Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

chiesa bongiovanni c jacopo bonfili



chiesa giulietto di matteo nino collusiVoglio rendere omaggio alla memoria di Giulietto Chiesa, uomo e giornalista appassionato di Giustizia e Verità. Baluardo di Libertà contro gli abusi e le deviazioni di ogni Potere.

Nino Di Matteo


Michail Gorbaciov esprime le sue condoglianze per la morte di Giulietto Chiesa

chiesag gorbaciovm da italia reteluna

di Mikhail Gorbaciov

“E' una grande perdita: è morto Giulietto Chiesa, un uomo brillante e di talento, conosciuto in molti paesi del mondo. Uomo a cui sono legato da molti anni di amicizia.

Ci siamo incontrati quando Giulietto era corrispondente per il quotidiano L'Unità, un organo del Partito Comunista Italiano. Era un giornalista meraviglioso, era interessato a molte cose, parlava con le persone più variegate e per molti è diventato un amico. Abbiamo avuto un rapporto di fiducia e comprensione reciproca. Ciò è stato particolarmente evidente durante gli anni della perestrojka, che Giulietto ha visto come un'occasione per grandi cambiamenti positivi nel nostro paese ed in tutto il mondo. Ho sentito il suo sostegno in quegli anni ed anche successivamente e lo ringrazio per questo.

Giulietto era un uomo di ferme convinzioni e cercava di attuarle nella sua attività giornalistica, in politica, come membro del Parlamento europeo e nella vita pubblica. Era preoccupato per tutto ciò che riguardava la difesa delle idee di pace e della lotta contro la minaccia militare. E' stato particolarmente coinvolto nelle attività del World Politics Forum, che ha unito gli sforzi di politici, scienziati ed altre persone di grande rilievo culturale e con esperienza. Ha anche mantenuto rapporti molto stretti con la Fondazione Gorbaciov.

Giulietto Chiesa è stato legato al nostro paese per molti anni, lui e tutta la sua famiglia erano sinceri amici della Russia. Ho scritto una lettera a sua moglie Fiammetta e ho espresso le mie più profonde condoglianze a lei ed al loro figlio. Che il suo ricordo splenda nel tempo".


М.С. Горбачев выразил
соболезнования в связи с кончиной Джульетто Кьеза

«Большая утрата – ушел из жизни Джульетто Кьеза, яркий, талантливый человек, которого знали во многих странах мира. Человек, с которым меня связывали многие годы дружбы.

Мы познакомились, когда Джульетто был корреспондентом газеты «Унита», которая была органом Итальянской компартии. Он был замечательным журналистом, его многое интересовало, он общался с самыми разными людьми и для многих стал другом. У нас с ним возникли отношения доверия и взаимопонимания. Это особенно проявилось в годы перестройки, которую Джульетто воспринял как шанс на большие изменения к лучшему у нас в стране и во всем мире. В эти годы и впоследствии я чувствовал его поддержку и благодарен ему за это.

Джульетто был человеком твердых убеждений, и эти убеждения он стремился реализовать в своей журналистской деятельности, в политике, будучи членом Европейского парламента, в общественной жизни. Его волновало все, что связано с отстаиванием идей мира и борьбой против военной угрозы. Он принимал самое активное участие в деятельности Форума мировой политики, который объединил усилия опытных политиков, ученых, деятелей науки и культуры. И с Горбачев-Фондом он поддерживал самые тесные отношения.

Джульетто Кьеза был связан с нашей страной на протяжении многих лет, он и вся его семья были искренними друзьями России. Я написал письмо его жене Фьяметте и высказал ей и их сыну свое глубокое сочувствие. Светлая ему память».

Tratto da: https://www.gorby.ru/presscenter/news/show_30134/


Scomparsa di Giulietto Chiesa: la Duma russa in piedi per un minuto di silenzio

chiesa giulietto duma russa in piedi

Non si ferma il tg di Pandora Tv con Margherita Furlan

di Giorgio Bongiovanni

Prosegue in forma coerente e professionale la televisione Pandora Tv di Giulietto Chiesa, deceduto qualche giorno fa. La linea editoriale della tv, con la conduzione di Margherita Furlan, continua ad essere quella del suo fondatore con la raccolta e l'approfondimento di notizie di prima mano. Sul Tg, contrariamente agli attacchi post mortem di alcuni giornalisti e opinionisti italiani, troviamo il plauso di molti amici, colleghi, politici, storici e magistrati in Italia, così come all'estero. Soprattutto in Russia, dove la Duma, raccoltasi in un minuto di silenzio, ha espresso stima per la coerenza e la libertà di pensiero di Giulietto Chiesa e di quello che è stato il suo lavoro. Sempre da Mosca, dove Giulietto ha trascorso gran parte della sua vita come corrispondente, è arrivato il messaggio di cordoglio da parte dell'ex presidente dell'Unione Sovietica Michail Gorbaciov che ha ricordato il suo amico come un "giornalista meraviglioso e un uomo brillante".




ANTONIO INGROIA: CIAO GIULIETTO!


20200502 ingroia chiesa

Giulietto Chiesa
ci ha lasciati all’improvviso, il 26 aprile 2020. Profondo è il dolore che ci pervade. Ma lo affronteremo con il coraggio e la forza che Giulietto ci ha insegnato. In questa grande transizione che stiamo iniziando ad affrontare avremmo avuto bisogno della sua tenacia, unica al mondo, eppure le sue idee rivoluzionarie non ci lasceranno mai soli. Giulietto sei un faro luminoso nelle nostre vite. Ovunque tu sia continua a illuminarci, abbiamo bisogno di te mentre le onde della catastrofe avanzano inesorabili.

Grazie a tutti per i messaggi d’affetto e di sostegno che ci state inviando.

La redazione di Pandora TV Margherita, Francesca, Jeff, Michele, Umberto, Marco, Maristella, Francesco

Tratto da: pandoratv.it



VAURO: CIAO GIULIETTO!

vauro ciao giulietto video

Il saluto di Vauro a Giulietto. Giulietto Chiesa ci ha lasciati all'improvviso, il 26 aprile 2020. Profondo è il dolore che ci pervade. Ma lo affronteremo con il coraggio e la forza che Giulietto ci ha insegnato. In questa grande transizione che stiamo iniziando ad affrontare avremmo avuto bisogno della sua tenacia, unica al mondo, eppure le sue idee rivoluzionarie non ci lasceranno mai soli. Giulietto sei un faro luminoso nelle nostre vite. Ovunque tu sia continua a illuminarci, abbiamo bisogno di te mentre le onde della catastrofe avanzano inesorabili. Grazie a tutti per i messaggi d'affetto e di sostegno che ci state inviando.

Tratto da: pandoratv.it



CIAO GIULIETTO! #1




CIAO GIULIETTO! #2




CIAO GIULIETTO

Giulietto Chiesa ci ha lasciati all'improvviso questa notte, 26 aprile 2020.
Profondo è il dolore che ci pervade. Ma lo affronteremo con il coraggio e la forza che Giulietto ci ha insegnato. In questa grande transizione che stiamo iniziando ad affrontare avremmo avuto bisogno della sua tenacia, unica al mondo, eppure le sue idee rivoluzionarie non ci lasceranno mai soli.
Giulietto sei un faro luminoso nelle nostre vite. Ovunque tu sia continua a illuminarci, abbiamo bisogno di te mentre le onde della catastrofe avanzano inesorabili.
Grazie a tutti per i messaggi d'affetto e di sostegno che ci state inviando.

La redazione di Pandora TV

Margherita, Francesca, Jeff, Michele, Umberto, Marco, Maristella, Francesco

Interventi di:

Margherita Furlan, Pino Cabras, Roberto Germano, Marco Iacomelli, Umberto Ascione, Michele Manfrin, Francesco Bombino, Maya Nogradi, Roberta Zanzarelli, Massimo Mazzucco, Manlio Dinucci, Mauro Scardovelli, Guido Grossi, Claudio Messora, Ugo Mattei, Giorgio Bongiovanni, Cristoforo Attardo, Pietro Ratto, Marcello Villari, Enrica Perucchietti, Enzo Siviero, Fabio Fabbretti, Franco Fracassi, Fulvio Scaglione, Jeff Hoffman, Maurizio Martucci, Diego Fusaro, Sonia Tabita Bongiovanni, Rita Rocca, Sergey Starstev, Giorgio Bianchi, Alberto Prestininzi, Gianluca Marletta, Paolo Borgognone, Riccardo Castagnari, Marco Martini, Velimir Tomovic, Simone Lombardini, Francesco Cappello e Giuseppe Padovano.



ADDIO A GIULIETTO CHIESA

La notizia è arrivata all'improvviso. Siamo increduli e scioccati perché in questi anni i nostri cammini non si sono solo incrociati. Abbiamo percorso strade insieme e condiviso battaglie. Una collaborazione reciproca, tra ANTIMAFIADuemila e Pandora Tv, che andava oltre l'idea di lavoro. Era una lotta di Resistenza in un mondo, quello dell'informazione, divenuto sempre più complesso.
Giornalista, scrittore, Giulietto Chiesa, era nato il 4 settembre 1940 ad Acqui Terme e fu a lungo corrispondente da Mosca prima per l'Unità e poi per La Stampa, oltre che inviato per il Tg5, il Tg1 e il Tg3. In decine di libri ha raccontato la Perestroika di Gorbaciov, di cui divenne amico personale, quindi i grandi sconvolgimenti della guerra e la globalizzazione.
Ma nel suo percorso di vita un ruolo importante lo ebbe anche la politica.
Fu dirigente del Pci e nel 2004 venne anche eletto al parlamento europeo.
Negli ultimi anni il suo impegno era andato anche oltre la politica. Lo scorso dicembre a Fermo ha tenuto un lungo incontro per parlare dell'informazione, della politica, della crisi economica ed energetica mondiale, del rischio di un nuovo conflitto mondiale, della necessità di approfondire argomenti andando oltre la "versione ufficiale".
Giulietto se ne è andato il giorno dopo la Festa della Liberazione. Anche per essa ha combattuto in questi anni con il suo essere "controcorrente" ed è così che lo vogliamo ricordare.
Giulietto Chiesa è stato un amico caro, un fratello e un maestro. Ciao Giulietto, per noi esisterai Sempre!

Giorgio Bongiovanni



chiesa centofante c giorgio barbagallo defNon è facile rassegnarsi alla morte di un uomo immenso come Giulietto Chiesa. Una luce che illuminava la notte dell’informazione di regime, un faro, un professionista con una visione incredibilmente lucida del mondo e, soprattutto, un amico prezioso carico di umanità e di amore per la vita in ogni sua forma. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, di frequentarlo anche solo per un po', di collaborare con lui non può che sentire oggi un gigantesco vuoto, quello che lasciano i pochi grandi uomini come lui che la storia ha conosciuto. Un vuoto incolmabile e inaspettato.
Mancherà tutto di lui: la sua conoscenza, il suo acuto sarcasmo, l’amore per i giovani, la sua forza instancabile, la sua risata sincera. In molti potranno testimoniarlo, in molti, moltissimi porteranno per sempre, nel proprio cuore, tutto ciò che ci ha lasciato in eredità.
Ora tocca a noi onorare la sua vita e seguire il suo esempio di sacrificio e di dedizione alla verità. Ma non smetterà mai di mancarci.

Monica Centofante



chiesa giulietto ricordo sonia c jacopo bonfili"Fin da bambina il tuo esempio e il tuo carisma mi sono rimasti impressi.

Oggi continua a brillare la tua forza e il tuo sarcasmo, la tua grande saggezza e soprattutto, il tuo amore per quella Resistenza che ti ha accompagnato fino all’ultimo dei tuoi respiri. Grazie per avermi preso per mano ed avermi accompagnato verso il cammino della verità. Per sempre. A presto Giulietto".

Sonia Bongiovanni

Grazie Giulietto!
Our Voice: il nostro ricordo del grande giornalista Giulietto Chiesa



chiesa giulietto sorriso fermo c jacopo bonfiliGiulietto Chiesa se n'è andato questa mattina, il giorno dopo la Festa della Liberazione, lui che ha lottato tutta la vita per la libera informazione controcorrente al Mainstream.
Noto giornalista italiano, inviato a Mosca per molti anni da quotidiani e televisioni, scrittore, politico ed europarlamentare, esperto di politica internazionale, di informazione, della crisi energetica, economica e del terrorismo, fondatore di Pandora tv.


Giulietto è stato per me un maestro, da lui ho appreso molto, per esempio leggere una notizia, interpretare un’informazione e sopratutto come metterla in discussione, perché la verità non è mai servita ma va ricercata con sacrificio.
Come Direttore prima e Presidente poi, l’ho sempre invitato alle manifestazioni organizzate con FUNIMA International, come i vari FUNIMA DAY, come nei progetti di informazione e di educazione che promuoviamo, ma anche in collaborazione con altre organizzazioni su tutto il territorio nazionale. Mi incantavo in quelle occasioni, cercando come una spugna di registrare ogni parola, ogni racconto di vita vissuta, e con me moltissimi giovani cresciuti nell’associazionismo attivo.
 Lo ascoltavo per ore in quei momenti più intimi che seguivano le manifestazioni, attorno ad un tavolo...

Grazie per ciò che ci hai dato Giulietto, per il tesoro di informazione, e le capacità che abbiamo acquisito, in quei momenti di formazione e di umanità che ti contraddistinguono.
Ti auguro “Buon viaggio intorno al Sole”, come eri solito concludere nei video degli ultimi anni, perché tutto è creazione e manifestazione di una grande intelligenza, come tu stesso dicevi.

Ti rincontreremo, nella consapevolezza che hai generato e nelle azioni che hai ispirato, grazie alla forza delle tue parole, lasciate in eredità. Non moriranno mai.

Giovanni Bongiovanni



CIAO GIULIETTO

chiesa giulietto gatto ricordo margheritaE così mi hai fatto un altro scherzo. Mi hai sempre detto che avrei dovuto prepararmi a questo momento ma io ti ho costantemente risposto che non sarebbe stato possibile, ami troppo la vita. So che tu vorresti che scrivessi di più ma lo farò fra qualche ora, per riflettere bene, come tu mi hai insegnato.
Sei maestro, padre, amico, mi hai offerto la mano e portato alla maturità intellettuale e spirituale. Sei nella mia anima e lì resti, intrecciato con i pensieri sul mondo e sulla vita.
Sii felice.

