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polizia-elicottero-in-voloESCLUSIVA
di Saverio Lodato - 27 settembre 2014

Passeggiano per i cieli. E in questi cieli, ormai, sono di casa. Volano; ma a dirla così è come se si perdesse qualcosa. Non volano per sport. Non appartengono a un club del Touring. Volano per mestiere. Per senso dello Stato, per attaccamento alle istituzioni e a una divisa, nel ricordo dei colleghi e degli amici che non ci sono più. Nomi di colleghi che, anche loro, ormai da tempo sono volati in cielo: Filadelfio Aparo, Lenin Mancuso, Boris Giuliano, Calogero Zucchetto, Ninni Cassarà, Roberto Antiochia, Beppe Montana, Antonino Agostino, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Emanuela Loi, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Agostino Catalano, e tanti, tanti altri ancora, come ricorda la lapide all’ingresso della Squadra Mobile di Piazza della Vittoria. E tutti, in cielo, prematuramente, per mano di mafia.
Volano sempre sullo stesso punto, come mosche su un barattolo di miele, testardamente, instancabilmente. Sempre, però, come se fosse la prima volta.  
Ma a che ti servono le mappe, quando in quel cielo sei di casa, e sotto i tuoi occhi si spalancano le strade a suo tempo tagliate sfregiando la distesa delle ville liberty, e inamovibili colline, e agrumeti quasi seminati a casaccio da una divinità generosa e capricciosa, e casupole incartapecorite che spesso nascondono le auto rubate, le targhe false, qualche detonatore, qualche timer, nei periodi in cui detonatori e timer possono tornare utili, e grattacieli in doppiopetto, dove borghesia e nobiltà, in doppiopetto, si scambiano inviti e salamelecchi, con la reciproca intesa di tenersi però strettamente alla larga dalle conversazioni scottanti, pinnacoli color rosa delle cattedrali e le facciate fuligginose delle basiliche e conventi - quanti conventi -, e cimiteri aperti al culto e cimiteri clandestini, costruzioni incompiute e mandate in malora, i teatri e i grandi hotel e i chioschi del Basile, il parco della Favorita, l’indaco della Conca d’oro; insomma, molti di quei luoghi che strabiliarono Goethe, che però poté vederli solo da terra? Le mappe non servono, si vola in alto ma guardando prudentemente in basso, perché è da sotto che può venire il pericolo.  

