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NEWS 225819di Giulietto Chiesa - 4 dicembre 2014
La saga delle menzogne sulla 'Ustica ucraina' è sempre di più la metafora della fine della illusione democratica del mondo occidentale.
La saga delle menzogne sull'abbattimento del volo MH17 è sempre di più, ogni giorno che passa, la metafora della fine della illusione democratica del mondo occidentale. Ma è anche una epifania tragica del disastro intellettuale e morale dell'esercito di untori che continuano a sostenerla. Per stare alle sue regole hanno dovuto mentire spudoratamente.
Ora, di fronte all'emergere della verità, sono costretti a ripetere, coatti e sconcertati, ingigantendo la menzogna, inventandone, più o meno fantasiosamente, varianti sempre meno credibili, scivolando spesso nel comico involontario, contraddicendosi. Oppure - la cosa più semplice e meno compromettente - tacendo tetragoni su ogni scampolo di verità che sfila davanti ai loro occhi.
È il ritratto del giornalismo servile di questi tempi. Ci sarà di peggio, nei tempi a venire, perché gli untori che usurpano il titolo di giornalisti sono pronti alle future, più ripugnanti delazioni, alle quali saranno costretti dai padroni che li pagano. Ma la parabola dello squallore si trova già nei pressi del punto più basso dell'intera storia del giornalismo occidentale.

Mi è capitato, nei giorni scorsi, di ascoltare, nelle sontuose aule del Parlamento Europeo, un politologo anglosassone - eravamo all'inizio di dicembre, a circa quattro mesi e mezzo dall'assassinio collettivo di 298 persone innocenti - esigere all'indirizzo della Russia, con voce tonante, non solo le scuse per l'abbattimento del Boeing malaysiano, ma anche l'indennizzo alle famiglie degli uccisi. L'ometto - che non lesinava aggettivi di dispregio all'indirizzo di Putin - non sapeva nulla, poveretto, di ciò che è accaduto in questi mesi. Non sapeva ciò che, per rispetto della decenza, dovrebbe sapere una qualunque persona che, di mestiere, si occupa di politica, di giornalismo, che svolge analisi che vengono lette dai governanti (quelli che poi prendono decisioni); che dovrebbe avere, dunque il senso di responsabilità di chi, per professione, contribuisce alla vita della società per il bene comune.
Non ne farò il nome qui, non per proteggere la persona, ma perché è semplicemente uno dei tantissimi che, tapini, sono abituati a ripetere automaticamente ciò che gli viene proposto dal mainstream. È un anello della catena della stupidità - quella di secondo livello - che tiene in piedi il tendone da circo della Grande Fabbrica dei Sogni e della Menzogna. Ai poveretti che costituiscono gli anellini della catena si può applicare, traslando dal ritratto di Don Abbondio, che uno non solo il coraggio, che non ha, non se lo può dare, ma che non può, non sapendo di che parla, nemmeno giudicare.
Ecco: questa lunga premessa è solo per commentare l'ultima notizia sulle inesistenti indagini ufficiali di questi mesi per accertare le responsabilità dell'abbattimento dei Boeing malaysiano del 17 luglio ultimo scorso. Essa ci viene da un quotidiano malaysiano online, The Star:
http://www.thestar.com.my/News/Nation/2014/12/01/mh17-malaysia-to-be-part-of-investigating-team
Ora sappiamo che, finalmente, la Malaysia «è stata accettata come pieno e paritario membro della squadra congiunta incaricata di svolgere l'inchiesta criminale». Cioè: il paese proprietario dell'aereo abbattuto, e che ha avuto 44 morti, ha dovuto attendere ben quattro mesi per poter partecipare e controllare lo svolgimento delle indagini.