Margherita



chiesa petrozzi palermo2011Che privilegio imparare da te! Non solo a guardare il mondo nella sua complessità, ma a progettare, ironizzare, dedicarsi agli altri, scrivere, viaggiare, pensare... magiare bene, festeggiare e ascoltare i tuoi brindisi... e ammirarti chinato sul tavolino del tuo posto in aereo a studiare il cinese dal russo... il tuo sorriso sornione e quello sguardo indagatore rimarranno con me per sempre. Buon viaggio instancabile Maestro, goditi la vittoria, adesso!


Anna Petrozzi



Gli occhi scorrono sulle parole scritte... Giulietto Chiesa è morto... Profondo silenzio per l'incredulità... Profondo sospiro... la ricchezza dell'emozione riesce a far vivere il dolore di un grande vuoto imprevisto. Giulietto Chiesa con la sua percezione intellettiva rappresenta ai giorni nostri il tempio vivente dell'informazione seria, credibile, puntuale, diffusa incessantemente, dedicando tutta la sua vita e lasciandosi guidare solo dall'Amore per la Verità. Affascinato dalla Vita l'ha sempre difesa, la sua continua ricerca sul campo, aiuta chi lo ascolta a riempire i vuoti rimasti senza risposte, lui scopre i veri fatti, non si lascia distrarre dal compromesso, lotta fino alla fine per qualcosa in cui ha sempre creduto, il bene dell'Umanità. “Apre le porte”: l'alternativa è la controinformazione che svela la menzogna, un serio e diligente lavoro di approfondimento che toglie l'ignoranza e spiega le logiche perverse costruite con le oscure e confuse mezze verità propagate dai mass-media, per mantenere la legittimità del dominio, incompatibili con la severità dell'analisi di Giulietto. Egli è stato una fucina di idee, di spunti e riflessioni accompagnati dal suo sorriso, per alleggerire la gravità delle situazioni che la realtà ci mostra, dal suo sguardo profondo, per cogliere la sensibilità della persona che aveva di fronte. Molti altri giornalisti invece hanno chiuso la porta della vera informazione lasciando la gente nell'immaturità per un mondo nuovo da morelli.mariantonietta chiesa giulietto c jacopo bonfilicreare. Ha lasciato il suo esempio, ha mostrato cos'è la responsabilità professionale nei diversi servizi televisivi, dicendo solo la Verità, dove tutti sono contro di lui mentre lui esprime con coraggio, che grida la cronaca vera, senza alcuna ideologia precostituita, e illumina dal pregiudizio corrente dell'informazione non corretta i telespettatori e li scardina dall'indifferenza degli accadimenti. Una forma di insegnamento schietto che a chi lo ascolta ha modo di carpire il senso della vita in questo periodo storico, che libera l'uomo da qualsiasi dipendenza con cui il sistema occulto vuole soggiogarlo, attirando su di sé le ire funeste dei servitori del potere invitati negli studi televisivi. Ha sofferto perchè uomini, colleghi e non, non lo capivano o peggio non lo credevano. Ma ne è valsa la pena, non ha perso tempo. Ha accettato tutto con passione tornando sempre a lottare nei momenti difficili come un vero guerriero, per evitare che finissimo in un drammatico vicolo cieco. Il tuo contributo Giulietto rimane, ha germogliato nei giovani che hanno compreso la “porta di uscita” il riscatto di una umanità che progetti la piena realizzazione della forza dello spirito del singolo, così come hai intitolato una tua conferenza con il tuo collega e grande amico Giorgio Bongiovanni. La propensione dei giovani al profumo di libertà ha colto i tuoi semi capendo le esigenze e le trasformazioni di un mondo in evoluzione. Egli è un giornalista e politico, ricco di esperienza in entrambi i settori, corrispondente da Mosca per L'Unità, La Stampa, il Manifesto, Tg5, Tg1, Tg3, che ha raccontato la trasformazione dall'URSS comunista alla Russia moderna, le sue inchieste hanno interessato i temi dalle guerre in Medio Oriente fino alle contraddizioni della globalizzazione. Ha lasciato un'eredità, un testamento ed un messaggio che risplende sulla nuova generazione dell'Umanità nella lotta culturale: sui padroni universali di questo Pianeta che vogliono schiacciare le masse popolari, sulla preparazione della terza guerra mondiale che potrebbe annientare il genere umano, sui rischi della salute distruggendo le bellezze e sfruttando illimitatamente le risorse della Terra, infine nell'attualità sottolinea il cambio in corso di cui siamo stati investiti di sorpresa, tragica, da un virus, il coronavirus covid-19, che in realtà è un chiaro messaggio all'uomo. Giulietto lo spiega: tutta l'umanità ha vissuto chi in modo colpevole chi in modo inconsapevole una grande illusione. La grande illusione è che noi abbiamo pensato che potesse esistere uno sviluppo infinito del benessere e della quantità dei beni di cui potevamo fruire. È un errore, siamo stati tratti in inganno, siamo stati guidati da illusioni nella migliore delle ipotesi o da atteggiamenti di alcuni Stati che adesso alla luce di quello che sta accadendo non posso che definire criminali, c'ha portato nel drammatico coronavirus. Non abbiamo applicato per le nostre vite un equilibrio di ritmi di produzione e di consumo. Il nostro mondo, l'ecosistema, ha una caratteristica ciclica, noi stessi siamo un ciclo, il nostro corpo è un ciclo, noi siamo parte di cicli, moltissimi cicli, quello della terra attorno al sole, quello della terra attorno a sé stessa, quello dei ritmi della nostra vita fisico biologica. È un cambio d'epoca che si ripete. Poco prima di lasciarci definitivamente con il corpo ha insistito: è il momento di ridefinire il nostro ciclo per dare impulso alla vera innovazione, a un futuro che dovrà avere una normalità diversa, il tempo del risveglio di una rivoluzione culturale, affinchè la comunità mondiale non sia ferma di fronte al disastro ecologico e cieca di fronte a quella sociale, che conduce ad alta velocità dentro la catastrofe. La grandezza la nobiltà l'energia la forza l'eleganza la semplicità di Giulietto Chiesa rimarrà in tutti noi.

Mariantonietta Morelli



Te ne sei andato così, all'improvviso, lasciando un vuoto incolmabile. Un senso di solitudine, sgomento, smarrimento ci lascia addosso la tua partenza. In una guerra impari dove gli impavidi, i coraggiosi, gli arguti dotati di vera intelligenza sono veramente pochi rispetto alla grande massa umana inerme, narcotizzata e soggiogata dal potere, la caduta di un combattente del tuo calibro è un vero pugno nello stomaco. La tua audacia temeraria volta a smascherare le continue trame del potere e la tua universale visione del mondo saranno un vivo esempio per tanti giovani che incarneranno i tuoi eterni valori di pace e fratellanza tra i popoli contro la guerra e ogni tipo di violenza e discriminazione sociale.
Grazie Giulietto per la grande eredità che ci hai lasciato! Continueremo a combattere insieme, seppur fisicamente distanti, per quel futuro migliore per il quale ti sei battuto fino all'ultimo respiro.☀️

Sonia Cordella



È MORTO IL GIORNALISTA E POLITICO GIULIETTO CHIESA: AVEVA 79 ANNI

Giulietto Chiesa, giornalista e politico, è morto. La notizia del suo decesso viene data attraverso un post su Facebook dal vignettista Vauro. Chiesa è stato per molti anni corrispondente da Mosca di alcuni giornali e telegiornali italiani: L’Unità, La Stampa, il Tg5, il Tg1 e il Tg3. Negli ultimi anni le sue tesi sono più volte state definite complottiste. Così lo ricorda Vauro: "Giulietto Chiesa è morto. Non riesco ancora a salutarlo. Ricordo i suoi occhi lucidi di lacrime, a Kabul, davanti ad un bambino ferito dallo scoppio di una mina. È morto un uomo ancora capace di piangere per l’orrore della guerra. I suoi occhi sono un po’ anche i miei”.





L'ultimo intervento di Giulietto Chiesa, andato in onda via web con Manlio Dinucci, il giorno prima del suo decesso
.





GIULIETTO CHIESA

Giulietto Chiesa è morto. Non riesco ancora a salutarlo. Ricordo i suoi occhi lucidi di lacrime, a Kabul, davanti ad un bambino ferito dallo scoppio di una mina. È morto un uomo ancora capace di piangere per l’orrore della guerra. I suoi occhi sono un po’ anche i miei.

Vauro Senesi



È mancato #GiuliettoChiesa. Dirigente di partito prima, giornalista poi. Uomo ruvido e scomodo, ma animato da grande passione politica, forti valori democratici, senso della giustizia e della dignità. I suoi reportage sugli ultimi anni dell’URSS un must del giornalismo di qualità.

Piero Fassino



GIULIETTO CHIESA, OGGI PIANGO UN COMPAGNO. PER TUTTA LA VITA SI È BATTUTO PER LA LIBERTÀ E LA GIUSTIZIA

Ricordare Giulietto Chiesa significa parlare di una persona che sentivo dalla stessa parte della barricata. Una persona molto diversa da me, con sensibilità, priorità e comportamenti diversi dai miei, ma che – nella complicata traversata di questa esistenza che siamo chiamati a vivere sulla terra – era indubbiamente dalla stessa parte della barricata.

Innanzitutto sul piano morale. Giulietto era in grado di indignarsi, di soffrire per le ingiustizie. Non era un cinico. La lunga militanza politica non l’aveva portato ad assumere quel tratto di realismo nichilista che sovente connota anche coloro che continuano a battersi per la giustizia. Confrontarsi con le sofferenze umane è faticoso e soffrire è faticoso. La tentazione di costruire una corazza che – magari ammantata di motivazione politiche – permetta di porre una distanza maggiore tra la sofferenza e il nostro io, è una tentazione forte, comprensibile.
Mi pare che Giulietto abbia in questo saputo mantenere una forte tensione morale, una capacità di indignarsi, di soffrire. Una capacità di restare umano. Non è cosa da poco e considero questo modo di approcciarsi al mondo il punto fondamentale per poterlo modificare positivamente. Non è un punto direttamente politico, è un punto metapolitico, un tratto etico e antropologico. E’ un modo di guardare al mondo che non solo ritengo essenziale ma che ho riscontrato nella coscienza di Giulietto, nel suo modo di porsi prima ancora che nelle sue realizzazioni.

In secondo luogo sul piano politico. Giulietto stava dalla parte della lotta per la libertà, contro la guerra, contro il liberismo, l’imperialismo. Ci stava in modi assai diversi dai miei, sia sul piano analitico che sul piano dei percorsi politici, ma indubbiamente Giulietto, in perfetta buonafede ha passato l’esistenza a cercare di trovare i modi più efficaci per combattere la stessa battaglia che grossomodo cerco di combattere anch’io: la lotta per la libertà e la giustizia, la lotta affinché gli uomini e le donne possano liberamente scegliere il proprio futuro, senza essere piegati e costretti dai potentati di turno.

Indubbiamente Giulietto aveva una torsione che io considero – semplificando per brevità – complottista. Avremmo potuto discutere per anni sugli errori analitici e politici che ognuno dei due attribuiva all’altro. Ma questa era comunque una dialettica tra persone che si battevano per la libertà e che – di tanto in tanto – erano in grado di riconoscere le cose buone che derivavano dalla prassi posta in essere dall’altro.

Per questo oggi piango un compagno, una persona sensibile che si batteva per le cose giuste, in primo luogo per la pace, contro la guerra e parte rilevante di questo dolore è data dalla consapevolezza che non potremmo più discutere e – perché no – litigare.

Paolo Ferrero - Rifondazione Comunista - vicepresidente Partito della Sinistra Europea



RUSSIA: GOVERNATORE CRIMEA RICORDA GIULIETTO CHIESA, "AMICO DEL NOSTRO PAESE"

Il governatore della Crimea, Sergej Aksenov, ha espresso le sue condoglianze per la morte del giornalista e politico italiano Giulietto Chiesa. "Giornalista di talento, scrittore, personaggio pubblico, (Chiesa) era un grande amico del nostro paese, ha ripetutamente visitato la Crimea russa, partecipando alla delegazione italiana al Forum economico internazionale di Yalta. Giulietto Chiesa, a differenza di molti suoi colleghi occidentali, non ha mai avuto paura di andare controcorrente e di dire la verità sulla Crimea", ha scritto Aksenov sulla sua pagina della piattaforma online VKontakte (il Facebook russo). Secondo Aksenov, Chiesa ha fatto di tutto per trasmettere la "verità" alla comunità internazionale per "dissipare i miti della propaganda" e per rompere il "blocco mediatico" nei confronti della Crimea. "Esprimo le mie più sentite e sincere condoglianze alla famiglia e agli amici di Giulietto Chiesa. Il suo ricordo rimarrà per sempre nei nostri cuori", ha concluso Aksenov. Chiesa, morto oggi all'età di 79 anni, aveva lavorato a Mosca per oltre 20 anni come corrispondente per i quotidiani "L'Unità" e "La Stampa". Nel 2004 fu eletto al Parlamento europeo, lavorando in diverse commissioni parlamentari come membro della delegazione della commissione parlamentare Ue-Russia. (Rum)

Sergej Aksenov, Agenzia Nova



E' morto Giulietto Chiesa uno dei pochi giornalisti a difesa di #Assange

Wikileaks Italian



GIULIETTO CHIESA: LA FINTA COMMOZIONE DEI MEDIA MAINSTREAM CHE LO ATTACCAVANO IN VITA

Ora tutti quelli che lo additavano come complottista, filo-russo si sperticheranno in lodi, lo saluteranno come "il grande Giornalista, inviato".
Da anni aveva denunciato la manipolazione dell'informazione, soprattutto della televisione, ci aveva messo in guardia su quello che stava accadendo nel mondo dei media, che ci sarebbero stati sempre meno spazi per contrastare il pensiero unico.
Tu, caro Giulietto con coraggio e onestà hai sempre portato avanti le tue posizioni, su temi scottanti, sulle guerre genocide della NATO, sulla Russia, sulla Siria, senza nessuna paura, nonostante i feroci attacchi di chi magari oggi finge commozione per la tua scomparsa.
La tua battaglia per un'informazione libera ed un mondo più giusto continuerà.
Fonte: L'antiDiplomatico

Tratto da: parstoday.com



Caro Giulietto,
hai raccontato la guerra sempre dalla parte degli ultimi. Ci mancherai. Gino.

