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chiesa-giulietto-web11di Giulietto Chiesa - 7 maggio 2014
Risposta a un lettore che si firma “Senza Spirito” (Politecnico di Bari)
Caro Chiesa, non pensa che da un lato e dall’altro una minoranza di facinorosi stia facendo di tutto per esasperare i rapporti e polarizzarli su posizioni che, dopo un numero così alto di eventi negativi e violenze, saranno irrimediabilmente inconciliabili? Io adoro le visioni alternative degli eventi, fino a farla diventare la cifra stilistica del mio carattere, ma questo mi è sempre stato utile per coltivare la cultura del dubbio, ed aiutarmi a pormi domande. Quella che definiamo guerra mediatica è praticata da entrambi gli schieramenti, ma al solito, la parte “sovietica” ha la cattiva abitudine di non avere controparti interne, e di utilizzarla in modo ridicolo per avere un consenso apparente di massa, come in ogni regime che si rispetti.(…) Perché le violenze subite dagli oppositori all’est non vengono citate da chi come lei ed altri, appare apertamente schierato col governo russo? Il piacere di sentirla finalmente ispirato da salomonici giudizi, ridurrà ai miei occhi che la stimano ormai da decenni, il sospetto che sia un partigiano senza domande, o una sorta di volontario forzato, (….). Con sincero affetto. Grazie.

Grazie a lei per il tono e le argomentazioni. Civili sebbene sbagliate.

Cominciamo dalla “guerra mediatica” che lei dice “praticata da entrambi gli schieramenti”. Vero, ma con un enorme squilibrio di forze. L’Occidente è compatto con un monolite nelle smisurate menzogne che racconta. Non solo oggi. Sempre. La Russia, invece, non ha voce in Occidente. Nessuna. Storicamente l’ha avuta solo fino a che esistettero i partiti comunisti. Ma questi non esistono più da ormai 35 anni circa. E, infatti, la voce, le opinioni, le posizioni della Russia (non dico dei russi, per il momento) letteralmente non esistono in tutto l’Occidente.

E, data l’assoluta ormai uniformità propagandistica del mainstream occidentale, le opinioni del Cremlino sono affidate esclusivamente alle capacità propagandistiche di Vladimir Putin. Che non bastano per bucare il muro di silenzio, e di russofobia, che circonda la Russia.

Un bel guaio per noi europei che dissentiamo dalle linee guida del “consenso washingtoniano” e che non abbiamo strumenti né per cambiare il corso delle cose (essendo stati espropriati delle regole della democrazia liberale). Vero, vero, per carità, che Putin non ha “controparti interne”. Ma io ho appena dimostrato (mi pare) che neanche io e lei siamo controparti interne al mainstream italiano. E occorre aggiungere che il consenso che oggi circonda Putin è altissimo e tale che nemmeno in Occidente lo si mette in discussione (se non per dire che i russi sono un popolo bue, incompatibile con la nostra, superiore democrazia). E, in ogni caso, questo è un altro problema rispetto a quello che stiamo esaminando. Resta il fatto che il grande pubblico della società dello spettacolo, al 99%, non sa nulla né delle reali intenzioni della Russia di Putin, né dei suoi gesti politici.

Lei, del resto, dalle cose che scrive dimostra esattamente tutti i miei assunti. Lei riproduce qui, con discreta precisione, le favole che il mainstream italiano e occidentale ha ammannito al proprio pubblico. Lei afferma, come un dato scontato (e scontato non è affatto) che Putin voglia conquistare l’Ucraina e che lo stia facendo in modo subdolo “allestendo la protesta sul suolo ucraino”. So bene che non riuscirò a convincerla, ma ho numerosi argomenti forti a sostegno della tesi che Putin desidera, in ogni modo, evitare l’annessione delle due regioni del sud est ucraino, cioè il Donbass e il Lugansk. Aggiungo che ho abbondanza di prove che Putin avrebbe volentieri evitato anche il referendum della Crimea.