Lo avrete capito. Loro volano su Palermo. E avremmo detto tutto. Volano sulla testa di una città enigmatica che è bene tenere sotto osservazione costante. Perché, si sa, Palermo è una città bella. Ma, per essere più precisi, è una città bella e feroce. E’ da quarant’anni che lo fanno. Che la scrutano giorno e notte.   
Ne hanno viste tante. Ne hanno tante da raccontare. I palermitani non li vedono, ma li sentono arrivare. Eccome se li sentono. E quando avverte il rombo dei rotori degli  elicotteri di ultimissima generazione, gli AB 206 e  AB 212, e l’ultimo arrivato, l’AW139, il palermitano sa che lì, da qualche parte in città, "c’è feto d’abbrucio", puzza di bruciato: si cerca un latitante, c’è stato un omicidio, rapinatori in fuga…
Polizia di Stato. 4 reparto Volo Palermo. 1974-2014. “40 anni in volo”: recitava così l’invito che avevo ricevuto qualche giorno fa per un anniversario particolare, che mi aveva fatto tornare alla memoria i nomi di vecchi amici che avevo conosciuto in occasione di un reportage, quando scrivevo per l’Unità, sette anni orsono.
A quei tempi, chiamai il capo della polizia, Antonio Manganelli, per chiedergli un’autorizzazione al volo che, con la sua proverbiale signorilità, mi fece ottenere in tempi record. Anche Manganelli è volato in cielo, per colpa di un altro "mostro" che non perdona.
Gli anni passano. I cieli stanno sempre lì, per chi li vuole attraversare.
E in questo hangar, significativamente intitolato a Beppe Montana, il capo della catturandi della Squadra Mobile che il 28 luglio 1985 fu assassinato, nella borgata marinara di Porticello, dai prezzolati killer di mafia della città bella e feroce, si è svolta una cerimonia alla presenza di quello che potremmo definire il grande popolo della Polizia Palermitana.
Reduci, veterani di tante battaglie, giovanissimi appena entrati, i pensionati dell’ANPS (Associazione nazionale Polizia di Stato), in divisa rosso blu, che a metterli tutti insieme, a raccontare la Palermo che fu e la Palermo che è, se ne potrebbero ricavare volumi, i familiari delle vittime, come Rosalba e Sergio, la sorella e il fratello di Ninni Cassarà, o Dario e Gigi, i fratelli di Beppe Montana, o Ines Maria Leotta, la moglie di Boris Giuliano, o Vincenzo, il papà dell’ agente Antonino Agostino; famiglie al gran completo con  bambini che giocavano felici fra i modellini degli elicotteri, i funzionari, i commissari, i dirigenti di reparto e di sezione, gli agenti…
"Gli Sbirri", insomma, come li chiamano i delinquenti di Palermo, i ladri, i picciotti, i ranghi bassi e alti di una spietata università del crimine, che odiano la legge e lo Stato, piante storte con radici antiche, difficile da estirpare in un giorno solo.
E’ stato presentato, in apertura della cerimonia, un bel documentario sui 40 anni di volo, con una voce narrante d’eccezione, quella di Piergiorgio Di Cara, scrittore di libri e sceneggiature televisive, che ha già vinto più di un premio, oggi vicequestore aggiunto alla guida del reparto "prevenzione crimine" di Palermo, della caserma Lungaro, anni fa nella mitica squadra della catturandi. Il testo è firmato da Valeria Cangelosi. E qui dobbiamo fermarci.
E’ lei la donna pilota che da vent’anni guida la squadriglia di Boccadifalco, con la quale volai sette anni fa. Allora era vice dirigente. Oggi è a capo di una squadra quasi tutta al femminile che risente della sua impronta: un mix di energia, simpatia e professionalità d’eccellenza. Ci sono, fra le altre, Valentina Leone e la nuova arrivata, la giovanissima Rossella Governa. E accanto a loro, quasi timidi, ma motivatissimi, i piloti: Salvatore Di Bella, Maurizio La Rocca, Giuseppe Oliveri. Erano presenti, fra gli altri, Domenico Trozzi e Lorenzo Aragona, che negli anni diressero il reparto prima di diventare i direttori degli undici reparti volo della polizia sparsi per l’Italia.   
Ma quella di ieri è stata una cerimonia prevalentemente al femminile. Aperta da Maria Rosaria Maiorino, una delle tre donne Questore d’Italia (ma quante donne, invece, ci sono in politica!), che da quasi un anno, fatto mai accaduto, è stata inviata dal ministero a dirigere la Questura di Palermo. E’ coadiuvata dalla sua portavoce, Maria Cristina Fatuzzo, e da Rosita Romano, dell’ufficio stampa.
Si potevano sfogliare i diari di volo degli ultimi quarant’anni. Le firme dei passeggeri: bastino, per tutte, quelle di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma attenzione: su quegli stessi elicotteri hanno viaggiato, in manette, fior di galantuomini come Bernardo Provenzano e i Lo Piccolo, padre e figlio...
Che dire ancora?
Traggo queste parole dal "Volo di Notte" di Antoine de Saint-Exupéry: Il radiotelegrafista passò una carta al pilota: "Ci sono tanti uragani che le scariche riempiono i microfoni. Scenderà a San Julian?" Fabien sorrise: il cielo era calmo come un acquario e, dinanzi a loro, tutti gli scali segnalavano: "Cielo sgombro, vento nullo". Fabien rispose: "continueremo".
Come Fabien, le ragazze e i ragazzi del quarto reparto volo Boccadifalco "continueranno".
Perché?
Perché si vola solo due volte.

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