Gino Strada



IN RICORDO DI GIULIETTO

Ho conosciuto di persona Giulietto Chiesa nel 2010. Come personaggio pubblico lo seguivo già da molti anni, ovviamente. Si rese disponibile con meravigliosa umiltà a scrivere la prefazione del libro che ero in procinto di pubblicare. Anche se ero un autore esordiente, e lui era oberato di lavoro ed impegni (soprattutto viaggi, come sempre), volle ugualmente sottrarre del tempo alle sue festività natalizie in famiglia pur di non mancare all'impegno. Non aveva niente da ricavarci, a parte la mia riconoscenza e amicizia, ma riteneva l'argomento importante, e questo era tutto.
Ci ritrovammo a collaborare, gomito a gomito, qualche tempo dopo quando diventai segretario nazionale di Alternativa, il laboratorio politico che aveva fondato, e per il lancio di PandoraTV, la sua ultima preziosa creatura. Fu un periodo relativamente breve ma intensissimo. Era un maestro di giornalismo e di attivismo politico, era un Maestro.
Ogni volta che ci si ritrovava insieme, in particolare per qualche viaggio/conferenza, rimanevo ogni volta sorpreso dalla sua vorace curiosità. Chiedeva di tutto, voleva sapere di tutto, continuamente domandava e si interessava.
Quando noi "giovani" (amava circondarsi di collaboratori più giovani) eravamo esausti per i tour vorticosi a cui si sottoponeva, lui trovava sempre una cosa nuova per cui entusiasmarsi con la gioia di un bambino. E ci sfotteva, perchè eravamo dei mollaccioni. Sì, era di un'altra tempra, di un'altra generazione, quella che ha fatto l'Italia del dopoguerra e che comincia a venirci meno. Per questo lo consideravamo in qualche modo indistruttibile, forse immortale.
Sono sicuro che quando avrà visto tra la folla quella nera signora, avrà sollevato il folto e nervoso sopracciglio e il mitico baffo si sarà piegato nel suo inconfondibile beffardo sorriso: "Proprio il giorno della ricorrenza di Chernobyl? Dev'esserci qualcosa sotto...".

Simone Santini



GIORNALISTI. ACERBO: GIULIETTO CHIESA INTELLETTUALE NON CONFORMISTA

"Con Giulietto Chiesa il nostro paese perde un giornalista e un intellettuale non conformista. Politicamente il suo itinerario post-comunista ci ha qualche volta lasciati perplessi, ma lo abbiamo sempre apprezzato per il suo schierarsi sull'essenziale - il no alla guerra, l'indipendenza dal potere, la difesa della Costituzione - sempre dalla parte giusta mentre il grosso dell'ex-PCI e della sinistra diventava progressivamente neoliberista e atlantista. Lo ricordiamo corrispondente da Mosca de L'Unità sostenitore del tentativo riformatore di Gorbaciov che ci aiutò a capire tutte le contraddizioni e le difficoltà che incontrava". Così in una nota Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista - Sinistra Europea. "Fu profetico del giudicare negativamente il sostegno occidentale a Eltsin- ricorda- e coraggioso nel contrastare la russofobia della nuova guerra fredda. Lui che aveva presentato come irreversibile la crisi del sistema sovietico e che aveva dato voce agli intellettuali critici antistalinisti come Medvedev nella nuova fase ha con coraggio difeso le ragioni della Russia e sovente anche quelle dell'ex-Urss da una propaganda Nato che monopolizza l'informazione. Al contrario di gran parte dei sostenitori dello scioglimento del Pci non perse la capacità di indignarsi di fronte alla prepotenza e ai crimini dell'Occidente e dell'impero USA. Il nostro paese perde una voce critica di cui sentiremo la mancanza", termina Acerbo.

Maurizio Acerbo, (Sor/Dire)



GIORNALISTI: LOMBARDI, 'CORDOGLIO PER GIULIETTO CHIESA, COSCIENZA IMPAVIDÀ

"Profondo cordoglio per la morte di GIULIETTO CHIESA. Perdiamo una coscienza critica e impavida del nostro tempo, una voce fuori dal coro nell'assordante e chiassoso panorama mediatico, preda del main stream. Restano a futura memoria le sue analisi taglienti e raffinate #26aprile". Lo scrive in un tweet il consigliere regionale del Lazio, Roberta Lombardi.

Adnkronos



GIULIETTO CHIESA, UN GIGANTE DELL’INFORMAZIONE (AUTENTICA)

Giunge inattesa la tragica notizia della scomparsa improvvisa di Giulietto Chiesa, uno degli ultimi, autentici giornalisti italiani. Era nato ad Acqui Terme, in Piemonte, il 4 settembre 1940; avrebbe traguardato i Settanta dunque per giungere ad avviare l’ottavo decennio di vita tra qualche mese. Non gli è stato concesso. E ne sono, ne siamo, credo, davvero rammaricato e dispiaciuto.

Militante e poi dirigente del PCI, era stato a lungo corrispondente da Mosca per “l’Unità”, e aveva costruito una competenza eccezionale sul mondo russo e slavo. Giulietto era un reporter “vecchia scuola”, come si dice. Andava alla ricerca dei fatti, come erano realmente accaduti, intervistava testimoni, cercava prove: documentava, e raccontava, sulla base dei documenti. Il suo lavoro ha testimoniato, in una intera vita, purtroppo bruscamente interrotta, che il giornalista e lo storico svolgono la medesima attività: raccontano ciò che è accaduto, sulla base di prove, ossia di documenti, dopo averli selezionati in base alla loro autenticità e attendibilità. E Chiesa è stato un giornalista capace di dare dei punti agli storici professionali.

Nei trattati di metodologia storiografica (e io stesso l’ho fatto) viene ricordato il merito di Chiesa, corrispondente della “Stampa” da Mosca: correva l’anno 1992; e “La Stampa” aveva Chiesa come corrispondente dalla Russia, mentre oggi è divenuta il principale semenzaio italiano della russofobia (ruolo che forse sarà ora occupato da “la Repubblica”, dopo il cambio di direttore…). In sintesi, la tenacia e il rigore di Chiesa furono decisivi nello smascherare la manipolazione compiuta dallo storico togato Franco Andreucci su di una lettera del 1943 di Palmiro Togliatti rinvenuta negli Archivi del PCUS allora appena aperti e sottoposti a ogni sorta di saccheggio, prima che venissero nuovamente, e giustamente chiusi, onde evitare la prosecuzione di una sorta di libero mercato. La lettera di Togliatti fu pubblicata con gran clamore dal più esposto dei media filocraxiani, “Panorama”, in vista delle elezioni imminenti della primavera.

Era il 1° febbraio 1992: ironia della storia, pochi giorni dopo un altro Chiesa, omonimo di Giulietto, Mario Chiesa veniva arrestato su mandato della Procura di Milano, e partiva Mani Pulite che avrebbe travolto con il PSI di Craxi, l’intera classe politica nazionale.

La lettera doveva dimostrare il famoso “cinismo” di Togliatti, allora esule a Mosca, il quale (stando ad Andreucci) si augurava, fregandosi le mani, magari con un ghigno satanico, la morte di soldati italiani caduti prigionieri nella sciagurata “campagna di Russia” voluta da Mussolini, onde far prendere coscienza al popolo italiano di quanto fosse inutile, dannosa e sciagurata quella guerra fascista.

Giulietto Chiesa sentì puzza di bruciato e volle recarsi agli Archivi e controllare puntualmente, e puntigliosamente, quel documento: nella “collazione” dei testi, come si dice in linguaggio filologico, ossia nel confronto ddell’originale da lui visionato con il testo pubblicato su “Panorama”, e rilanciato da vari media, Chiesa rilevò ben 12 punti difformi, ossia dei passaggi della lettera originale che erano diversi in quella diffusa. Lo storico si difese inizialmente parlando di errori involontari di trascrizione, di documento giuntogli in fotocopia, in parte dettatogli al telefono… Giunse persino a parlare di una propria volontà di rendere “più efficace” il documento. In chiave anticomunista e craxiana, naturalmente: era l’epoca in cui larga parte della intellettualità comunista era passata armi e bagagli a Craxi per poi spostarsi un paio d’anni dopo verso Arcore, dove li attendeva a braccia spalancate Silvio Berlusconi. Le “interpolazioni” di Andreucci erano significative e volevano “dimostrare” una tesi pregiudiziale, invece che “mostrare” le cose nella loro effettualità: il capo comunista in sostanza affermava, scrivendo al compagno Vincenzo Bianco, che bisogna far pesare nella trattativa i prigionieri italiani in Russia. Tutto qui. Mentre lo storico aveva calcato la mano, con i suoi “interventi” sul testo originale, al punto che, riprendendo le frasi manipolate da Andreucci, Cossiga (indimenticabile presidente della Repubblica!), si lanciò in una clamorosa intemerata contro i comunisti, a partire dal loro capo, definendolo “vigliacco, traditore e assassino”, dando segno non soltanto di una visione storico-politica errata e distorta, ma di una mente ormai palesemente disturbata. Insomma, si trattò di un peccato capitale per un “professionista” della ricerca storica, denunciato, prove alla mano, da un “dilettante”: il giornalista sconfiggeva clamorosamente lo storico.

Basterebbe questo episodio per ricordare e apprezzare Giulietto Chiesa. Il quale continuò la sua carriera di professionista dell’informazione, passando dalla carta stampata (ultima testata per cui lavorò è stato “il Manifesto) alle reti televisive, affiancando al lavoro propriamente giornalistico, una intensissima attività di studioso di geopolitica, di ambiente, e soprattutto delle nuove guerre, pubblicando centinaia di articoli, e una dozzina di libri che costituiscono oggi fonte preziosa per chi voglia ricostruire gli ultimi decenni del Novecento i primi del Duemila. Cito per tutti La guerra infinita (Feltrinelli, 2002), uno dei primi tentativi di comprendere la natura delle new wars, denunciando la pericolosa china in cui il mondo, dopo la fine dell’URSS, si era messo. Importantissimo fu il suo lavoro, con altri, a cominciare, per indagare su eventi come i fatti di Genova del 2001 (G8-Genova, Einaudi, 2001), o l’inchiesta per tanti versi sconvolgente sull’11 settembre, con il volume e film Zero. Inchiesta sull’11 settembre (con la collaborazione di Roberto Vignoli Piemme, 2008). Fu proprio quella inchiesta che appiccicò su Chiesa l’etichetta di “cospirazionista”. Ma con gli anni i dubbi si moltiplicarono e le notizie che giungevano dagli stessi ambienti giornalistici e politici statunitensi generavano nuovi interrogativi: invece di chiarirsi, i fatti, col tempo, appaiono sempre più intorbidati da un fumo denso come quello che avvolse le Torri. Forse il “complottista” Giulietto non aveva poi tutti i torti a dubitare della verità ufficiale. Nella sua ansia indomita di fare e informare, Giulietto fu anche parlamentare europeo, eletto nel 2003 in uno bizzarro raggruppamento (che comprendeva Occhetto e Di Pietro). Si trattò di una esperienza che gli permise di ampliare il suo raggio di interessi, e la sua rete di relazioni internazionali, che seppe poi mettere a fuoco con grande efficacia.

Fu insomma, uno straordinario “storico del tempo presente”, Giulietto, capace di andare a fondo nella ricerca della verità, spingendosi oltre le verità ufficiali, svolgendo un compito di smascheratore di falsità, e di minatore che scavava, scavava, cercando sempre di giungere ai nodi delle questioni, con una visione che col tempo divenne sempre più planetaria. E ebbe la grande intuizione, che libri e giornali non fossero sufficienti, ma che occorresse una televisione, una tv capace di raccontare la verità, quella verità che i media mainstream, appartenenti a pochi gruppi finanziari, nascondevano o manipolavano. Occorreva risvegliare i dormienti, e dare voce ad analisti seri, a studiosi competenti, ad autentici reporter. Nacque così “Pandora TV”, la più temeraria operazione di un network televisivo alternativo, divenuta un insostituibile presidio per chi oggi voglia informarsi. “Un’altra visione del mondo”, si legge nel suo logo: ed era del tutto vero.

Due giorni fa la sua ultima diretta su quegli schermi (https://youtu.be/e6jG2JgPWak)
E ora non avremo più questo punto di riferimento, questa bussola preziosa per orientarci nel mondo sempre meno vasto ma sempre più terribile.

Addio, Giulietto. Con la tua morte, l’informazione, quella autentica, perde un gigante.

Angelo d’Orsi



Ciao Giulietto ????. Giulietto Chiesa morto: giornalista e politico, aveva 79 anni.

Fiorella Mannoia



LA MODESTIA DI UN UOMO LIBERO

Libertà. Ci si riempie la bocca di questa parola ma non è poi un bene così diffuso, anzi.
Oggi sopratutto, in questi giorni di menzogna. Un bene contingentato, direi.
Proprio per questo quando si incontra un uomo libero ci sembra di incontrare un alieno.
E quando ci lascia ci sentiamo tutti meno liberi.

E Giulietto Chiesa – giornalista ed autore di eccellenza – che, pur avendo preso le mosse dalla chiusura dottrinaria del PCI degli anni ’50 e da un materialismo di fondo, è giunto all’apertura ed al profondo interesse verso ogni diversa visione del mondo, è stato un uomo autenticamente libero.

Nel corso del mio intervento nell’incontro di Roma a Febbraio per il lancio del Centro di Gravità – il progetto da lui ideato e di cui è stato l’animatore instancabile sino ad oggi – avevo parlato anche di spiritualità e del pensiero di Steiner e Scaligero.
Dopo qualche minuto mi si era avvicinato facendomi i complimenti per quanto avevo detto.
Libertà, dicevamo, interiore ed esteriore.

