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immigrati c imagoeconomicadi Americo Mascarucci
Si fa sempre più alta la tensione in Libia. Le milizie ribelli stanno proseguendo l’azione di contrasto contro il governo di Fayez al-Serraj, sostenuto dalle Nazioni Unite, con l’obiettivo di rovesciarlo. Il primo ministro ha proclamato lo stato di emergenza. Ora il rischio più grande per l’Italia è quello di dover subire una nuova ondata di profughi in fuga dal Paese e di veder stracciati tutti gli accordi sottoscritti proprio con il governo Serraj per bloccare le partenze dei migranti e ridurre gli sbarchi. Lo Speciale ne ha parlato con Giulietto Chiesa, giornalista esperto di scenari geopolitici e opinionista di Pandora Tv.

Che sta succedendo in Libia?
“Farsi un’idea di cosa stia accadendo davvero è molto difficile, perché sono troppi gli attori che si stanno muovendo dietro le quinte. Tutta la coalizione occidentale ritengo sia implicata in questa vicenda, dal momento che gli interessi francesi e quelli americani, che in questo momento mi sembrano abbastanza convergenti, sono diametralmente opposti a quelli italiani, così come sono diversi da quelli russi o egiziani. Esaminare la situazione è sinceramente molto complicato. L’unica cosa chiara è che esiste una divisione fra quelli che io definisco gli occupanti della Libia, quelli cioè che l’hanno distrutta, L’appoggio a Serraj di una parte dell’Europa non è condiviso da altri protagonisti della scena internazionale. Escludo che esista una situazione libica interna, c’è uno scontro fra servizi segreti stranieri nel quale noi italiani siamo destinati ad avere la peggio, non avendo una base politica capace di influenzare gli eventi”.

Un altro fallimento dell’Unione Europea quindi?
“Senza ombra di dubbio. E’ stata l’Unione Europea ad aver scelto di appoggiare Serraj, e oggi la situazione è sotto gli occhi di tutti. Serraj non è in grado di tenere sotto controllo il Paese. L’Europa sta facendo la figura della Cenerentola, perché le sue decisioni vengono costantemente ignorate e disattese nel contesto stesso in cui vengono prese. Sulla Libia la Ue sta dimostrando tutta la sua debolezza, la sua assenza di politica estera e l’assenza di una seria valutazione di quelli che sono i reali interessi europei”.

E’ reale il rischio di un nuovo allarme profughi per l’Italia?
“Purtroppo è reale. In un contesto di guerra aperta è logico che la gente sia incentivata a scappare di più. L’indebolimento del governo centrale di Tripoli riduce ulteriormente i già precari controlli alle frontiere. Non che prima questi fossero efficaci ed efficienti, anzi il contrario, ma è ovvio che di fronte ad una guerra anche il minimo che si faceva prima verrà meno. Cosa volete possa interessare ai governanti libici di impedire le partenze per rispettare gli accordi con l’Italia, nel momento in cui devono preoccuparsi dei fatti loro e di salvare il potere?”.

Quindi anche il piano sugli sbarchi è a rischio? Si parla di 50mila profughi pronti a partire. Gli accordi con Roma saranno stracciati?
“Nessuno ufficialmente denuncerà gli accordi fatti con l’Italia rimettendoli in discussione, ma nei fatti non avranno più alcun seguito. Questo imporrà all’Italia di esercitare un controllo diretto almeno sulla costa. Finché il conflitto libico non verrà risolto dovremo ragionevolmente potenziare i controlli sulla linea del mare, ossia sul bagnasciuga della Libia”.

Ma questa situazione è solo colpa di Macron?
“Macron è sicuramente oggi il leader europeo più spregiudicato nel portare avanti una politica della forza, visto che ha la possibilità e il potere di ignorare ogni diplomazia, potendo contare sul peso delle sue legioni straniere, delle sue truppe speciali, dei suoi servizi segreti capaci di agire in profondità. A lui non interessa l’Europa, è evidente che punta unicamente a salvaguardare gli interessi francesi. Non ha alcuna volontà di andare d’accordo con gli alleati europei, gli italiani su tutti, anzi in questo momento più può pestarci i piedi e meglio è per lui”.

Si parla di una bomba sociale pronta a scoppiare in Italia. Cosa prevede entro la prossima primavera?
“Francamente non penserei alla prossima primavera, quanto all’imminente autunno. La primavera è un periodo relativamente lontano, mentre il rischio altissimo di una crisi politica ritengo sia immediato. Come ho spiegato anche su Pandora Tv, se la crisi ci sarà temo che tutti quelli che punteranno ad un cambio di governo subito, dovranno sapere di correre dei pericoli elevati. Se si andrà verso soluzioni modello esecutivi tecnici o del presidente, rischieremo una rivolta popolare dagli esiti imprevedibili. L’opinione pubblica difficilmente stavolta resterà in silenzio”.

Tratto da: lospecialegiornale.it

Foto © Imagoeconomica

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