellino?
E quelli, i soliti, ti fanno sentire la tua voce quando ti vanti con Lorusso di avere "fottuto Borsellino" intercettando il telefono della madre del magistrato. Ti piace così?
O ti è sfuggito di mente che non sapevi nulla dell’agguato mortale a Carlo Alberto dalla Chiesa?
Non lo sai che quelli hanno la tua voce in cui ti vanti di essere riuscito a mettere a segno la strage di via Carini "in appena tre mesi"?
O quando dici, riferendoti a tutte le stragi del 92-93, che "nessuno al mondo è riuscito a fare quello che ho fatto io"? E aggiungesti che, se non ti avessero arrestato, avresti continuato "all’infinito"?
E veniamo agli attentati in programma per eliminare il pubblico ministero Nino Di Matteo.
Che dici se ti fanno sentire la tua voce quando dichiari a Lorusso la tua disponibilità: "facemola grossa, facemolo presto e non se ne parli più"? Lo capisci che faresti la figura del pagliaccio a reti unificate?
Caro "don" Totò, deve essere andata proprio così, parola più parola meno.
Allora devi aver capito, e hai fatto, come si dice, indietro tutta: "Sto male. Non intendo rispondere alle domande". E non se n’è fatto niente. Scampato pericolo, come si dice.
Rientra nell'armadio a muro che ti è congeniale, "don" Totò.
Quello dei tuoi segreti, impastati di sangue e soldi. Ci fai più bella figura.
Non deludere nessuno di quelli che ti hanno voluto e ti vogliono bene.
Da quell'armadio a muro potrai uscire un giorno solo se sarai disposto a "raccontarla tutta" la storia, ma davvero, sino in fondo.
Quale storia?
Quella dei rapporti fra Cosa Nostra e lo Stato italiano: storia che tu conosci benissimo.
Vero "don" Totò?

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La rubrica di Saverio Lodato

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