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lodato renzi votodi Saverio Lodato
Neanche nelle "storiche" piazze di Bologna e Ravenna, i sindaci Pd vengono eletti a primo turno, facendo impallidire i fasti del passato.
Un risultato peggiore Renzi non lo poteva immaginare. Lui dice che "non sono soddisfatto. Il Pd ha problemi", esibisce l’arma logora del "commissariamento" nelle realtà che più destano scandalo, come Napoli, tenendosi pericolosamente in equilibrio con il giochino del bicchiere vuoi mezzo vuoto, vuoi mezzo pieno, rimandando tutto ai gironi di ritorno, quando brillerà la vittoria del "si" al referendum dal quale ha deciso dipenderanno le sorti degli italiani.
Ma tutto questo lo fa furbescamente, una volta "passata la nottata", e dopo aver mandato allo sbaraglio Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani, collaudate facce da regime renziano, costretti a straparlare in conferenza stampa - ma loro a notte fonda -, che sì le cose erano andate bene, e si era assistito a non pochi "miracoli" dallo spoglio dei risultati.  
Se questo doveva essere il plebiscito dell’"Italia che ha capito" le vere intenzioni innovative del premier, c’è solo da constatare che il PD si trova di fronte ad un crollo verticale e gode di ottima salute nella città di Cagliari.
Matteo Sala, il candidato di Renzi, va sotto a Milano, compiendo il miracolo di resuscitare e ringalluzzire il centro destra tanto che i suoi esponenti in tv sembrava dicessero a se stessi "sogno o son desto?".
Roma, con la Virginia Raggi, vede i 5 Stelle spiccare il volo e Roberto Giachetti, il candidato voluto da Renzi, per stendere un sudario sulla vergogna di Roma capitale dello Stato-Mafia, restare al di sotto di un inglorioso venticinque per cento che assomiglia tanto a un atto di pura testimonianza. A Napoli il PD va ancora peggio, e la Valeria Valente, ennesimo candidato voluto da Renzi, finisce al terzo posto. Neanche a Torino Renzi può consolarsi con Piero Fassino, altro suo candidato, costretto al ballottaggio dopo aver perso una decina di punti rispetto alle precedenti amministrative.
La prima riflessione da fare è che nelle grandi città, in questo primo turno elettorale, tutti i candidati che Renzi aveva scelto personalmente escono sonoramente sconfitti. La seconda è che, ancora una volta, l’elettorato ha lanciato il suo messaggio nauseato, disertando le urne ancora di più che nelle precedenti elezioni. La terza è che ormai i grillini appaiono come potenziale forza di governo e competitiva, a tutto campo, essendo sciocchino l’argomento di chi, come Ignazio La Russa, registra che laddove non avevano presentato liste non hanno preso voti. E se alle prossime elezioni le presenteranno dappertutto?
Nell’ubriacatura notturna dei talk show, la Sicilia è risultata "non pervenuta", poiché non si votava in grandi città. Ma occhio, perché tra poco si tornerà a votare per le regionali. Alcamo, Favara, Porto Empedocle, vedono i grillini in testa. E a Caltagirone il loro candidato viene eletto a primo turno, mentre persino a Vittoria, altra storica "roccaforte rossa", il PD si ritrova al quarto posto.
La quarta considerazione che viene spontanea è che la destra divisa straperde; che Silvio Berlusconi appare sempre più agli italiani come un imprenditore affarista che però politicamente appare catatonico, con quel "suo" tre per cento che ha impedito alla Giorgia Meloni, a causa della candidatura di Alfio Marchini, di giocarsela, al ballottaggio, con La Raggi; che la Lega, con buona pace del Matteo Salvini, è costretta a una bruschissima frenata, fermandosi l’elenco dei suoi successi alla città di Varese.
Ma è altrettanto vero - Milano docet - che se la destra si presentasse unita e con personalità credibili la musica cambierebbe.
Brutta l’Italia come appare all’indomani di questo voto. Spappolata, dilaniata da spinte centrifughe, disillusa e disamorata dai grandi partiti, astensionista e scarsamente rappresentata.
Era questo che Renzi voleva? E’ da questa Italia che viene il "coro" convinto a favore delle riforme istituzionali che sono state ossessivamente sottoposte all’attenzione dei cittadini?  
Ne dubitiamo fortemente.
Hanno fatto un puttanaio e lo hanno chiamato "L’Italia che cambia".

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La rubrica di Saverio Lodato

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