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borsellino-s-c-barbagallodi Salvatore Borsellino - 13 marzo 2013
Avevo sperato che qualcosa fosse cambiato.
Avevo sperato che a fronte della spudorata aggressione messa in atto dai parlamentari del PDL con l'occupazione del Palazzo di Giustizia di Milano, a fronte di questo inaudito attacco all'indipendenza della magistratura, l'attuale presidente della Repubblica, in procinto di fare le valigie e lasciare libero il Quirinale dopo uno dei peggiori settennati che la storia del nostro paese ricordi, avesse avuto un sussulto capace di modificare il pessimo ricordo che ci resterà di questi anni.
Spero che chi verrà chiamato a ricoprire quella carica riesca a restituire la dovuta dignità alla più alta Istituzione della nostra Repubblica, purtroppo oggi appannata da chi, mettendo la Consulta, il supremo organo costituzionale del nostro paese, davanti ad un dilemma insanabile, se sconfessare il suo operato o forzare ai suoi desiderata l'interpretazione della carta Costituzionale, ha legittimato il sospetto che le intercettazioni di cui richiede affannosamente la distruzione possano contenere elementi, se non penalmente rilevanti, eticamente disdicevoli per la figura di chi dovrebbe essere il presidente di tutti gli italiani e non soltanto degli italiani indagati o con carichi pendenti come l'ex ministro Nicola Mancino o l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Era una speranza vana, dopo le parole di ieri, che avevo commentato quasi con un sospiro di sollievo, "Era ora….", in cui sembrava che il presidente della Repubblica avesse condannato come una "iniziativa senza precedenti" la manifestazione degli eletti del PDL fino all'interno del Palazzo di Giustizia e richiamato al "più severo controllo di legalità, un imperativo assoluto da cui nessuno può considerarsi escluso in virtù dell'investitura popolare ricevuta", è venuta la convocazione del CSM, salutata, e già questo avrebbe dovuto metterci sull'avviso, dal fedele servitore Angelino Alfano come una "ottima iniziativa".
E dopo la riunione con il CSM è venuto un nuovo comunicato dal quale risulta evidente quali erano le effettive intenzioni del Quirinale: fornire a Berlusconi quel "illegittimo impedimento" che gli è stato giustamente negato dai magistrati nei processi attualmente in corso dove è chiamato a rispondere dei suoi reati e dai periti chiamati a controllare il suo effettivo stato di salute a fronte dei certificati fornitogli da medici compiacenti e da lui più o nemo indirettamente stipendiati. "Fiducia e speranza riguardo le annunciate prossime pubbliche valutazioni del presidente della Repubblica" esprimeva Alfano in una nota e chissà se questa speranza non gli fosse stata già garantita nell'incontro che il prestanome della segreteria del PDL aveva ottenuto, insieme a Cicchitto e a Gasparri, dal presidente Napolitano, nonostante l'evidente gioco delle parti in cui Berlusconi finge di non volere, perchè "rispettoso delle Istituzioni", la marcia sul palazzo di Giustizia, dopo averla invece più volte evocata e minacciata, e un branco di parlamentari prezzolati e di Olgettine miracolate, che senza un suo ordine non uscirebbero neanche da casa per andare dall'estetista o dal lattaio, fingono di disubbidirgli andando a fare una foto di gruppo e il karaoke dell'inno di Mameli sulle scalinate del palazzo di Giustizia.
Ci aveva provato in tutti i modi Silvio Berlusconi, da presidente del Consiglio a far confezionare dei "LODI" che gli assicurassero l'impunità, leggi ad personam, legge Cirielli, lodo Schifani, lodo Alfano, lodi questi tutti inesorabilmente bloccati dalla Consulta ma che avevano egualmente ottenuto l'effetto sperato grazie al contemporaneo accorciamento dei tempi di prescrizione.
Ora che finalmente la normalità sembrava ristabilita, ora che Silvio Berlusconi era nudo di fronte ad una legge che finalmente era arrivata a chiedergli il conto dei suoi reati, ora che si era ridotto a trincerarsi come ultima impossibile difesa in una stanza d'ospedale simulando indisposizioni via via crescenti, dai disturbi intestinali alla congiuntivite agli sbalzi di pressione, ora che le giustificazioni firmate dai medici non bastavano più perchè contraddette dai periti nominati dal tribunale, arriva, provvidenziale, il comunicato del Quirinale che, piuttosto che condannare gli autori di una inaudita azione eversiva che non si era mai verificata nella nostra storia, mascherandolo con il consueto "auspicio all'abbassamento dei toni" e invitando i giudici ad evitare "interferenze tra vicende processuali e vicende politiche" assicura di fatto a Berlusconi quella impunità che gli era stata giustamente negata dagli organi costituzionali.
Ai tentativi non riusciti dei precedenti "lodi" di sovvertire quello che è il principio fonfamentale della Giustizia, quello che viene ricordato a grandi lettere in ogni aula di tribunale, "LA LEGGE E' EGUALE PER TUTTI", ha rimediato l'ultimo, quello che viene dall'istituzione più alta, il "LODO NAPOLITANO".

Tratto da:
19luglio1992.org

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