Venerdì sera l’ho visto per l’ultima volta in video. Nelle ultime frasi pronunciate in tale occasione aveva caldeggiato la mia idea di lavorare ad un manifesto comune di medici e scienziati in appoggio ad una vera scienza. Proprio perché – di fronte alla generale follia ed appiattimento in nome di una scienza al servizio della politica e del denaro – assistiamo oggi ad un numero crescente di scienziati e di medici che prendono le distanze dalle “verità” di regime ma lo fanno spesso timidamente per paura di ritorsioni e in modo individuale. Solo un ampio numero di professionisti di rilievo – coesi e convergenti su un documento comune – potrebbero tener testa senza timori alle reazioni da Santa Inquisizione che i singoli hanno dovuto – e devono – affrontare.
Ci dovevamo rivedere stasera per approfondire l’argomento, ma il destino ha deciso diversamente.

Un destino davvero difficile da digerire che ci turba profondamente e che ci pone molte domande sul futuro.

Cosa mi ha colpito di più in Giulietto?

Forse il suo interesse autentico, profondo, per ciò che gli veniva incontro come pensieri, individualità, eventi.
Un interesse quasi fanciullesco, la passione della conoscenza, la volontà di verità ed il senso di responsabilità nel diffonderla.

E poi la modestia.

Quella per cui, richiesto di dire qualcosa a conclusione dell’incontro di venerdì sera – non mi dimenticherò mai le sue parole – confessava di non sentirsi di farlo, di voler prima approfondire gli argomenti trattati.
La modestia di Socrate.

Ecco come lo voglio ricordare, libero e modesto.

Piero Cammerinesi



Caro Giulietto,
ci eravamo sentiti al telefono l'ultima volta pochi giorni fa. Come sempre facevi progetti, legavi la tua energia sempre fresca a una rete di relazioni umane e politiche, sentivi l'urgenza di costruire le difese dell'umanità di fronte alle crisi di interi sistemi. Ci arrivavi molto prima degli altri, perché pensavi liberamente, e da angolazioni scomode che altri fuggivano.
Sei stato il giornalista che meglio seppe raccontare la fine dell'Urss, e con questo affinasti un fiuto speciale per notare i piedi d'argilla su cui crollano i colossi della Storia, i segni inquietanti che rivelano la fragilità dell'intera civiltà contemporanea, esposta alla sua stessa potenza apocalittica.
Ho davanti a me il tuo saggio del 2002 "La guerra infinita" con cui descrivevi con esattezza la futura guerra in Iraq e le sue conseguenze, mentre quasi tutte le redazioni che contano erano a prendere farfalle e a darti del complottista, fino a lasciare questo stigma nei loro frusti coccodrilli di oggi.
A fianco vedo "Barack Obush", il libro che scrivemmo assieme nel 2011 in due settimane, dove fu emozionante e febbrile il racconto in anticipo del caos libico e siriano causato da potenze miopi con la complicità di media sempre meno attendibili.
E accarezzo la copertina di "Invece della catastrofe: perché costruire un'alternativa è ormai indispensabile". Ai tempi del Coronavirus, questo tuo libro del 2013 ha già nel titolo uno sguardo irrinunciabile per capire il nostro tempo.
Ma non hai mai fermato alle pagine scritte il tuo grande impegno. Non solo da eurodeputato (2004-2009). Giravi fino all'ultima saletta di provincia per parlare, ascoltare, costruire relazioni di cittadini attenti e inquieti.
Spesso in mezzo al folto pubblico che ti ascoltava si trovavano anche i giornalisti, affascinati dalla lucidità estrema con cui collegavi i fatti in un modo lontanissimo dalla loro prassi. Rimanevano lì per lì impressionati dalla forza precisa delle tue parole. Tuttavia, al momento di scrivere, riprendeva tutta la sua forza il sistema di idee e carriere in cui si collocavano, mentre tu ritornavi a essere ai loro occhi un profeta alieno, sul filo della follia e dell'esaltazione.
Dove loro si illudevano di cogliere l'inerzia oculata di un ordine imperiale, sorvegliato dalla saggezza dei finanzieri e non minacciato da alcun vero cambiamento, tu vedevi la ben diversa verità effettuale.
Ti vedo ancora a tavola con i commensali che avevano modo di conoscerti meglio, con la tua aneddotica infinita sulla tua fantastica esperienza russa, e con le tue mirabolanti barzellette georgiane, che aprivano squarci sorprendenti e allegri sulla varietà dello spirito umano.
E non so come facessi a trovare alla soglia degli ottanta anni il tempo per dedicare due ore al giorno allo studio del cinese. Con ottimo accento genovese.
Arrivederci Giulietto. Spero che molti capiscano che dobbiamo cercare dei maestri. E tu un maestro lo sei, oltre le contingenze di questo pianeta che anche oggi ci fa fare un giro intorno al sole, come amavi dire dagli schermi di Pandora TV.

Pino Cabras



CHIESA: LOMBARDI (M5S), PERDIAMO COSCIENZA FUORI DAL CORO

"Profondo cordoglio per la morte di Giulietto Chiesa. Perdiamo una coscienza critica e impavida del nostro tempo, una voce fuori dal coro nell'assordante e chiassoso panorama mediatico, preda del main stream. Restano a futura memoria le sue analisi taglienti e raffinate". Così in una nota la capogruppo M5s in Consiglio regionale del Lazio Roberta Lombardi.


Roberta Lombardi, ANSA




MORTO GIULIETTO CHIESA, IL CORDOGLIO DI ACQUI TERME

"Con la scomparsa di Giulietto Chiesa muore una figura emblematica del giornalismo italiano. Ha speso un'intera vita a raccontare il mondo: dalla vita quotidiana dell'Unione Sovietica fino alla sua fine, dagli sconvolgimenti della guerra in Afghanistan alla globalizzazione". Lo afferma Lorenzo Lucchini, sindaco di Acqui Terme (Alessandria), cittadina che ha dato i natali al giornalista morto oggi. "Sono molto dispiaciuto per la scomparsa di questo caro e illustre cittadino - aggiunge - che ha avuto i natali ad Acqui Terme. Esprimo le mie condoglianze a tutti i familiari e agli amici, a nome di tutta la comunità".


Lorenzo Lucchini
, ANSA



#GiuliettoChiesa era un uomo libero. La sua forza e la passione sincera per le sue idee è una delle cose che ci mancherà di più. Addio Giulietto!

Myrta Merlino



Conobbi #GiuliettoChiesa circa 7 anni fa e con lui iniziai a confrontarmi sulla geopolitica e sul pericolo del pensiero unico. Spesso non eravamo d'accordo ma ogni volta avevo la sensazione che mi lasciasse dentro qualcosa d'importante cui pensare. Se ne va un uomo libero. Addio.

Manlio Di Stefano



Giulietto Chiesa, ha lasciato questo mondo. Mente lucida e appassionata, lascia un enorme vuoto nel panorama informativo. La sua voce fuori dal coro del politicamente corretto -che lo ha avversato in tutti i modi-, ci ricorda che la Verità si paga con il prezzo della coerenza.

Don Lazzara



Non sono mai riusciti ad ingabbiarlo. Una voce libera Cuore rosso nella cloaca del meinstream, che lo ha sempre dileggiato. Condoglianze alla famiglia. Che la terra ti sia lieve #GiuliettoChiesaCuore rosso

Andrea Toni



Addio #GiuliettoChiesa
Grandissimo giornalista, coraggioso combattente. Una voce fuori dal coro di ripetitori acritici. Difensore di "un'altra visione di mondo."
Ho avuto l'onore di parlargli di persona e ringraziarlo per l'enorme lavoro svolto.
Grazie Giulietto, per tutto.

Matteo Brandi



E’ morto Giulietto Chiesa, un giornalista bravo e coraggioso.

Vladimiro Giacché



È morto il giornalista Giulietto Chiesa. Sebbene fossimo spesso in disaccordo con le sue idee non mancava mai di confrontarsi anche con chi, come noi, la vedeva diversamente da lui. Condoglianze alla famiglia di un uomo sicuramente libero.

GeopoliticalCenter

 



In ricordo di Giulietto Chiesa.
Un uomo di grande onestà intellettuale, comunque la si pensi.

Annamaria Brambilla



Morto #GiuliettoChiesa Ho ancora davanti lo sguardo ironico con cui mi scriveva la dedica sul suo libro sulla caduta del Muro. Giornalista. Inviato dell'Unità a Mosca. Collega al Parlamento Europeo. Non eravamo d'accordo su un sacco di cose, ma sono davvero molto dispiaciuto. RiP

Marco Rizzo



#GIULIETTO_CHIESA

Muore una grande voce fuori dal coro.
Amante della verità a prescindere da qualsiasi colore politico.
Che tu possa riposare in pace.
Onore ad un grande uomo.
Un abbraccio di cordoglio a tutti familiari.

Claudio Coccarelli



I giornalisti che lasciano un segno sono quelli che ti stimolano a pensare. E non è importante essere d'accordo con loro o meno. È importante che ti abbiano fatto alzare gli occhi dal foglio per riflettere. Addio #giuliettochiesa

Riccardo Cucchi



Ciao Giulietto, sei stato un grade uomo, ricorderò con affetto i caffè presi insieme.
Adesso resta il tempo della preghiera.
#giuliettochiesa

Enzo Pennetta



ADDIO A GIULIETTO CHIESA, TESTIMONE DELLA PERESTROJKA

Il giornalista è morto a Roma, aveva 79 anni. Fu tra i primi a raccontare in Italia il lato oscuro dell'Unione Sovietica

I giornalisti di solito raccontano la Storia. Giulietto Chiesa, scomparso a Roma all'età di 79 anni, ha contribuito a farla. Il suo ruolo nel raccontare l'Unione Sovietica, come corrispondente da Mosca dell'Unità per un decennio, dal 1980 in poi, ha contribuito in modo notevole al distacco del Partito Comunista Italiano da quello sovietico, in pratica alla rottura fra il Pci e l'Urss.

I suoi articoli svelarono per la prima volta ai militanti comunisti del nostro Paese, perlomeno a quelli fra loro che per le informazioni si fidavano esclusivamente del quotidiano del partito, che l'Urss non era il paradiso dei lavoratori: che a Mosca c'erano criminali, prigioni, corruzione, ingiustizie, soprusi, drammatiche carenze dei generi di prima necessità e che, in definitiva, il comunismo era un regime totalitario senza scusanti. Quando tornava in Italia per partecipare ai Festival dell'Unità, molti "compagni", delusi e stupefatti, lo insultavano come un traditore e gli tiravano perfino i pomodori. Enrico Berlinguer, allora segretario del Pci e protagonista della svolta nei rapporti con Mosca, subì fortissime pressioni interne per rimuovere Chiesa dall'incarico. Ma non cedette, perché aveva evidentemente bisogno di lui nella sua marcia di allontanamento dal socialismo reale.

In seguito, Giulietto ha ricoperto lo stesso incarico da Mosca per La Stampa, a cui fu chiamato dal direttore Paolo Mieli e dal condirettore Ezio Mauro: anche quello un ruolo carico di significato extra-giornalistico, per il passaggio senza precedenti di un corrispondente dall'Urss dal giornale del Pci a quello della Fiat. Negli anni della perestrojka, insieme alla moglie Fiammetta Cucurnia, corrispondente da Mosca di Repubblica, Chiesa conobbe da vicino Mikhail Gorbaciov e la moglie Raissa, finendo per diventarne, dopo il crollo dell'Urss, intimo amico: l'ex-leader del Cremlino andava spesso a cena nella casa moscovita di Giulietto, un'amicizia proseguita nel tempo fino ai giorni nostri.

Paradossalmente, negli anni di Putin, quando ha continuato a frequentare assiduamente la Russia pur essendo tornato a vivere a Roma, Chiesa ha preso una posizione opposta a quella del periodo cruciale in cui fu corrispondente dell'Unità: lui che aveva demitizzato l'Unione Sovietica comunista, era diventato il difensore del nazionalismo putiniano, rimproverando all'Occidente di non riconoscere i legittimi interessi di Mosca a fronte del collasso sovietico e dell'espansione della Nato fino ai suoi confini.

Ha fatto molto altro, in una vita contrassegnata da un attivismo frenetico, Giulietto Chiesa: ha scritto tanti libri, "La rivoluzione di Gorbaciov" insieme allo storico russo Roj Medvedev e "Cronaca del golpe rosso" sul tentato colpo di stato contro la perestrojka nell'estate 1991 fra i più interessanti; è stato parlamentare europeo, eletto nella lista Di Pietro-Occhetto, dopo avere lasciato il Pd, erede del Pci di cui era stato dirigente e sindacalista a Genova negli anni della gioventù; ha fondato in epoca recente una rete televisiva online, PandoraTv, fonte di forti polemiche per il suo atteggiamento filo-russo. E si era fatto ultimamente fama di cospirazionista per una serie di inchieste su presunti complotti dietro l'attacco all'America dell'11 settembre 2001 e su altre vicende internazionali.

Chi scrive lo ha conosciuto bene, come collega di innumerevoli viaggi di lavoro, da un capo all'altro dell'Urss, in Cecenia, in Afghanistan, in Cina, e chi lo ha visto da vicino non può fare a meno di ricordare anche il lato più personale e privato di Giulietto: che parlava il russo alla perfezione (e - come scherzavamo spesso - aveva un'impressionante rassomiglianza con Stalin e Saddam Hussein); era uno straordinario raccontatore di barzellette, anzi di "anekdot", gli aneddoti russi, da elargire durante interminabili brindisi a base di vodka durante i pasti, che sono un'arte a sé; un appassionato giocatore di scacchi, altra tradizione russa, e subire scacco matto, quando raramente succedeva, lo rendeva furioso; un ballerino instancabile. Grazie alle apparizioni alla tivù russa, era popolare a Mosca come e più che in Italia. Una figura, insomma, "larger than life" come si dice in inglese, più grande della vita stessa. Ora sembra quasi impossibile che questo tornado di uomo, giornalista, polemista, ci abbia lasciati e dover fare le condoglianze alla moglie Fiammetta e al figlio che tanto lo hanno amato.

Enrico Franceschini, La Repubblica



MORTO GIULIETTO CHIESA. GRAVE LUTTO NEL MONDO DEL GIORNALISMO SCOMODO

Lo abbiamo visto ancora ieri in un convegno on line sul “Virus della guerra”. Adesso arriva la notizia. La prima reazione è no, non è possibile. E invece sì, Giulietto Chiesa, uno dei giornalisti più impegnati e più scomodi, uno di quelli con cui potevi scontrarti e urlare ma al quale non potevi non riconoscere onestà morale e intelligenza, ieri, a 79 anni è improvvisamente morto.

