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di Salvatore Borsellino - 16 luglio 2010
E’ passato un anno da quando ci siamo ritrovati tutti a Palermo, in via D’Amelio, per impedire che quel luogo, reso sacro dal sacrificio di Paolo e dei suoi ragazzi, venisse ancora una volta profanato. Profanato dagli avvoltoi che, tornando sulla scena del delitto, arrivano come ogni anno ad assicurarsi che Paolo sia veramente morto.


Ad assicurarsi che non possa più mettersi di traverso rispetto ad una ignobile trattativa stretta tra Stato e antistato della quale oggi continuiamo a vedere gli effetti ed a pagare le conseguenze. Ad assicurarsi che possano continuare a godere i frutti di quel patto scellerato e continuare a pagare le cambiali contratte per concludere quel patto.

L’anno scorso, in via D’Amelio abbiamo per la prima volta stretto in mano e levato al cielo le nostre Agende Rosse e, per la prima volta, nessun rappresentante delle Istituzioni ha avuto il coraggio di arrivare in quella via.
Nessuno di loro è venuto a deporre quelle corone di fiori che non avremmo accettato fossero poste davanti alle foto di Paolo, di Agostino, di Claudio, di Emanuela, di Vincenzo, di Walter, i nostri eroi. Se qualcuno di loro fosse arrivato lo avremmo dirottato su una riproduzione della tomba di Vittorio Mangano, il loro eroe. Anche quest’anno saremo in quella strada, con le nostre Agende Rosse ad impedire che ci vengano imposti quei funerali di Stato che 18 anni fa abbiamo rifiutato. Con quelle Agende Rosse siamo stati, un anno fa, nell’atrio della Facoltà di Giurisprudenza, dove Paolo ha vissuto quattro degli anni della propria giovinezza, preparando quegli esami che lo avrebbero portato a diventare il più giovane magistrato d’Italia, ed anche quest’anno saremo in quell’atrio, a ripercorrere i passi di Paolo.

Siamo saliti, levando le nostre grida di rabbia, lungo le rampe assolate che portano al Castello Utveggio, sul monte Pellegrino. Da lì abbiamo visto con i nostri occhi come, chi ha azionato il detonatore che ha provocato la strage, potesse, ad occhio nudo, vedere, davanti al portone di Via D’Amelio, il Giudice Paolo suonare il campanello della casa dove lo aspettava sua madre. Anche quest’anno saliremo quelle rampe, e continueremo a farlo ogni anno, fino a quando non sapremo chi, da quel Castello, ha azionato il detonatore che ha causato la strage. Con quelle Agende Rosse siamo stati in via D’Amelio, nell’ora della strage, quando è calato il silenzio e ciascuno di noi ha potuto sentire battere forte il proprio cuore e, nel battito del cuore degli altri, ha riconosciuto il battito del cuore di Paolo e dei suoi ragazzi. Anche quest’anno saremo lì, nell’ora della strage, quando suonerà il silenzio e la voce di Marilena Monti ci farà sentire ancora una volta l’addio di Palermo al Giudice Paolo.

Ancora con quelle Agende Rosse abbiamo percorso a piedi le strade di Palermo, fino ad arrivare nelle strade della Kalsa, in piazza Magione. Quella piazza, quel quartiere, dove Paolo e Giovanni si sono affacciati alla vita e sono poi cresciuti insieme con tanti di quei ragazzi che poi la vita avrebbe portato nelle mani di quelli che sarebbero stati i loro assassini. Quest’anno dall’olivo di Via D’Amelio andremo insieme fino all’albero che in Via Notarbartolo ricorda Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i ragazzi della loro scorta Antonino Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Con quelle Agende Rosse siamo stati, un anno fa, davanti al Palazzo di Giustizia di Palermo a gridare la nostra solidarietà ed il nostro affetto a quei magistrati per i quali oggi, con le stesse Agende Rosse in mano e nel cuore, ci siamo costituiti in Scorta Civica in loro appoggio ed a loro protezione. Davanti allo stesso Palazzo di Giustizia saremo quest’anno per fare sentire ai quei magistrati come la nostra solidarietà e il nostro affetto si siano fatti ancora più forti a fronte del duro lavoro che, a rischio della loro stessa vita, continuano a portare avanti per la Giustizia e per la Verità.

Con le stesse Agende Rosse in mano e nel cuore siamo stati poi, per tutto questo anno che è trascorso da allora, in tanti incontri, in tante città, dovunque fosse necessaria la nostra rabbia, la nostra voglia di Verità e di Giustizia, o il nostro amore. Siamo stati a Roma, a L’Aquila, ancora a Palermo, nelle vicinanze del Natale, e abbiamo riempito l’olivo di Via D’Amelio di foglietti rossi con i nostri pensieri per Paolo; a Torino, a Napoli, a Pescara, a Cinisi, in tante altre città, in tanti altri incontri, in tante altre battaglie. Ora è passato un anno e Paolo ci chiama ancora una volta nel posto dove ha guardato l’ultima volta il cielo azzurro di Palermo, dove il suo sangue si è mescolato a quello dei suoi ragazzi, dove qualcuno ha sottratto dalla sua borsa quell’Agenda Rossa che è diventata il nostro simbolo. Tante cose sono cambiate in questo anno, il nostro paese sta sempre più scivolando verso il baratro di un regime, la nostra Costituzione viene sempre più messa sotto tiro e chi ne dovrebbe essere il garante è sempre più preda della sua ignavia, i magistrati sono sempre più attaccati e vilipesi, ma nonostante questo, alcuni di loro, a Palermo e a Caltanissetta stanno forse riuscendo a togliere il velo che finora ha impedito di arrivare ai mandanti occulti delle stragi del ’92 e del ’93.

Alcuni nuovi collaboratori di Giustizia stanno parlando con i magistrati, tanti personaggi hanno improvvisamente, a 17 anni di distanza, riacquistato barlumi di memoria e cominciano a fare delle ammissioni sulla “trattativa”. Solo uno, Nicola Mancino, continua a fingere di non ricordare, ma, forse, dovrà presto scavare nella propria memoria davanti ai magistrati. Noi siamo pronti per rispondere alla chiamata di Paolo, saremo a Palermo il 17, il 18, chi potrà, e il 19 tutti perché Paolo ha bisogno di noi, ancora una volta Palermo si riempirà delle nostra Agende Rosse e delle nostra grida di incitamento alla RESISTENZA.

Chiedo a tutti e soprattutto a quei Palermitani che 18 anni fa hanno saputo scacciare via dalla Cattedrale di Palermo, davanti alle bare dei ragazzi di Paolo fatti a pezzi nella strage, quei politici che davanti a quelle bare si disputavano i primi posti per essere meglio ripresi dalle telecamere, di venire in Via D’Amelio dove gli occhi di Paolo e dei suoi ragazzi hanno visto per l’ultima volta il cielo azzurro della nostra città. Un giorno della nostra vita per chi ha sacrificato la propria vita, per noi, in quella strada sul cui selciato il sangue di quei martiri non si potrà asciugare fino a quando Giustizia non sarà fatta.

Tratto da:
ilfattoquotidiano.it

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