Sappiamo (lo sappiamo da agosto e l'abbiamo pubblicato, unici e primi al mondo, con Megachip e PandoraTV) che la "squadra" fu composta da quattro paesi: Olanda, Belgio, Australia e Ucraina. Non sappiamo chi ha preso la decisione di comporre quella squadra, né conosciamo i criteri che hanno condotto a quella "stramba" decisione. Che non quadra con nessuna considerazione giuridica, o logica. Per esempio non è coerente con il principio dei "paesi più colpiti per numero di vittime". Infatti è vero che Australia e Olanda hanno avuto molte vittime, ma l'Ucraina non ne ha avuta nessuna e il Belgio ne ha avute solo quattro, tante quante la Germania, che però non fa parte della squadra. Sappiamo (e lo abbiamo ripetutamente segnalato, nel silenzio dei media occidentali) che il governo di Kuala Lumpur ha più volte chiesto di essere incluso nelle indagini, ma fino a ieri senza risposta. Riteniamo che la presenza dell'Ucraina nella squadra ha i suoi pro (l'aereo è stato abbattuto nel cielo di Ucraina e dunque questo paese ha molte informazioni da dare). Ma ha anche i suoi contro, perché le circostanze dell'abbattimento fanno dell'Ucraina (cioè dei responsabili di alcuni dei suoi dicasteri chiave) uno dei sospettati principali, in quanto è essa stessa oggetto dell'indagine. Per giunta non risulta che l'Ucraina abbia fornito, in questi mesi, alla commissione d'inchiesta, le registrazioni dei colloqui tra gli ultimi controllori di volo ucraini e l'equipaggio del Boeing. Cosa di assoluta gravità, che può legittimamente essere definita come deliberata azione di ostacolo alle indagini.
Ma abbiamo anche riferito la notizia (citando fonti ucraine ufficiali) che i quattro paesi dell'Apocalisse hanno stabilito il criterio del diritto al "denial", in base al quale uno qualunque dei "Quattro" si è garantito il diritto di veto circa la pubblicazione dei materiali dell'inchiesta. Decisione la cui "stramberia" supera tutte le precedenti sino a qui elencate. Ma che squaderna davanti ai nostri occhi la più clamorosa delle confessioni: e cioè che, in questo modo, è stata concessa all'«amica» Ucraina la possibilità di nascondere le sue eventuali responsabilità nell'incidente.
Così come Australia, Belgio e Olanda si sono concesse il ruolo di cani da guardia che dovrebbero impedire l'emergere delle responsabilità occidentali, per esempio di quelle della Nato.
Abbiamo - non solo noi ma decine di siti internet - registrato il fatto (qui non è questione di stramberie) che gli Stati Uniti hanno una grande quantità di informazioni sull'accaduto, ma per quattro mesi si sono ben guardati dal fornirle. Un loro satellite di sorveglianza sorvolava la zona in quel preciso momento, e fotografava ogni centimetro quadrato, ma nulla è emerso da quella parte. Due aerei AWACS stavano intercettando tutte le comunicazioni radio e radar in quei minuti e su quell'area (circostanza rivelata dal governo tedesco), ma le uniche informazioni da quella parte sono palesemente false (abbattimento a opera di un missile Buk di fabbricazione sovietica), sono giunte dai servizi segreti tedeschi, e sono giunte con tre mesi di ritardo.
Risulta che gli unici a fornire informazioni preziose (forse non tutte quelle che hanno a disposizione, ma assolutamente importanti) sono stati i servizi segreti russi, che le hanno rese note tre giorni dopo l'abbattimento, rivelando una circostanza, tra le altre, decisiva: che c'era almeno un altro aereo, sicuramente ucraino, nelle vicinanze del Boeing. Circostanza confermata da numerosi testimoni a terra, che concordemente hanno detto di avere visto il secondo aereo (qualcuno addirittura due) nei pressi del Boeing e subito dopo l'abbattimento.
Tuttavia il mainstream occidentale ha cancellato completamente, ignorandola, la conferenza stampa dei militari russi. Mentre la BBC, che aveva mandato in onda un servizio dalla zona della tragedia con i testimoni che confermavano la versione russa, ha ritirato il filmato e, a quanto pare, lo ha cancellato dal suo archivio sul web. Tutti elementi che mostrano l'estensione e la ramificazione dei sistemi di controllo e di diversione messi in atto dai servizi segreti occidentali per impedire l'emergere delle notizie sull'abbattimento.
Nel frattempo la scatole nere - ritrovate, perfettamente funzionanti, dai ribelli filorussi del Donbass (sebbene tutti i giornali occidentali avessero anticipatamente concluso che "i russi" le avrebbero tenute nascoste, o distrutte, per non rivelare al mondo la loro responsabilità) e consegnate agli osservatori dell'OSCE sotto gli occhi delle telecamere - sono finite a Londra nelle mani dell'ICAO, e non si è ancora saputo con precisione chi le abbia analizzate e quale sia il loro contenuto reale.