Ma capisco che questo lo si può capire solo se ci si libera di una parte del veleno russofobico che tutti siamo costretti a ingoiare. Basti un solo dato di fatto, incontrovertibile. I dodici milioni di russi dell’Ucraina sud-orientale (inclusi i due milioni di crimeani) non hanno mosso nemmeno il mignolo del piede sinistro durante i cinque mesi che hanno preceduto il colpo di stato che ha abbattuto Yanukovic. Come mai? Il fatto è che non Putin ha assunto l’iniziativa dell’offensiva, ma gli Stati Uniti.

I russi di Ucraina sono stati tranquilli e sottomessi fino a che non è emersa a Kiev la giunta con le pustole naziste che adesso conosciamo. Solo allora hanno cominciato, all’improvviso, a preoccuparsi, prima, e poi a reagire. Se lei pensa che sia Putin a allestire la protesta nel Donbass, temo che si sbagli. Un conto è sostenere il peso dell’ingresso della Crimea. Un altro conto sarebbe assumersi il peso di un paese di oltre dieci milioni di persone, due volte la Svizzera. E, probabilmente, non sa nulla della lettera che, nel pieno della crisi, Putin ha inviato a diciotto capi di governo dell’Europa, invitandoli a sedersi attorno a un tavolo per risolvere, insieme, il problema economico e sociale dell’Ucraina. Lei non lo sa perché il mainstream italiano le ha negato le notizie essenziali per saperlo.

L’altro errore, se mi permette sesquipedale, che lei commette è nel considerare Yanukovic come un uomo di Putin. Se lei avesse seguito da vicino, come me, le vicende ucraine degli ultimi 23 anni, saprebbe che nessuno dei quattro presidenti che si sono succeduti a Kiev dopo la sua prima e unica indipendenza nazionale è stato “uomo di Mosca”. Sono stati tutti e quattro degli agenti dell’Occidente. Lo fu Kravchuk, lo fu Kuchma, lo fu, ovviamente,  l’arancione Yushenko. Lo era anche l’oligarca Yanukovic. Il quale promosse e condusse, con totale miopia e stupidità, la trattativa con l’Europa che avrebbe dovuto sfociare nel trattato di Vilnius. Ovvio che Putin abbia cercato di fermarlo, nell’interesse della Russia. Ma non risulta che abbia organizzato un colpo di stato per abbatterlo. Gli promise un prestito a tasso agevolato di 15 miliardi di dollari, più due miliardi all’anno di sconto sulla bolletta del gas. Se questa è un’aggressione allora io devo aver dimenticato il vocabolario italiano. E poi vorrei rivolgerle io una domanda: tutti fanno i propri interessi, o sbaglio? E perché mai l’unico cui non è permesso di fare i propri interessi, per giunta senza spargimento di sangue, per giunta nelle immediate vicinanze delle sue frontiere, dovrebbe essere Putin? Strane pretese. E quale “civile difesa” dei propri diritti resterebbe ai russi di Ucraina alla luce del mostruoso pogrom di Odessa?

Mi fermo qui. Come avrà ben capito dalle mie non salomoniche ma certo molto realistiche opinioni,  io non sono né un “volontario forzato”, né un “partigiano senza domande”. A me pare di ragionare da europeo con la testa sul collo. Questa crisi è stata creata artificialmente da Washington (ricorda il “fuck Eu” della signora Victoria Nuland?). È destinata a colpire la Russia, senza dubbio, ma anche l’Europa, sottoponendola a un controllo strettissimo da parte Usa e tagliandole legami economici vitali, a cominciare da quelli energetici, con la Russia. Resta la domanda: ma non potevano aspettare le prossime elezioni, tra un anno, per fare fuori Yanukovic? Invece hanno avuto fretta. Provi a chiedersi da dove è venuta tanta fretta americana e di parte dell’Europa.

Io penso che l’Europa dovrebbe avere con la Russia un partenariato strategico amplissimo. Non vorrei più essere suddito dell’Impero, proprio mentre l’Impero non è più tale, vacilla, diventa sempre più aggressivo e irresponsabile. Dunque pericoloso. Non voglio andare in guerra. Contro nessuno. Dunque penso. Dunque cerco di difendermi.

Cordialmente.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it