Per chi lo conosceva e ne conosceva l’energia intellettuale la notizia ha dell’incredibile. Sarà stato un infarto, quel male al cuore che porta via le persone sensibili alle ingiustizie del mondo con un dolore che s’insinua nelle vene fino a far scoppiare letteralmente il cuore! O forse un ictus. Al momento in cui scriviamo non si sa ancora, ma la notizia arriva fulminante. E ingiusta.

In passato chi scrive ebbe modo di incontrarsi e di scontrarsi con lui. Anche mezz’ora di toni violentissimi da entrambe le parti, ma questo non ha tolto il rispetto e la stima per un uomo che non ha mai temuto di perdere la “pacca sulla spalla” del potere e che si è inimicato tanti giornalisti suoi colleghi, spesso di livello incomparabilmente inferiore, ma ligi al potere (o, se volete, al dovere, quello di obbedire) e tanti politici a cui la sua “spregiudicatezza” dava molto fastidio.

Era stato una firma del vecchio Paese Sera, per molti anni era stato corrispondente da Mosca per l’Unità, per la Stampa e per alcuni Tg. La sua vita è sempre stata segnata dall’impegno politico a sinistra e sempre è stato un giornalista scomodo. Tanto amato e tanto avversato proprio per questa sua caratteristica.

Non sappiamo ancora di cosa sia morto, ma proprio perché pensiamo che l’abbia tradito il cuore lo ricordiamo con alcuni versi del poeta Nazim Hikmet che aveva reso in forma poetica quel male che lo opprimeva, l’angina pectoris, perché il suo cuore era in collegamento stretto col mondo e col suo dolore.

“Se qui c’è la metà del mio cuore, dottore, l’altra metà sta in Cina nella lunga marcia verso il Fiume Giallo.
E poi ogni mattina, dottore, ogni mattina all’alba il mio cuore lo fucilano in Grecia… E poi sono dieci anni, dottore, che non ho niente in mano da offrire al mio popolo niente altro che una mela una mela rossa, il mio cuore.
È per tutto questo, dottore, e non per l’arteriosclerosi, per la nicotina, per la prigione, che ho quest’angina pectoris…”

Ora una voce scomoda non c’è più, ma abbiamo i suoi libri, i video con le sue interviste e tanto, ma proprio tanto su cui seguitare a riflettere e, se del caso, a contestare. Senza perdere il rispetto per un uomo che difficilmente il giornalismo attuale potrà rimpiazzare.
Non ci sentiamo di dire riposa in pace, perché Giulietto Chiesa non riposerà in pace, aveva ancora troppo da dire. Ma per lui parlerà l’eredità che ci ha lasciato e che seguiterà a farci discutere.

Quindi il nostro ultimo saluto è: che la terra ti sia lieve, Giulietto.

Patrizia Cecconi



GIORNALISTI: BETTINI, 'CHIESA GRANDE GIORNALISTA E INTELLETTUALE COMUNISTA'

"Con Giulietto Chiesa se ne va una grande giornalista, studioso e intellettuale comunista. Appassionato, critico e coraggioso. Anche quando ha espresso le idee più estreme ha mantenuto il rispetto e la gentilezza che lo hanno sempre contraddistinto. Ci siamo sentiti qualche mese fa e ci siamo promessi di incontrarci per parlare. Mi dispiace che questo non sia potuto avvenire". Con un post sul suo profilo Facebook, Goffredo Bettini (membro della direzione nazionale del Pd) ricorda il giornalista Giulietto Chiesa scomparso oggi.

Goffredo Bettini, Adnkronos



LUTTO NEL MONDO DEL GIORNALISMO: È MORTO GIULIETTO CHIESA. A VELLETRI DISSE: "L’ONESTO SI GUARDA ALLO SPECCHIO E SI SPUTA IN FACCIA SE HA SBAGLIATO"

Apprendiamo con sgomento l’improvvisa scomparsa di Giulietto Chiesa, giornalista stimato e professionale, sempre fuori dagli schemi. Ne dà notizia il vignettista Vauro Senesi sul suo profilo Facebook.
“Giulietto Chiesa è morto. Non riesco ancora a salutarlo. Ricordo i suoi occhi lucidi di lacrime, a Kabul, davanti ad un bambino ferito dallo scoppio di una mina. E’ morto un uomo ancora capace di piangere per l’orrore della guerra. I suoi occhi sono un pò anche i miei”. Aveva fondato Pandora TV, seguitissima sul web, che parlava di argomenti ignorati dai media maistream. Giulietto era stato a Velletri diversi anni fa, per un incontro, e dal pubblico qualcuno gli fece una domanda sull’onestà. Lui rispose più o meno così: “La differenza sta nel fatto che il disonesto guardandosi allo specchio si compiace di aver fregato tante persone, l’onesto invece si guarda allo specchio e si sputa in faccia se ha sbagliato qualcosa”. Non sono le parole esatte ma questo è il senso. Era stato anche europarlamentare, ma si tratta di un’esperienza che non lo aveva entusiasmato, anzi gli aveva fatto toccare con mano i meccanismi di una certa politica che lui detestava e combatteva. Avrebbe compiuto 80 anni il prossimo settembre, era stato sottoposto ad un intervento chirurgico poche settimane fa, ma si era ripreso alla grande continuando a lavorare su Pandora TV e non solo, con la consueta professionalità. Ciao Giulietto, in un’epoca di tanti “giornalai” prezzolati, se ne va un Giornalista vero.

Antonio Della Corte



Il sindaco di Acqui su Giulietto Chiesa: “Muore figura emblematica del giornalismo italiano”

ACQUI TERME. L’amministrazione comunale acquese ha voluto salutare Giulietto Chiesa, giornalista acquese scomparso questa mattina. Le parole sono quelle del sindaco, Lorenzo Lucchini, addolorato dalla sua perdita: «Muore – dichiara il sindaco di Acqui Terme, Lorenzo Lucchini – una figura emblematica del giornalismo italiano. Ha speso un’intera vita a raccontare il mondo: dalla vita quotidiana dell’Unione Sovietica fino alla sua fine, dagli sconvolgimenti della guerra in Afghanistan alla globalizzazione. Sono molto dispiaciuto per la scomparsa di questo caro e illustre cittadino, che ha avuto i natali ad Acqui Terme. Esprimo le mie condoglianze a tutti i familiari e agli amici, a nome di tutta la comunità».

RadioGold



PEPE ESCOBAR RICORDA GIULIETTO CHIESA

E’ con immensa tristezza che apprendo della morte di Giulietto Chiesa.
Il nostro amico comune, Roberto Quaglia, mi ha informato che è morto alle 3 di questa mattina per infarto.
Giulietto è stato uno degli ultimi grandi nella vecchia scuola del giornalismo mondiale. Giornalista, autore, broadcaster, ex membro del Parlamento europeo – e anima bella.
L’ultima volta che l’ho visto eravamo insieme Giulietto, Roberto ed io, in visita al nuovo santuario dell’Imam Reza a Mashhad, era il tramonto e tutti e tre restammo incantati. Accarezzo quel ricordo come la memoria più bella di un grande uomo.
Ai miei amici italiani: FORZA.

Pepe Escobar



SE NE VA L’ULTIMO GIORNALISTA LIBERO

Giulietto Chiesa non c’è più, ma non per questo le sue immense analisi finiranno qui. L’ho conosciuto di persona nel 2013 a Cagliari, è stata l’occasione per parlare di libertà, capitalismo e critica al mondo moderno.

Un analista politico impeccabile, profondo e libero, LIBERO davvero.

Chiesa era un giornalista capace di andare oltre, un critico del capitalismo e del liberismo e con la sua morte se ve una voce unica nel percorso di superamento del modello dominante.

Oggi è difficile scrivere di lui, scrivere di una persona che coerentemente è sempre stato dalla stessa parte, senza dubbi, senza compromessi, perché Giulietto era ed è un esempio di vita.

Oggi spetterà ad altri portare avanti la fiaccola della libertà, Altri dovranno urlare contro le catene delle oligarchie, nella speranza che lo facciano senza dimenticare il suo percorso, la sua storia e il suo amore per la verità. Quella verità che l’ha fatto diventare per alcuni un complottista, ma in tanti sappiamo chi era davvero Giulietto Chiesa.

Simone Spiga



DIEGO FUSARO: “UN UOMO SPLENDIDO E LIBERO. IL MIO RICORDO DI GIULIETTO CHIESA NEL GIORNO DELLA MORTE”




ADDIO A GIULIETTO CHIESA, ‘TESTA LIBERA E PENSANTE’

È morto Giulietto Chiesa. Lo scrive Diego Fusaro su Twitter.
“Una testa libera e pensante, di quelle che davano fastidio ai cani da guardia del potere. È una perdita grave. Il miglior modo per omaggiarne la memoria è portare avanti le sue lotte. Ciao, Giulietto!”
Pacifista vero, ha denunciato gli orrori della guerra. Soprattutto negli ultimi anni, si è battuto contro l’imperialismo e contro lo strapotere della Nato e delle organizzazioni sovranazionali.
Senza i suoi puntuali reportage su Pandora TV, non avremmo mai saputo ciò che è davvero accaduto in Ucraina, sotto l’amministrazione Obama. La sua morte è grande una perdita per il giornalismo libero.

ImolaOggi



GIULIETTO CHIESA: CASTELLI, BELLO ASCOLTARE IL SUO PENSIERO

"Ci siamo confrontati spesso in questi anni, anche se diversi su tante cose, era bello ascoltare il suo pensiero, costruito in anni diversi dai miei. Sono vicina alla famiglia. Ci manchera'". Così il Vice Ministro dell'Economia e delle Finanze, Laura Castelli, ricorda Giulietto Chiesa.

Laura Castelli, AGI



GIORNALISTI: RAMPELLI (FDI), GRANDE DOLORE PER MORTE GIULIETTO CHIESA, ERA CAPACE DI CREARE LEGAMI

Il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, di Fratelli d'Italia, commenta in una nota la scomparsa di Giulietto Chiesa. "L'improvvisa morte del giornalista Giulietto Chiesa ci addolora - sottolinea il parlamentare -. Era un intellettuale di una vivacità sorprendente, capace di creare legami culturali e politici anche tra persone di orientamenti opposti. Aveva organizzato attorno a 'Pandora tv', incontri, eventi, presentazione di libri, dibattiti di controinformazione indipendente sempre interessanti". L'esponente di FdI aggiunge: "Avevo dato la disponibilità a presentare alla Camera il suo movimento per la ricostruzione dell'Italia sul quale tanti studiosi stavano lavorando. A loro e alla sua famiglia, le condoglianze mie e di tutti coloro che da destra hanno sempre rispettato un avversario politico di valore specialmente se capace di anteporre alle proprie convinzioni il bene comune".

Fabio Rampelli, Agenzia Nova



Caro Giulietto, mi piace ricordarti così, mentre cerchi di richiamare tutti a un cambiamento che deve avvenire dentro e fuor noi. Tu quello che potevi fare lo hai fatto, fino all'ultimo giorno della tua vita. Prossimo collegamento lo faremo con il cielo...

Claudio Messora



MORTO GIULIETTO CHIESA: CORDOGLIO NO GUERRA, NO NATO ANCONA

Il Comitato NO Guerra No Nato di Ancona rende omaggio alla memoria del giornalista Giulietto Chiesa, scomparso oggi 26 aprile improvvisamente dopo che ieri, giorno della Liberazione, aveva concluso un convegno telematico gia' previsto a Firenze, intitolato "Liberiamoci dal Virus della Guerra", in cui aveva anche reclamato la libertà e chiesto la solidarietà dei colleghi per il giornalista australiano Julian Assange, tuttora detenuto in Gran Bretagna e minacciato di estradizione negli Usa. Il comitato di Ancona ricorda che Chiesa era "in prima linea nell'attività del Comitato nazionale No Guerra No Nato, promotore di tante iniziative di denuncia e informazione contro le guerre di aggressione statunitense, la corsa al riarmo soprattutto nucleare e l'aumento delle spese militari, e per l'uscita del nostro Paese dalla Nato, per una politica estera indipendente". Giulietto Chiesa “è stato anche ospite di iniziative in Ancona del Comitato No guerra No Nato, sulla guerra in Siria e nel Donbass, sulla questione degli armamenti nucleari e delle basi militari. Troppe sarebbero le cose da dire - concludono Alessandro Belfiore e Loretta Boni -, ma l'emozione è tanta. Ti vogliamo salutare Giulietto con un abbraccio e un grazie per quello che hai fatto e il nostro impegno a continuare la lotta".

Comitato NO Guerra No Nato di Ancona, ANSA



“Tutti gli uomini muoiono, ma la morte di alcuni ha più peso del Monte Tai, e la morte di altri è più leggera di una piuma”.
Quella di Giulietto è pesante come il Monte Tai.

Manlio Dinucci



ARRIVEDERCI, COLONNELLO. A PRESTO.

Non siamo mai stati amici, ma qualcosa che fra uomini conta di più: commilitoni. Lui di grado più elevato, presidiava con la ruvida verità il settore più indifeso, traforato da disertori impuniti e minato da traditori ripugnanti, quello della sinistra.
Ora senza di lui c’è una breccia in più, ma tant’è. Io ho quattro anni meno di te, colonnello, tanto presto ci rivediamo. Molti dal mio settore stanno pregando per te forse con tua sorpresa. Io che prego per i miei nemici, figurati se non mi unisco alla preghiera. Me ne suggeriscono una che Templari dedicavano al valoroso alleato, fosse o no infedele.
“Il giusto sarà ricordato in eterno,
né avrà da temere cattiva fama.
A lui dunque perdona, o Dio. Riposi in pace. Amen.


Maurizio Blondet



Ciao Giulietto, rompiscatole autentico, giornalista controcorrente, liberamente contro. Riposa in pace.

