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borsellino-salvatore-web9di Salvatore Borsellino - 11 novembre 2013
Con la consueta solerzia, a firma di Mariateresa Conti, l’edizione on-line del Giornale, ilgiornale.it, pubblica uno pseudo resoconto dell’udienza del processo a Massimo Ciancimino svoltasi oggi presso il tribunale di Palermo, titolando “Salvatore Borsellino contro i giudici: solidarietà a Massimo Ciancimino”.
Tralascio, perché non lo meritano, di riportare le argomentazioni adoperate dalla redattrice del breve articolo notando che almeno, per questa volta, ha omesso le consuete considerazioni relative a mio fratello che, a causa mia, si rivolterebbe nella tomba o alla mia professione di “fratello di Paolo Borsellino”.
Compito che, in questo caso, è stato lasciato ai diligenti commentatori dell’articolo che hanno potuto così sbizzarrirsi con commenti di questo tenore, ovviamente, rigorosamente anonimi:

honbil: “La domanda che subito corre alla mente è questa: Quale è il filo rosso che unisce Salvatore Borsellino a Massimo Ciancimino?”

sexibomb: “….il filone rosso della grana….euro…dollari…krugerrand…etc…etc…insomma la pagnotta”

Espressioni così lampanti della idiozia e della bassezza umana, che chi scrive l’articolo sa bene di fomentare, non meriterebbero altro spazio, ma forse vale la pena, visto che probabilmente la sig.ra Conti non si è curata neanche di assistere all’udienza ed alla contestazione dei capi d’accusa da parte del PM, di farle sapere che il PM Nino Di Matteo, ha concluso la sua arringa affermando che senza l’autoaccusa da parte di Massimo Ciancimino questo processo non avrebbe mai potuto svolgersi.
Perché il reato che gli viene contestato, e non potrebbe essere altrimenti vista l’obbligatorietà dell’azione penale, non sarebbe, senza la sua spontanea confessione, mai venuto alla luce.
Ma serve a poco, il vero obiettivo di chi scrive l’articolo, o meglio di chi glielo ha commissionato, non sono Salvatore Borsellino o le Agende Rosse, ma ancora una volta il processo sull’attentato al corpo politico dello Stato, comunemente noto come il processo sulla “trattativa” che si svolge a Palermo.
A questo scopo, e c’era da aspettarselo, vengono prese a prestito le conclusioni della sentenza di un altro processo, quello per la mancata cattura di Provenzano, nelle quali, in maniera a mio avviso abnorme, sono stati espressi affrettati ed indebiti giudizi su capi d’imputazione del processo sulla “trattativa” senza però avere in mano l’imponente impianto accusatorio che per questo processo è stato predisposto dal pool di magistrati che lo conduce e di cui lo stesso PM Nino di Matteo, che non esita, ove necessario, ad incriminare uno dei suoi testimoni chiave, rappresenta la punta di diamante.
In quanto ai motivi della mia solidarietà a Massimo Ciancimino, la sig.ra Conti, se solo avesse preso visione degli atti del processo o avesse ascoltato le argomentazioni dei PM Guido e Di Matteo e sapesse quindi delle minacce ricevute, insieme con l’esplosivo, da Massimo Ciancimino, da parte di un non ancora purtroppo identificato agente dei servizi, potrebbe, forse, capirne i motivi.
Potrebbe, forse, rendersi conto che quegli stessi pezzi di stato deviato che oggi minacciano Massimo Ciancimino per continuare a perpetuare una scellerata congiura del silenzio sulla trattativa sono gli stessi che, per potere portare avanti quella trattativa, hanno sacrificato la vita di Paolo Borsellino, affrettandone o decretandone la condanna a morte.
Il solo motivo per cui oggi ero accanto a Massimo Ciancimino alla udienza del processo era per tentare di spingerlo fuori da quel guado, è l’efficacissima immagine usata oggi da Di Matteo, in cui si trova dopo avere avuto la forza di oltrepassare la riva del fiume, dicendo finalmente tutto quello che sa, anche quei nomi che ha paura di pronunciare credendo così di salvaguardare la sua vita e quella dei suoi familiari.
Vorrei che capisse che è invece tacendo che li mette a rischio.
Se lo uccidessero dopo sarebbe una implicita confessione.
Quei nomi sono la sua assicurazione sulla vita, ma se li pronuncia davanti ai PM, non se continua a tacere.

Tratto da: 19luglio1992.com

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