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di Giulietto Chiesa
Mosca, dopo avere molto atteso che le sanzioni amero-occidentali venissero tolte, sembra decisa a “mettersi in proprio” finanziariamente. Se non del tutto - che, al momento, è impossibile - almeno in parte.

Secondo un'informazione messa in circolazione qualche giorno fa dall'agenzia Rambler News Service (RNS), si sarebbe tenuta a Mosca, in proposito, una riunione molto riservata di alcuni membri dell'Amministrazione Presidenziale. Il giorno dell'incontro non è stato rivelato. Né è stato rivelato il numero e i nomi dei partecipanti. L'ordine del giorno, invece, è trapelato (o è stato fatto trapelare): quello di esaminare la fisionomia tecnica e gli aspetti giuridici correlati alle "criptomonete".

Non è chiaro se a una tale riunione abbia preso parte anche Sergej Glaziev, economista "eurasiatico" che è anche uno dei consiglieri economici del Presidente Vladimir Putin. "Uno dei", di gran lunga non l'unico e non certamente, in questa fase, tra i preferiti. Ma che, altrettanto certamente, continua ad avere un ruolo nella definizione delle politiche economiche della Russia odierna. In una direzione molto critica nei confronti della Banca Centrale Russa.

Ed è stato appunto Glaziev a far filtrare l'idea secondo cui sarebbe altamente necessario, per la Russia, cominciare a fare uso di una criptomoneta per "aggirare" le sanzioni finanziarie imposte dall'Occidente alla Federazione Russa che, ormai da quattro anni, continuano a creare gravi difficoltà alla politica economica internazionale del paese.

Glaziev — un 57enne assai brillante che fu esponente di punta di un partito di opposizione all'allora Presidente Boris Eltsin e che fu anche ministro del governo russo all'epoca — ha svolto un importante ruolo, sempre come consigliere presidenziale, nel corso della crisi con l'Ucraina all'inizio del 2014. La sua tesi è che la Russia debba usare un cripto-rublo (forse il nome potrebbe essere "cryptor") per sostituire il rublo attuale nelle transazioni che accompagnano le "più delicate transazioni statali". S'intende in particolare quelle che riguardano le spese militari e dell'indotto ad esse connesso, quelle per la sicurezza energetica e alimentare del paese, quelle per la ricerca scientifica. Insomma una moneta parallela e indipendente rispetto al rublo.

Poiché è del tutto certo che il budget in rubli è interamente sotto osservazione da parte dei sistemi statunitensi, non vi sarebbe altro modo, per sfuggire ai condizionamenti e alle operazioni di disturbo esterno, se non quello di fare ricorso alla tecnologia Blockchain, che è poi quella su cui si basano sia il Bitcoin che le ormai numerosissime criptomonete che sono già in circolazione e che stanno aumentando a vista d'occhio.

È evidente che Sergey Glaziev pensa a una criptomoneta "promossa" in qualche modo dalla Banca Centrale Russa. Tuttavia essa, come prevede la tecnologia Blockchain sarebbe non solo fuori del controllo del sistema finanziario internazionale, ma anche della Banca Centrale Russa. Con conseguenze non del tutto prevedibili. Del resto nel dibattito degli esperti — fortemente incentivato dagl'improvvisi rialzi e crolli del Bitcoin — pesa l'interrogativo se la tecnologia Blockchain sia davvero così al sicuro da controlli e speculazioni da parte di potenti giocatori mondiali. Ma è altrettanto certo che tutti i grandi potentati economici mondiali stanno tastando il terreno per verificarne la solidità. Niente da stupirsi se lo facesse anche la Russia.

Tratto da: it.sputniknews.com

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