Gianluigi Paragone



ADDIO GIULIETTO CHIESA, APPASSIONATO DI RUSSIA RACCONTÒ LA FINE DELLA PERESTROJKA E DELL'URSS

Nel centro stampa del ministero degli Esteri, in Zubovsky bul'var, al capo dei golpisti, Ghennadi Janaev, tremavano le mani per l'emozione e forse per la non segreta abitudine alcolica. Era il 19 agosto 1991. Ai giornalisti di tutto il mondo aveva appena detto che il presidente Gorbaciov, confinato nella dacia presidenziale sul Mar Nero, aveva problemi di salute. Fu allora che Giulietto Chiesa fece la domanda più inaspettata: «E lei come si sente?». L'imbarazzo di Janaev era palpabile, il suo tremore aumentò.
Tre giorni dopo quel golpe era fallito. Michail Gorbaciov tornava a Mosca, i capelli arruffati, un giubbottino sbiadito sulle spalle, non più il potentissimo capo di una potenza mondiale ma un uomo tradito. E fu lui stesso, nel primo incontro con i giornalisti, a dare subito la parola a Giulietto: «Lei ha fatto una bellissima domanda…».
Quell'episodio segna aneddoticamente un prima e un dopo nell'avventura giornalistica di Giulietto Chiesa, scomparso ieri per infarto nella sua casa di Roma. Aveva 79 anni. Era nato ad Acqui Terme, ma era cresciuto a Genova. Militante comunista, dirigente nazionale della Federazione giovanile, alla fine degli anni 70 era passato all'Unità. Nel 1980 fu mandato a Mosca come corrispondente e fu la svolta nella sua vita. Apparteneva alla generazione maturata nel Pci eurocomunista, quella segnata da Berlinguer e dall'«esaurimento della spinta propulsiva della Rivoluzione d'ottobre». Con questo spirito ha interpretato il suo ruolo, raccontando la decadenza di un sistema e la lotta dentro un partito. Per questo fu il primo corrispondente italiano dell'Unità attaccato dalla Tass. Ne andava orgoglioso. Era diventato un punto di riferimento per dissidenti, come lo storico Roy Medvedev o l'italianista Cecilia Kin.
Nel 1990 passò a La Stampa, allora guidata dal tandem Paolo Mieli-Ezio Mauro. Chiesa era il sovietologo più accreditato e divenne un appassionato interprete dell'era Gorbaciov. Il suo quotidiano «Diario da Mosca» (poi raccolto in un volume da Baldini e Castoldi con il titolo Cronache del golpe rosso) è tuttora il documento vivo di quei giorni che hanno segnato il destino dell'Urss. Scriveva Giulietto il 14 settembre 1991: «Il golpe ha messo la parola fine sulla perestrojka». Il 26 dicembre la bandiera rossa veniva definitivamente abbassata dalla cupola del Cremlino.
Dopo qualche mese passato negli Stati Uniti tra i sovietologi americani del Kennan Institute di Washington, Giulietto si è definitivamente installato nell'ufficio della Stampa sul Kutuzovskij prospekt di Mosca a 300 metri dal suo appartamento che intanto era diventato uno straordinario punto di incontro per disparati protagonisti dell'intellighenzia democratica. Egor Jakovlev, l'«architetto» del programma gorbacioviano, Viktor Loshak, direttore di Moskovskie Novosti, il settimanale più impegnato, l'economista riformatore Grigorij Javlinski, il sindaco di San Pietroburgo Anatolij Sobchak. Vi si incontravano spesso analisti e politologi americani di passaggio, come anche Vittorio Zucconi, altro ex di Mosca e il figlio musicista di Gramsci, Giuliano.
Tra Giulietto e Gorbaciov si era intanto consolidata una consuetudine diventata negli anni un'amicizia. È stato lui a convincere l'ultimo leader sovietico a scrivere in esclusiva mondiale per La Stampa. Almeno una volta al mese passava un pomeriggio con Gorbaciov nella sede della sua Fondazione, sul Leningradskij prospekt, dove l'aveva sgarbatamente confinato il trionfante Boris Eltsin, presidente della «nuova» Russia. Da quelle conversazioni nascevano gli articoli che poi venivano ripubblicati sui principali giornali del mondo, dal New York Times a Le Monde, dove la «gorbymania» è stata ben più duratura e radicata che in Russia.
Giulietto Chiesa insieme alla moglie Fiammetta Cucurnia, corrispondente di Repubblica, ha coltivato una passione viscerale per la Russia, il suo popolo, la sua lingua, la sua anima enigmatica, il dibattito politico di cui sapeva parlare per ore, instancabile e indomito, come sul campo da tennis o nelle partite a scacchi. Da inviato ha raccontato la fine della guerra sovietica in Afghanistan e l'inizio della guerra russa alla Cecenia.
Alla fine degli anni 90 ha lasciato La Stampa, ed è iniziata una nuova vita. Ha fatto un passaggio da deputato al Parlamento europeo, eletto nella lista Di Pietro-Occhetto, ma la disillusione di una vita si era consumata in una parabola parallela a quella di Gorbaciov. Dopo aver passato vent'anni a studiare un sistema che viveva di segreti, ha trasferito la chiave cospirazionista in una posizione estremista anti-americana e anti-occidentale, arrivata fino alla grottesca negazione dell'11 settembre. Lo hanno accusato di volta in volta di essere agente della Cia, del Kgb e uomo al soldo di Putin. Ho lavorato con lui all'ufficio della Stampa di Mosca e credo che siano tutte sciocchezze: al di là della discutibilità delle opinioni, era un uomo percorso da una passione politica inesauribile ed estrema che non gli consentiva di dubitare mai di avere ragione.

Cesare Martinetti, La Stampa del 27 aprile 2020



ADDIO GIULIETTO, IL “COMPLOTTISTA” BEN INFORMATO

Giulietto Chiesa era una di quelle persone che mi sembrava di conoscere da sempre, anche se soltanto da poco avevamo incominciato a lavorare insieme ad un ambizioso progetto di Politica, con la P maiuscola. Giulietto guidava infatti un gruppo di raffinatissimi intellettuali critici chiamato “Centro di Gravità” che, insieme al nostro “Comitato Rodotà” e a un nutrito gruppo di altre organizzazioni di diversissima ispirazione politica, sta lavorando alla costruzione di una infrastruttura permanente, capace di funzionare come una sorta di rete di salvezza nazionale per le generazioni future ed i beni comuni.

Fra i temi a lui più cari, in questo lavoro di tessitura Politica, che nelle ultime settimane si è intensificato non poco, c’è quello sulla libertà di stampa, oggi quanto mai vittimizzata da censura su internet ed oligopoli. Giulietto, da giornalista di razza, considerava il rispetto dell’Art.21 Cost. prodromico ad ogni trasformazione radicale del presente. Per questo cinque anni fa aveva fondato Pandora Tv, cui dedicava molto del suo tempo e delle sue energie. Nulla meno di un cambiamento paradigmatico interessava a Giulietto, che restava prima di tutto un materialista dialettico, dotato come pochi altri degli strumenti culturali per interpretare in modo critico l’esperienza del mondo ex sovietico e cinese. Un’esperienza, quella del “socialismo realizzato”, cui mai aveva fatto sconti, ma che aveva sempre rispettato profondamente, sfuggendo tanto dall’incondizionata adesione quanto dall’orientalismo degli stereotipo dominanti. Giulietto era giunto a Mosca nel 1980, come corrispondente dell’Unità, e vi si era trattenuto a lungo. Aveva conosciuto il burocratismo di Breshnev, la Perestroyka di Gorbachev, il neoliberismo violento di Eltsin e Gaidar (letto come un golpe di origine statunitense) e la ristrutturazione di Putin. In Russia era rispettatissimo, tanto dal potere quanto dall’opposizione, ed i suoi libri erano tradotti e conosciuti. In una lunga conversazione telefonica di qualche giorno fa ho avuto il privilegio di goderne a fondo l’acutezza geopolitica e la completa assenza di quegli stereoptipi occidentalisti che intossicano le analisi dei nostri principali mass media. Avevamo condiviso la critica severa di Gorbachev e Obama, ultimi epigoni, mutatis mutandis, dei due modelli che si confrontarono nella Guerra Fredda. Entrambi interpreti ipocriti e impotenti dell’inevitabile crollo, puntualmente avvenuto, del socialismo realizzato e del costituzionalismo liberale. Mi aveva dato una lezione sull’attuale “spettacolo integrato”, per dirla con Gui Debord, in cui la Cina si trova naturalmente in una posizione di vantaggio geopolitico avendo raggiunto, gradualmente e senza sbalzi, il modello politico del controllo totale. Il coronavirus sta cambiato l’egemonia planetaria. Per Giulietto in queste condizioni i rischi reali sono generati dai sussulti guerrafondai del modello atlantista, il cui principale interprete non è Donald Trump ma il Partito democratico dell’establishment. Insieme abbiamo scherzato sul complottismo, di cui sovente Giulietto era accusato. In realtà lo stato del mondo, nell’era della post-verità, è tale per cui anche soltanto una descrizione pluralista della realtà, ossia una che consideri davvero tutte le sfaccettature di ciò che appare, sembra un complotto.

Giulietto era in possesso di tali e tante informazioni di prima mano sul mondo ed era dotato di una tale velocità nel collegarle l’una con l’altra, che la sua intelligenza vivissima vedeva nessi che la cacofonia dominante occulta. Quando è un mega computer di Google a funzionare così, analizzando rapidamente big data che non possono essere per loro natura “provati”, perché la complessità non conosce nessi causali lineari, si esaltano le meraviglie del mondo smart e dell’intelligenza artificiale. Quando a funzionare così è il cervello di un uomo eccezionalmente colto, libero, sinceramente preoccupato per le sorti del mondo, indomito nella sua volontà rivoluzionaria, si parla di complottismo.

Addio Giulietto ci accorgeremo presto tutti di quanto lungimirante fosse questo tuo “complottismo”.

Ugo Mattei, Il Fatto Quotidiano del 27 aprile 2020



ADDIO GIULIETTO. DALLA SIRIA, ALLA RUSSIA, ALLE GUERRE NATO

Resterà viva la tua battaglia per un'informazione libera ed un mondo più giusto

Ci ha colti un po' tutti di sorpresa questa mattina la notizia della morte del giornalista Giulietto Chiesa annunciata da Vauro Senesi sulla sua pagina Facebook.
Siamo stati presi dallo sgomento, ma non a tal punto dal non ricordare che giornalista e politico sia stato Giulietto Chiesa, il suo punto critico, scomodo al potere.
Titoleranno 'Lutto nel giornalismo', ma non è così, il lutto è per il giornalismo libero che Giulietto rappresentava.
Ora tutti quelli che lo additavano come complottista, filo-russo si sperticheranno in lodi, lo saluteranno come "il grande Giornalista, inviato".
Per noi dall'Antidiplomatico lo era sul serio, ci potevano essere delle divergenze, normale, ma Giulietto soprattutto resta una figura che rappresenta il punto critico contro il pensiero unico, le verità uniche confezionate dal potere economico-politico e infiocchettate all'opinione pubblica dai media mainstream.
Da anni in varie conferenze come questa del 2005 con Gianni Minà, aveva denunciato la manipolazione dell'informazione, soprattutto della televisione, ci aveva messo in guardia su quello che stava accadendo nel mondo dei media, che ci sarebbero stati sempre meno spazi per contrastare il pensiero unico.
Tu, caro Giulietto con coraggio e onestà hai sempre portato avanti le tue posizioni, su temi scottanti, sulle guerre genocide della NATO, sulla Russia, sulla Siria, senza nessuna paura, nonostante i feroci attacchi di chi magari oggi finge commozione per la tua scomparsa.
Vi lasciamo ad alcuni video di Giulietto, le sue parole, come vedrete, sono e saranno sempre più vive di questa informazione, non più libera, ma appiattita al potere, che lui stesso ultimamente, a proposito dell'arresto di Julian Assange, aveva definito ormai morta.
La tua battaglia per un'informazione libera ed un mondo più giusto continuerà.

La Redazione de LantiDiplomatico



GIULIETTO CHIESA, UN UOMO CONTRO

Oggi è un giorno molto triste. È morto Giulietto Chiesa. Nel 1980 Berlinguer lo scelse come corrispondente dall'Unione Sovietica per l'Unità, e lui accettò. Doveva lavorare a Mosca pochi mesi, ci restò vent'anni.
Vide con i suoi occhi la tragedia della perestrojka e il crollo dell'Urss; raccontò questi eventi sempre con pieno coinvolgimento emotivo, consapevole di essere testimone della Storia, e mai trasudando quell'orrendo carrierismo tipico del "grande" giornalismo accreditato.
Prima di essere un giornalista, Giulietto era soprattutto un uomo contro. Contro la buona educazione di facciata, così importante per guadagnarsi uno spazio come opinionista televisivo, ma del tutto inutile per smuovere le coscienze.
Contro l'arrivismo di molti, troppi colleghi, macchiati di insolenza e di arroganza. Contro ogni scorciatoia politicamente corretta utile per farsi considerare "accettabile" negli ambienti prezzolati dei salotti televisivi e delle grandi redazioni, di cui pure aveva fatto parte. Contro la guerra soprattutto. Contro tutte le guerre di sempre e dei nostri giorni.
Non eravamo d'accordo su tutto. Spesso, denunciando i crimini delle democrazie occidentali, da altri taciuti o addirittura incoraggiati, si spingeva verso una difesa aprioristica della Russia che oscurava molte delle attuali criticità di questo Paese. Ma Giulietto ha sempre scritto in piena indipendenza e senza condizionamenti politici, perché era un uomo libero.
Eppure gli devo tutto. Se mi sono avvicinato a questo mondo è perché, mentre molti mi sconsigliavano di intraprendere la strada del giornalismo, lui - chiamandomi "caro amico" - mi incoraggiava ad andare avanti, senza farmi intimorire dalla violenza di questo ambiente spietato.
Era instancabile. Rispondeva ad ogni mia domanda, concedendomi il suo tempo senza chiedere mai nulla in cambio. Aveva sempre parole incendiarie per me. Sapeva di ricoprire un ruolo, di essere un punto di riferimento per migliaia di persone. E non si tirava mai indietro davanti alle loro domande, anche quando queste sembravano ostili e provocatorie.
Se non avessi conosciuto Giulietto in questi giorni non sarei stato qui a scrivere. Non mi sarei mai laureato con una tesi sulla guerra civile ucraina, non avrei mai conosciuto le Lettere dalla Russia del marchese de Custine, così importanti non solo per la mia formazione ma per la mia stessa vita.
Non avrei mai saputo nulla di quello spazio immenso che è l'ex Unione Sovietica, io che come tutti ero convinto che il centro del mondo fosse quel piccolo promontorio dell'Asia che si chiama Europa. Non mi sarei mai e poi mai avvicinato allo studio del russo e alla scrittura. Perché a volte, quando gli mandavo i miei articoli, non mi sentivo soddisfatto finché lui non mi rispondesse con almeno un "condivido". E così andavo avanti con le mie ricerche.
Giulietto se n'è andato in questi giorni difficili per tutti. Fino all'ultimo aveva portato avanti il suo progetto titanico, Pandora Tv, nonostante le difficoltà materiali. Si poteva non essere d'accordo con tutto quello che diceva, ma la sua onestà e la sua indipendenza continueranno a fare di lui, anche ora che non c'è più, una guida per tutti i suoi lettori.
L'ultima volta che si siamo scritti mi disse, a proposito dei miei studi e della mia attività:«Il "che fare" tu lo conosci, come me. Non arrendersi, continuare a resistere, diffondere sapere, consapevolezza, in fondo anche amore del prossimo». Ciao caro Giulietto, grazie di tutto.

