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di Giulietto Chiesa
“Il voto delle elezioni europee dà alla Lega l’onore e l’onere di indicare сhi andrà in Europa come Commissario e come ministro degli Affari Europei”. È’ Matteo Salvini che parla, come al solito fuori dai denti.

Anche un pò arrabbiato dopo lo smacco subito nei giorni scorsi da Bruxelles con la nomina del Presidente del Parlamento europeo nella persona di un rappresentante dell’opposizione al Governo attualmente in carica a Roma.
E non è soltanto la nomina di David Sassoli a far infuriare Salvini. Il fatto è che nemmeno tra i vice-presidenti del Parlamento è potuto entrere un rappresentante dei partiti sovrnisti: né italiano, né di qualche altro paese europeo. Invece di italiano ce n’è uno, ed è dei Cinque Stelle: Massimo Castaldo, che rappresenta la piccola presenza rimasta dei “grillini”. I quali, dal canto proprio, non hanno altro da festeggiare essendo rimasti fuori da ogni possibilità di influenzare i lavori parlamentari dopo essere stati rifiutati come alleati dai gruppi maggiori a cui si erano rivolti per costituire alleanze tattiche. Tra questi rifiuti il più sferzante è stato quello del Gruppo dei Democratici e Progressisti, in cui si collocano i parlamentari del Partito Democratico italiano. Eppure Castaldo è stato eletto al terzo scrutinio, con voto elettronico (in sostituzione del voto segreto, come previsto dal regolamento) che gli ha consentito di raccogliere ben 248 voti, battendo la candidata della Lega, Mara Bizzotto.

Insomma c’è stata una non piccola, seppure in gran parte simbolica, congiura, evidentemente concordata da quasi tutti gli altri gruppi, per umiliare i sovranisti e, in particolare, la Lega di Salvini. Che ora avanza le sue legittime pretese, forte del 34 % dei voti presi dalla Lega nella tornata europea, che hanno letteralmente invertito i rapporti di forza nel governo italiano.

Non ci sono segni di replica, per il momento, da parte del Movimento 5 Stelle e c’è ragione per pensare che non ci saranno candidature alternative a quella che deciderà Salvini in persona (anche se formalmente toccherà a Conte portare le candidatura italiana). Resta il fatto che il Commissario leghista si troverà in pieno isolamento all’interno della Commissione.
Infatti l’insieme della composizione delle cariche europee - a cominciare dalla nomina di Christine Lagarde alla testa della Banca Centrale Europea - dimostra che il vertice politico di Bruxelles non ha inteso “fare prigionieri" e ha ripristinato completmente il potere precedente le elezioni del 26 maggio, seppure includendo un terzo alleato, l’Alleanza dei Democratici e Liberali.

Nessuno spazio ai “nemici sovranisti”, che sono rimasti indubbiamente delusi del risultato complessivo del voto. Speravano di più. E adesso subiscono il “guai ai vinti” dei vincitori che, a loro volta, hanno tirato un sospiro di sollievo dopo essere stati a lungo terrorizzati in previsione di una sonora sconfitta. Il Parlamento Europeo, e l’insieme delle istituzioni europee, comincia dunque la nuova legislatura in una condizione assai simile a quella della “dittatura della maggioranza”. Ma non è detto che sia una saggia decisione.

Questa elezione europea è infatti ben lontana dal fotografare una situazione di stabilità. Sono molti i segnali che, al contrario, indicano un possibile estendersi e inasprirsi delle contraddizioni sociali e politiche dell’Unione Europea attuale. La spallata sovranista non c’è stata, o è stato minore di quanto molti si attendessero. Ma non è detto affatto che l’onda si sia già esaurita.

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © Reuters/Yves Herman