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di Giulietto Chiesa
Habemus imperium, abbiamo il governo! Il secondo, in quindici mesi, che viene la tentazione di definire ircocervo, cioè qualcosa di cui è davvero difficile sapere cosa realmente sia.

Ancora non è nato ufficialmente, ma sappiamo che esiste, almeno nelle menti dei suoi creatori. Quelli che, sulla passerella televisiva esibentisi per il volgo, avevano l’aria di pugili intronati appena usciti da un duro combattimento finito alla pari.
Certo più felici dell’unico sconfitto, che non ha potuto, per colpa sua, nemmeno salire sul ring. I commentatori si faranno ora in quattro per spiegare l’inspiegabile, cioè come si potrà fare un governo di legislatura tra due forze che sono costrette dalle circostanze (esterne e interne) a mettersi insieme per forza. Il presidente della Repubblica finge, come loro, di dare una patente di verosimiglianza a quanto sta per accadere. Perché egli sa, e vuole, che non si deve andare a elezioni anticipate.

Non lo vuole lui, non o vogliono i due pugili suonati, non lo vogliono il 90% (forse più) dei parlamentari di Camera e Senato: tutti gli schieramenti. Matteo Salvini ha sbagliato proprio tutti i calcoli e dovrà spiegarlo prima di tutto ai suoi sodali. Ma questo, tutto compreso, è il meno. Il più è che anche i due futuri padroni del governo dovranno spiegarselo tra di loro e a tutti i loro seguaci.

Il povero Zingaretti ha cercato di definire una cornice al quadro, ma è il primo a sapere che il quadro non c’è. Tra l’altro la sua prima preoccupazione sarà quella di escludere dal quadro il suo nemico interno, l’altro Matteo, che a buon diritto può essere considerato il co-inventore dell’ircocervo numero 2. È ben vero che l’ircocervo non è, per l’appunto, definibile. Ma stare dentro, o fuori, dell’indefinibile potrebbe non essere la stessa cosa.
Di Maio esce sminuito dall’ircocervo precedente, e si trova confermato a capo dell’ircocervo “al quadrato” rappresentato da quello che è oggi il M5Stelle: indefinibile per definizione, striato da una infinità di venature, di tensioni, rivendicazioni, sospetti, desideri, recriminazioni, delusioni, e per questo in caduta libera di consensi sicuri. L’entità dello zoccolo duro che lo sostiene è ignota, ma è comprensibile che non siano masse oceaniche quelle che accettano di mettersi in groppa a un animale che non si sa più se corre, vola, striscia, scava, o semplicemente cammina.
Tecnicamente tutto è in regola, anche dopo che Beppe Grillo, di nuovo a capo del direttorio domestico provvisorio, ha parlato con Dio, in sogno. E il governo si farà: cioè si metteranno i cartelli dei nomi di ministri e sottosegretari sugli ingressi dei ministeri. Ma per fare che cosa?

Sicuramente evitare l’aumento dell’IVA; il patto di stabilità per tranquillizzare madame Ursula von del Leyen, togliere di mezzo il sospetto (che macchia la giacchetta prima di tutto di Giuseppe Conte, ma che si potrà velocemente ripulire) di ogni e qualsivoglia simpatia per la Via della Seta; rafforzare la fedeltà alla NATO e respingere con assoluta freddezza ogni velleità sovranista, populista. Infine per far arrivare a Mosca il nuovo messaggio: le sanzioni le confermiamo senza se e senza ma, almeno fino a quando qualcuno, da Washington, o da Aquisgrana, ci dirà che Putin potrebbe rientrare, chissà mai, nel G-7, facendolo diventare di nuovo un bel G-8.

In cambio di tutto questo, forse, l’ircocervo n.2 potrà sforare i margini di Maastricht e si chiuderanno molti occhi alle — molto modeste del resto — eventuali richieste di correzioni che venissero da Roma. Intanto sarà bene informare le Ong che, per il momento, dovranno diradare le loro incursioni umanitarie. Salvini si è messo da solo sull’Aventino e da lassù potrà soltanto mordersi le unghie. Ma l’ipotesi che l’ircocervo n.2 voli sino alla fine della legislatura potrebbe non reggere. E allora sarebbe forse necessario sottomettersi al volere delle urne. E allora l’uccellaccio nero potrebbe scendere in picchiata a riprendersi quello che gli hanno appena tolto. Ma imperativo sarà che duri fino all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Non vogliamo mica che le intemperanze del popolo giungano fino al punto da imporcene uno che non piace ai suoi (del popolo) padroni?

L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © Imagoeconomica

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