Lorenzo Ferrazzano



IN MEMORIA DI GIULIETTO CHIESA

Ho incontrato per la prima volta Giulietto Chiesa in occasione di un seminario organizzato in una università italiana una decina di anni fa. Non eravamo stati presentati prima dei rispettivi interventi.

Ha parlato prima di me, il tema era la globalizzazione: mi colpì il fatto che, parlando ad un pubblico di studenti universitari, li invitasse come prima cosa a impegnarsi a fondo nello studio, per arrivare a quell’elevato livello di conoscenza di un mondo così complesso come il nostro, senza di che qualsiasi proposta o progetto ha basi fragili. Di quello che dissi io, a lui piacque il fatto che avessi valorizzato il ruolo della Russia non più comunista per il futuro equilibrio del mondo.

Da qui nacque un dialogo, che ci permise anche di incontrarci alcune altre volte, sempre in appuntamenti ritagliati fra i rispettivi impegni, i suoi ovviamente molto più fitti e impegnativi, dato il suo rilevante profilo pubblico. I punti di contatto erano in definitiva quelli del primo nostro incontro: come sviluppare la conoscenza del mondo contemporaneo fra la gente comune, e soprattutto fra i giovani, appunto. Vennero fuori vari progetti di attività di formazione e su questo si aprì una stimolante collaborazione, che non ha dato i frutti sperati, con delusione di entrambi: toccavamo con mano il modo “distratto”, anche nel fare politica, tipico di oggi – con quali risultati tutti lo vediamo.

La Russia restava l’altro grande tema comune: la sua approfondita conoscenza di quel Paese è stata per me una fonte importante di confronto. Anche perché mi ha colpito, per valutare la qualità dell’uomo Giulietto Chiesa, il fatto che lui fosse rimasto umanamente fedele alla sua amicizia con Gorbaciov, anche se questa non rendeva facili i suoi rapporti politici in Russia, dove purtroppo Gorby non ha lasciato una buona impronta di sé: ma mi piaceva il fatto che Giulietto desse la precedenza alla sua lunga amicizia con l’ex-leader piuttosto che alle opportunità politiche che non gli sarebbero mancate altrimenti – un tratto di nobiltà umana rarissima in un uomo del nostro tempo.

Parlando di Russia e di globalizzazione, accarezzavamo progetti interessanti, come quello di una scuola di formazione per gli agricoltori russi, per sviluppare l’agricoltura biologica in quel Paese: una maniera con cui avremmo potuto avvicinarci all’anima profonda di quel popolo, che resta nel radicamento alla terra madre. Erano magari sogni, ma avevano un senso per l’avvenire.

Con Giulietto potevamo parlare di tutto, senza barriere ideologiche e senza pregiudizi politici; si sentiva che la sua storia politica, diversamente dalla maggioranza di chi ha avuto una formazione di partito, non lo aveva sclerotizzato in automatismi di pensiero e di giudizio, ma aveva arricchito la sua vivace curiosità e la sua fantasia intellettuale. Questo lo rendeva aperto alle idee, anche alle più inaspettate, oltre ogni steccato e barriera costruita dal passato: senza per questo che egli abbandonasse mai la coerenza del suo particolare percorso, che ne fa uno dei pochi uomini della sinistra italiana lineari nelle loro scelte, che sono sempre state da lui motivate con chiarezza, anche a costo di perdere per strada seguaci e simpatizzanti. Se la sinistra italiana avesse potuto condividere il suo stile, forse oggi non starebbe nella palude in cui ristagna irrimediabilmente.

A Giulietto si doveva e si deve voler bene perché era un uomo libero, e spiccava per questo anche in mezzo a molti suoi iper-ideologizzati seguaci. Per questo suo senso ampio della prospettiva, aveva un enorme bisogno di comunicare: e per questo ha voluto la sua tv, forse in questo illudendosi dell’impatto dei media sull’essere umano odierno, che comincia ad esserne soffocato. Per lui non era uno strumento di indottrinamento del popolo, faceva semplicemente parte del suo modo di sentirsi libero.

Sono assolutamente convinto che tutti noi che lo abbiamo conosciuto possiamo ancora continuare a contare sul suo aiuto, che non ci farà certo mancare, da qualunque luogo in alto dove egli ora si trova, completamente libero.

Gaetano Colonna



CIAO GIULIETTO CHIESA

Oggi il nostro ultimo saluto al giornalista Giulietto Chiesa. Nato nel 1940 ad Acqui Terme in Piemonte, prima di cominciare la sua attività giornalistica era dirigente nazionale della Federazione giovanile comunista Italiana (FGCI). E’ stato corrispondente da Mosca per L'Unità e La Stampa, oltre che per il TG5, il TG1 e il TG3. Nel 2004 viene eletto al Parlamento Europeo. In Italia dà vita al Gruppo del cantiere per il Bene Comune.
Ha raccontato, negli anni, la trasformazione dall'URSS comunista alla Russia moderna, le guerre in Medio Oriente, le contraddizioni della globalizzazione, l’11 settembre, la guerra civile siriana.
Giulietto Chiesa è stato a Cinisi il 9 Maggio del 2016 insieme al suo grande amico Vauro, in quell’occasione partecipò al corteo per ricordare Peppino Impastato che da Radio Aut arriva a Casa Memoria; nel suo profilo fb così commentava le sue foto del corteo: “A Cinisi, ricordando Peppino Impastato, "assassinato dalla mafia democristiana" 38 anni fa”.
Lo ricordiamo per il suo impegno giornalistico e per la sua passione politica, sempre critico verso il mondo dell'informazione occidentale ufficiale degli ultimi anni. Aveva scelto un'informazione alternativa e indipendente e sostenuto posizioni “fuori dal coro” e controcorrente, esprimendo sempre e comunque una grande umanità, principalmente nei confronti delle vittime di guerra.

casamemoria.it



L'eredità spirituale che Giulietto ci ha lasciato è il videomessaggio trasmesso durante l'evento del 25 aprile; la registrazione del convegno è stata opportunamente oscurata da YouTube, perché a loro dire conterrebbe contenuti che la "community" ha ritenuto inappropriati o offensivi per alcuni tipi di audience.
Dal mio canto posso dire di essere onorato di averlo conosciuto, di aver registrato assieme a lui alcune chiacchierate a tutto tondo riguardo alla geopolitica, ma soprattutto di essere stato al suo fianco durante il convegno del 25.
Loro non molleranno mai.
Noi nemmeno.
L'ultimo importante messaggio di Giulietto Chiesa, che almeno una emittente generalista avrebbe avuto l'obbligo morale di trasmettere: https://youtu.be/asWEA-jgFjY

Giorgio Bianchi



OSTINATO E CONTROCORRENTE, QUINDI LIBERO

Il saluto della Redazione a Giulietto Chiesa

Le brutte notizie non fa mai piacere apprenderle. La dipartita di Giulietto Chiesa è un evento che ci rattrista. Perché era un amico, prima ancora che un collega o un punto di riferimento, per chiunque abbia mai pensato al mondo fuori dagli schemi precostituiti. Lontano da quel mainstream che oggi abbiamo imparato a criticare e contraddire anche grazie al suo esempio. Giulietto era un uomo preparato, a volte non esattamente composto, nei toni, nei modi. Ma vero. Non un giornalista per tutta la vita, ma nella sua seconda vita, dall’età di quarant’anni, prima comunista nemico del Politburo, in seno alla Pravda, ma rispettato per la sua schiettezza; poi seguace e promotore dell’anti-imperialismo, di cui ha denunciato vizi e nefandezze.
Non sempre condivisibile nei contenuti, così come nella forma, le sue lezioni complottiste anti-11 settembre non sono state certamente il miglior esempio di giornalismo, ma le sue crociate contro la NATO, l’UE o le varie sigle terroristiche che hanno seminato morte e distruzione in Siria e nel resto del Medio Oriente, hanno stimolato, in chi ha saputo ascoltarlo, pensiero critico e senso del dubbio. Quando, da eurodeputato, aveva pensato di smettere di dispensare consigli e pillole ai benpensanti, l’apparato della controinformazione lo ha schierato in prima linea, dandolo in pasto a politici e giornalisti di ogni ordine e dimensione, dispensando botte da orbi a chiunque lo contraddicesse e lo accusasse di essere stato pagato dal KGB, poi da Putin e da Assad.
Abbiamo avuto modo di incontrarlo spesso e di condividere con lui diverse esperienze editoriali, non ci ha mai detto di no, sempre gentile, educato e cortese. Un uomo simpatico e scherzoso, serio. È stato uno showman dei palcoscenici ad ogni livello, nei garage come in televisione, mostrandosi sempre allo stesso modo: litigioso e intransigente su tutta la linea. Ha fatto perdere le staffe a chiunque, amici di barricata e nemici. O anche agli spettatori. Sicuramente esagerato e ostinato in molte sue convinzioni, a volte solo sparate, non sappiamo se ci credesse davvero. Ma ce lo ha fatto capire. Ci ha fatto capire che credere, pensare e parlare da uomini liberi è un valore prezioso ed imprescindibile per chiunque non voglia corrompersi con la narrativa preconfezionata.
I ritratti da necrologio li lasciamo a chi deve dare notizie. Per noi resta il rammarico di aver perso un amico, non sempre condivisibile, a cui però era giusto dare atto e tributare il coraggio, mai mancato, di esprimere liberamente le proprie idee e di non volersi piegare al sistema, a prescindere dall’utilità. Virtù rare al giorno d’oggi. A suo modo, ha aperto un vaso di Pandora. Ha da mancà il suo Baffone.

Lintellettualedissidente.it



IN MEMORIA DI GIULIETTO CHIESA

La notte tra il 25 e il 26 aprile si è spento a 79 anni Giulietto Chiesa. Chiesa è stato giornalista, saggista, dirigente politico e conferenziere. Oltre ad aver narrato la fine dell’URSS, ha lavorato per RAI, Mediaset, La Stampa, l’Unità, Il manifesto, e altri giornali. Nel 2004 è stato il fondatore di Pandora TV, la prima televisione Web a raccontare i fatti al di fuori della verità “ufficiale”.
 
L’uomo Giulietto Chiesa
Ci sono morti che pesano come una piuma, altre che pesano come una montagna, quella di Giulietto Chiesa appartiene alla seconda categoria. Le prime doti che vanno apprezzate sono quelle squisitamente umane, una persona modesta e austera, come nella “migliore” tradizione comunista dalla quale proveniva.
Chiesa non pretendeva compensi per le sue conferenze, solo rimborsi o donazioni per Pandora TV, la sua creatura televisiva on line, che dalla sua nascita ci ha deliziato di interessantissimi servizi, soprattutto riguardo la politica estera. E se vi è un’altra cosa da lodare nel personaggio è sicuramente la personalità. Una qualità trasversale che in qualunque campo politico, culturale o genericamente umano la possiamo riscontrare consente all’uomo di essere riconosciuto in quanto tale.

La lotta al mainstream, per un sano giornalismo d’inchiesta
Senza andare troppo indietro nei tempi, ci soffermeremo sulle ultime importanti questioni messe in campo dalla sua attività. La prima è quella per un sano giornalismo d’inchiesta, al di fuori della vulgata del cosiddetto mainstream, ovvero quel complesso di pensiero “unico” e “magmatico”, che in maniera costante e pervasiva detta l’agenda su informazione, politica, economia, politica estera e cultura.
Pandora TV ci ha offerto un’altra lettura degli eventi, in particolare sugli esteri, rompendo quello stupido clima antirusso e acriticamente filoamericano, ancora frutto di obsoleti stereotipi da guerra fredda o della retorica dei “diritti civili”. Il giornalista piemontese ha messo in crisi la narrazione dominante, secondo la quale tutto ciò che sta al di fuori delle democrazie liberali occidentali è automaticamente una tirannide sanguinaria. E in nome di questo principio che abbiamo avuto guerre del tutto inutili come all’Iraq, all’Afghanistan, alla Libia e alla Siria, per “esportare la democrazia” dei Bush, oppure i diritti occidentalisti dei Clinton e degli Obama.
Interessanti le sue ricostruzioni su taluni fatti della recente storia politica – es. l’11 settembre –, puntualmente attaccato da zelanti debunker, gli stessi che si prodigano in difesa dell’eurocrazia e del “pensiero unico”. È questa l’ultima parte del lavoro giornalistico di Chiesa: conoscere i retroscena del potere! Se in base a tutta una serie di processi storici (fine delle ideologie e primato del mercato sulla politica), le democrazie liberali si sono sempre più svuotate di senso, allora il potere “vero”, quello che decide, va ricercato “dietro le quinte”.

Certo le sue analisi nel più dei casi molto precise e scientifiche, si sono dimostrate alle volte sbagliate o avventurose, ma del resto non si può pretendere da un analista di indovinare sempre la scena. Di questa parte del suo lavoro va compreso che bisogna battersi per un’informazione libera, pubblica e non sottomessa al potere dei grandi gruppi. In più che è fondamentale non accontentarsi delle verità per lo più “fabbricate”, sempre da questi grandi gruppi.