Le uniche informazioni fino ad ora fornite dal famoso team investigativo dei "Quattro" - attraverso una dichiarazione del portavoce olandese - ci hanno detto due cose: la prima che il Boeing è stato abbattuto. Straordinaria conclusione, dopo tre mesi.
La seconda che non si saprà nulla di preciso per almeno un anno.
Gli olandesi hanno cominciato tuttavia a mostrare segni di debolezza, riconoscendo di avere altre cose da dire, ma di non poterle dire per non "minare" la "fiducia reciproca" dei governi.
Affermazione davvero singolare e, a suo modo, involontariamente rivelatrice dell'esistenza di pressioni tanto inconfessabili quanto potenti, che si stanno esercitando sugl'inquirenti per impedire l'accertamento della verità.
Nel frattempo, cominciata poche ore dopo l'abbattimento del Boeing, è proseguita instancabile l'attività di disinformazione e di menzogna praticata da tutti i principali media occidentali. Operazione "false flag" (falsa bandiera) dai contorni divenuti classici dopo l'11 settembre 2001, consistente nell'individuare un responsabile fittizio e nel ripetere ossessivamente l'accusa nei suoi confronti senza portare a sostegno nulla di credibile, non una prova, non un dato, anzi ignorando tutti gli elementi contrari.
Questa operazione ha raggiunto lo scopo: per la grande massa delle opinioni pubbliche, il responsabile dell'abbattimento è la Russia, cioè Putin in persona. Il "missile" era di fabbricazione russa; sono stati i russi, cioè Putin, a darlo ai ribelli del Donbass; dunque è tutto chiaro: i russi sono i cattivi e gli assassini.
Sarà stata una coincidenza il fatto che le sanzioni contro la Russia siano scattate nei giorni immediatamente successivi all'abbattimento del Boeing?
Tutto ciò mentre le fotografie della cabina di pilotaggio del Boeing mostrino con tutta evidenza che l'aereo è stato mitragliato con un cannoncino mitragliatore di cui sono dotati i Sukhoi 25 dell'aviazione ucraina. Mentre le tv russe (evidentemente informate dai servizi segreti russi) pubblicano il nome del pilota ucraino che ha premuto il grilletto, il numero di matricola del Sukhoi 25 che ha effettuato l'operazione; informano che questo pilota è stato fatto sparire in direzione degli Emirati Arabi Uniti il giorno dopo il massacro.
Pubblicano, le tv russe, il nome del controllore di volo, una donna, che seguiva le evoluzioni nei cieli da Kiev, e che è andata in ferie il 18 luglio, non si conosce dove, e non è più tornata a casa da allora.
Ferie premio molto lunghe, come si vede.
Ma gl'inquirenti dei "Quattro dell'Apocalisse" non risulta che abbiano fatto richiesta di richiamare i due dalle "ferie", per interrogarli.
Favola straordinaria, senza lieto fine. Salvo che qualche crepa si sta manifestando. La notizia da cui siamo partiti fa parte di queste piccole fenditure che si aprono. L'Ufficio del Pubblico Procuratore olandese, con una lettera datata 28 novembre, ha comunicato al ministro della giustizia di Kuala Lumpur, Tan Sri Abdul Gani Patail, che la Malaysia può entrare nel sancta sanctorum dell'inchiesta. Quanto sarà membro "pieno e con uguali diritti", in quel contesto, è faccenda che dovremo controllare.
Si può già immaginare quali pressioni e ricatti verranno esercitate sul governo malaysiano perché conformi il proprio comportamento a quello deciso in Occidente, da qualche parte che non si deve sapere quale.
E si può immaginare quanta parte dei dossier sarà sottratta alla vista degl'inquirenti malaysiani. Ma, per fortuna, gli accusati unici e già messi alla gogna di fronte a tutti i pubblici dell'Occidente, cioè i russi, non cesseranno di difendersi. Hanno i mezzi per farlo. Dunque occorrerà seguire anche le loro mosse.

Tratto da: megachip.globalist.it