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di Giulietto Chiesa
Beppe Grillo non è più il “capo” del Movimento Cinque stelle. Secondo l’agenzia ADn Kronos che ha pubblicato un documento fino a ieri ignoto, firmato a Milano nel dicembre di due anni fa e depositato presso la cancelleria del Tribunale di Genova, i “fondatori” del nuovo movimento (nato dunque all’insaputa di tutti salvo di loro due) sono Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto.

Beppe Grillo figura in quel documento solo come il “garante”, ma senza poteri. Anzi, viene equiparato ai membri del comitato di garanzia e a quelli del collegio dei probiviri, nel senso che a tutti è richiesto di accettare la carica con una semplice comunicazione scritta, ovvero con una mail spedita all’indirizzo del “capo politico”, che è indicato in Di Maio. Per la cronaca il comitato di garanzia fu composto da Vito Crimi, Giovanni Cancelleri, e Roberta Lombardi, mentre il collegio dei probiviri include Nunzia Cataldo, Paola Carinelli e Riccardo Fraccaro.

Vengono così alla luce — non si sa ad opera di chi — molti interrogativi sullo strano comportamento di Beppe Grillo, specie negli ultimi mesi, dopo la formazione del governo giallo-verde. Il suo isolamento, anche se altalenante e a singhiozzo, rispetto alle decisioni governative; qualche volta le sue battute ironiche (come nel caso della votazione online sulla questione del voto dei 5 Stelle sull’autorizzazione a procedere, o meno, contro Matteo Salvini).

Soprattutto sono stati molti a rimanere sbalorditi dopo avere assistito all’ultimo spettacolo dell’ex comico genovese in cui la verve polemica del testo — un tempo fulminante — sembra essere sparita per lasciare il posto a interrogativi esplicitamente amari.

A un certo punto, tra una malinconia e un’altra, gli scappa detto: “ci hanno liberato e adesso non capiamo cosa ci succede intorno”. Il pubblico non ride. Infatti non c’è niente da ridere quando si assiste a una seduta, anzi a una sdraiata di auto-psicanalisi. L’impressione, ascoltandolo, è quella di un addio pieno di punti interrogativi, di qualche colpo di reni per alzarsi di nuovo, ma — come accade a chi ha problemi di prostata — “per andare in bagno dieci volte a notte”.

Adesso, dopo la scoperta del documento di due anni fa — siglato nello studio del notaio Valerio Tacchini — si vede meglio cosa è accaduto nei vertici supremi del Movimento, là dove “uno non è mai stato uguale a uno”. Prima di tutto colpisce il fatto che questo documento fantasma non comparve sul Blog delle Stelle in quel momento cruciale che annunciò la “rivoluzione” proprio nel dicembre del 2017. Come mai fu taciuto? Si attendono spiegazioni che difficilmente verranno. Sicuramente la situazione è imbarazzante. Tanto più che avviene in un momento estremamente difficile per le sorti del Movimento, dopo la raffica di gravi insuccessi elettorali nelle regionali, specie in quella della Sardegna.

Adesso si vede meglio che, dietro alla narrazione di un movimento ultra-democratico, presentato come diretta espressione dei cittadini — appunto creato per via della democrazia diretta — votato elettronicamente, si nascondono due persone, che ne sono proprietarie, all’insaputa di militanti ed elettori. Partito dal “non statuto” del 2009 e approdato, mentre trionfalmente scalava il potere, a uno statuto segreto, che prevede un capo dotato di poteri assoluti. Tanto assoluti da prevedere che sarà soltanto il nuovo capo politico, Luigi di Maio, ad avere addirittura il potere di cambiare e/o integrare lo statuto stesso (purchè “senza alterare il significato sostanziale"). Poichè i firmatari sono solo due, Davide Casaleggio e Luigi di Maio, è evidente che si tratta di un potere auto-conferito. Spetterà a loro, cioè a lui, l’interpretazione dei “significati sostanziali”. E questa sì che è una rivoluzione! Che, però, ha anche uno strascico politico difficilmente controllabile.

E uno giuridico, perché esiste a Genova un processo pendente tra chi ritiene di avere il diritto di rappresentare il Movimento 5 Stelle del 2009 e chi sta nel governo dell’Italia con il Movimento 5 Stelle del 2017, quello che ha stravinto le elezioni del 5 marzo 2018. E Grillo dov’è? Grillo non è più un politico e, forse, non ha più voglia nemmeno di essere un comico.

Tratto da: it.sputniknews.com

Foto © Imagoeconomica