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di Salvatore Borsellino - 25 aprile 2009
Per il 25 Aprile, la nostra festa più sacra, oggi che della RESISTENZA qualcuno tenta di cancellare anche la memoria e svilire il significato, oggi che di una nuova RESISTENZA ...
 


... c'è un bisogno vivo dentro di noi, oggi che è necessario difendere la nostra Costituzione da chi la accusa di essere 'bolscevica' e la attacca e tenta giorno dopo giorno di svilirla e di rendere vani i suoi sacri principi, non trovo cosa migliore per augurarvi un 25 Aprile di lotta e di memoria che adoperare due pezzi del grande Pietro Calamandrei, il primo tratto da un discorso sulla Costituzione agli studenti univesitari di Milano e l'altro inciso in una epigrafe dettata il 4 dicembre 1952, nell'ottavo anniversario del sacrificio del partigiano Duccio Galimberti.

"Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione"

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

ORA E SEMPRE RESISTENZA!

Vi abbraccio tutti

Salvatore Borsellino

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