Il superamento degli steccati ideologici
Dal punto di vista politico-culturale, il lavoro ultimo del giornalista piemontese si stava concentrando sul superamento degli steccati ideologici per affrontare le sfide epocali del presente e del futuro. Già con Pandora TV, Giulietto Chiesa aveva lanciato l’idea, ben raccolta in diversi ambienti, di alleare in un unico fronte tutte quelle forze che si opponevano alle oligarchie UE e al filo-atlantismo in salsa repubblicana o democratica.
Proprio su quest’ultimo punto, interessante la sua posizione attendista e “non critica” a prescindere nei confronti della presidenza Trump, ben sapendo che le frazioni di potere statunitense sono diverse e in lotta fra loro. In particolare il “deep state” – l’insieme di burocrazie governative, organismi e lobby di vario genere –, i democratici e buona parte dello schieramento repubblicano. Per questi Donald Trump è una vera incognita, da qui tutto il boicottaggio verso la sua azione, che rappresenta un duro colpo, con tutti i suoi pro e contro, al potere mondialista.
Questa capacità di vedere in maniera trasversale, Chiesa l’aveva già tirata fuori in precedenza, quando auspicava che, seppur di destra o di sinistra, andassero favoriti al potere tutti quei partiti anti-establishment (dal Front National a Podemos). Interessanti, a riguardo, anche le collaborazioni con Radio Padania, l’emittente radiofonica della Lega. Una capacità che riporterà anche in Italia dando vita ad interessanti esperimenti politico-elettorali (Lista del Popolo), o politico-culturali (AlterLab e Centro di Gravità), tesi a riunire il meglio delle scuole di pensiero italiane oltre gli schemi destra/sinistra. Un’apertura che ha visto coinvolti grandi personaggi della cultura, della politica e del mondo delle professioni, tutti di varia estrazione (Franco Cardini, Marco Tarchi, Guido Grossi, Adriano Tilgher, Enzo Pennetta, Glauco Benigni, Alberto Micalizzi, ecc.).
Una strada da perseguire con insistenza, poiché il futuro che c’attende non consentirà più litigi su schemi del passato, ma dovrà raccogliere coloro che sono portatori di un’idea in opposizione al grigiore del nichilismo mondialista. Buon viaggio “intorno al sole” Giulietto, ti onoreremo!

Roberto Siconolfi



GIULIETTO CHIESA, UN TESTIMONE SCOMODO CONTRO LE GUERRE

Addio. Dal crollo dell’Urss in poi è stato un acerrimo nemico di ogni guerra, segnatamente delle tante occidentali. Così come quello che ha maggiormente denunciato l’ambiguità della Nato. Certo nelle sue ultime posizioni non lo seguivamo. Non concordavamo sulla riduzione delle crisi a complotto

Credo che esista un modo giusto per ricordare Giulietto Chiesa: rammentare a tutti che lui è stato uno dei più importanti testimoni sul campo della fine dell’Unione sovietica. Che, ben prima di tanti altri aveva compreso come quella costruzione non riuscisse più a stare in piedi e a legittimarsi.
Soprattutto di fronte alla prima guerra che vedeva impegnata la leadership di potere guidata da Breznev in Afghanistan, il Vietnam capovolto che fu da questo punto di vista l’inizio della fine, da subito nel 1979.
Fu lui a credere, proprio di fronte a tanto sfacelo, che l’arrivo sulla scena di un personaggio nuovo, anche se prodotto della nomenklatura, come l’oscuro Michail Gorbaciov con le sue inaspettate proposte di apertura e democratizzazione, della glasnost e della perestrojka, potesse fare la differenza, rappresentando a quel punto l’unica possibilità di salvezza – con la nuova istituzione del Congresso dei deputati del popolo e l’apertura “memoriale” degli archivi sovietici – dell’esperienza sovietica.
Su questo terreno noi lo incontrammo e ci aiutò nel nostro primo lavoro di corrispondenza da Mosca al quale lavorava il giovane inviato del manifesto Astrit Dakli. Quando come ogni buon giornalista fu testimone partecipe dell’ascesa e del disastro dell’esperienza di Gorbaciov, del quale da ammiratore diventò anche amico contraccambiato.
Indimenticabili sono le sue descrizioni del borioso Eltsin che aprì le porte ai satrapi delle privatizzazioni, ai magnati e alla fine avviò l’esperienza nazionalista di Vladimir Putin. È stato tra i giornalisti italiani quello più seguito in Russia. Così tanto da rimanere nel cuore dei russi diventati tra i più assidui lettori dei suoi tanti illuminati testi.
Ma dal crollo dell’Urss in poi Giulietto Chiesa è stato soprattutto un acerrimo nemico di ogni guerra, segnatamente delle tante occidentali. Così come quello che ha maggiormente denunciato l’ambiguità della Nato che, invece di sciogliersi con la fine del nemico, il socialismo realizzato, si è ricostituita guidando nuove disastrose guerre e costruendo la nuova pericolosa strategia dell’allargamento atlantico a est. Che, fra l’altro, schierando nuovi sistemi di arma ed eserciti ai confini russi, alimenta il più pernicioso dei nazionalismi.
Certo nelle sue ultime posizioni non lo seguivamo. Non concordavamo sulla riduzione delle crisi a complotto, né pensiamo che per farsi ascoltare ogni schieramento, anche il più nefasto, vada bene comunque. Cadeva in questo precipizio buio però non per vuoto presenzialismo, ma in assenza di un pensiero critico di sinistra, oppure, peggio, di fronte ad una «sinistra» che guidava i bombardieri «umanitari» della Nato.
Come per la crisi nell’ex Jugoslavia, per la quale fu anche notista del manifesto. E certo avere individuato la stagione ucraina di Majdan come un retroscena di estrema destra, con tanto di neonazisti in piazza, non fa di lui un complottista – una denuncia la sua del ruolo manipolatore degli Usa a Kiev che gli costò l’arresto e l’ espulsione dall’Estonia; non fa di lui un complottista nemmeno essersi interrogato – con troppe risposte sbagliate però – sui limiti delle inchieste ufficiali sull’11 settembre 2001, l’evento che cambiò la storia che ancora stiamo vivendo. Addio Giulietto, testimone scomodo e nemico della guerra.

Tommaso Di Francesco



GIULIETTO CHIESA (1940-2020): UN INTELLETTUALE DI AZIONE

È con grande dolore che abbiamo appreso ieri, 26 aprile, che Giulietto Chiesa è deceduto. Uno dei più notevoli intellettuali - attivisti europei del nostro tempo, profondamente radicato nella tradizione "leninista" dell'azione prima di ogni altra cosa, anche se non lo rivendicava, Giulietto ha partecipato all'iniziativa Delfi, nata dalla Conferenza di Delfi del 2015. È da questo centro del mondo antico che ha lanciato un appassionato monito sul pericolo di una nuova guerra mondiale e un altrettanto appassionato appello a fermare sia la prossima guerra che la Nato.
Giullietto credeva fermamente che le forze "estremiste", neoconistiche all'interno dell'establishment occidentale non avessero altra scelta che la guerra per cercare di mantenere la posizione dominante dell'Occidente di fronte alla sfida della nascente Russia, del BRIICS e della Cina. Per questo voleva creare un fronte di tutte le forze in Europa, di sinistra o di destra, a patto che accettassero di combattere contro la guerra e la NATO. Le sue previsioni sembravano avverarsi con l'aumento delle tensioni nucleari con la Corea, lo smantellamento dei trattati sul controllo degli armamenti, le tensioni con la Cina e in Medio Oriente. Anche se non sempre siamo stati d'accordo sulla natura delle forze che stanno dietro a Trump e sulla loro vera agenda.
Giulietto Chiesa era un leader della Gioventù comunista italiana prima di diventare corrispondente a Mosca per l'Unita, il giornale del Pci, durante la perestroika. Ha lavorato per vent'anni per "L'Unità" e "La Stampa" a Mosca. Anche lui allora corrispondente a Mosca, ricordo ancora lo shock che provocò ai suoi ospiti della TV sovietica quando disse loro, durante un programma, che non aveva incontrato nessun comunista in URSS.
Lavorò anche con tutte le maggiori televisioni italiane, dal TG1 al TG3 e al TG5 e, come analista politico, per le maggiori televisioni russe. È stato l'unico giornalista italiano ad essere più volte citato nell'autobiografia di Mikhail Gorbaciov, che aveva più volte intervistato. Scrisse un blog per "Il Fatto Quotidiano" e aveva un blog tutto suo. È stato il fondatore e direttore della web tv Pandoratv.it. Esperto di politica internazionale e studioso di comunicazione, ha fondato il movimento politico-culturale "Alternativa". Tra i suoi crediti ci sono alcuni best-seller come "Endless War", "Superclan" (con Marcello Villari), "Barack Obush" (con Pino Cabras) e il film "Zero, un'inchiesta sull'11 settembre". Il suo ultimo libro è stato "Putinfobia". Tra i promotori del Sofia Club e dell'Iniziativa Delphi, è stato anche deputato europeo tra il 2004 e il 2009. Speriamo di avere di nuovo l'opportunità di tornare al lavoro e alla vita di questo straordinario personaggio.

Dimitris Konstantakopoulos



ADDIO A GIULIETTO CHIESA, STORICO CORRISPONDENTE DA MOSCA. L'UNIONE GIORNALISTI RUSSI: «ESEMPIO DI PROFESSIONALITÀ»

Nato il 4 settembre 1940 ad Acqui Terme, dirigente della Federazione giovanile Comunista italiana, corrispondente per l'Unità e La Stampa, ha anche scritto molti libri sull'Unione Sovietica, la guerra e la globalizzazione. Nel 2003 è stato eletto al Parlamento Ue. Il cordoglio del presidente del Ruj, Vladimir Solovyov.

È morto Giulietto Chiesa. Ne dà notizia Vauro sulla sua pagina Facebook. «Non riesco ancora a salutarlo», scrive. «Ricordo ancora i suoi occhi lucidi di lacrime a Kabul, davanti ad un bambino ferito dallo scoppio di una mina. È morto un uomo ancora capace di piangere per l'orrore della guerra. I suoi occhi sono un po' anche i miei».

Giulietto Chiesa, che con Vauro ha a più riprese collaborato, era nato il 4 settembre 1940 ad Acqui Terme. Dirigente della Federazione giovanile Comunista italiana, corrispondente da Mosca per l'Unità e La Stampa, ha scritto molti libri sull'Unione Sovietica, la guerra e la globalizzazione, come "La guerra infinita". Nel 2003 è stato eletto al Parlamento Europeo.

Il cordoglio del sindacato dei giornalisti russi: «Una perdita per chiunque si riconosca nei valori della libertà di espressione»
«A nome dell'Unione dei giornalisti russi esprimo a voi, alla famiglia della Fnsi, e a tutti i giornalisti italiani le nostre più sentite condoglianze per la morte di Giulietto Chiesa». Lo scrive Vladimir Solovyov, presidente del sindacato russo Ruj, in un messaggio al segretario generale della Federazione nazionale della Stampa Italiana, Raffaele Lorusso.
«Per molti anni - prosegue Solovyov - Giulietto Chiesa è stato un sincero amico dei cittadini sovietici e russi. Per i tanti che ammiravano il suo talento egli era un simbolo di professionalità e la personificazione dei più alti standard della tradizione giornalistica italiana. La sua morte è una perdita per chiunque si riconosca nei valori della libertà di espressione e del giornalismo in Italia, Russia e nel mondo».

fnsi.it



Giulietto Chiesa era una di quelle persone che mi sembrava di conoscere da sempre, anche se soltanto da poco avevamo incominciato a lavorare insieme ad un ambizioso progetto di Politica, con la P maiuscola.
Giulietto guidava infatti un gruppo di raffinatissimi intellettuali critici chiamato “Centro di Gravità” che, insieme al nostro “Comitato Rodotà” e a un nutrito gruppo di altre organizzazioni di diversissima ispirazione politica, sta lavorando alla costruzione di una infrastuttura permanente, capace di funzionare come una sorta di rete di salvezza nazionale per le generazioni future ed i beni comuni.

Fra i temi a lui più cari, in questo lavoro di tessitura Politica, che nelle ultime settimane si è intensificato non poco, c’è quello sulla libertà di stampa, oggi quanto mai vittimizzata da censura su internet ed oligopoli. Giulietto, da giornalista di razza, considerava il rispetto dell’ Art.21 Cost. prodromico ad ogni trasformazione radicale del presente. Per questo cinque anni fa aveva fondato Pandora Tv, cui dedicava molto del suo tempo e delle sue energie. Nulla meno di un cambiamento paradigmatico interessava a Giulietto, che restava prima di tutto un materialista dialettico, dotato come pochi altri degli strumenti culturali per interpretare in modo critico l’esperienza del mondo ex sovietico e cinese. Un’esperienza, quella del “socialismo realizzato”, cui mai aveva fatto sconti, ma che aveva sempre rispettato profondamente, sfuggendo tanto dall’ incondizionata adesione quanto dall’orientalismo degli stereotipo dominanti. Giulietto era giunto a Mosca nel 1980, come corrispondente dell’Unità, e vi si era trattenuto a lungo. Aveva conosciuto il burocratismo di Breshnev, la Perestroyka di Gorbachev, il neoliberismo violento di Eltsin e Gaidar (letto come un golpe di origine statunitense) e la ristrutturazione di Putin. In Russia era rispettatissimo, tanto dal potere quanto dall’ opposizione, ed i suoi libri erano tradotti e conosciuti. In una lunga conversazione telefonica di qualche giorno fa ho avuto il privilegio di goderne a fondo l’acutezza geopolitica e la completa assenza di quegli stereoptipi occidentalisti che intossicano le analisi dei nostri principali mass media. Avevamo condiviso la critica severa di Gorbachev e Obama, ultimi epigoni, mutatis mutandis, dei due modelli che si confrontarono nella Guerra Fredda. Entrambi interpreti ipocriti e impotenti dell’inevitabile crollo, puntualmente avvenuto, del socialismo realizzato e del costituzionalismo liberale. Mi aveva dato una lezione sull’attuale “spettacolo integrato”, per dirla con Gui Debord, in cui la Cina si trova naturalmente in una posizione di vantaggio geopolitico avendo raggiunto, gradualmente e senza sbalzi, il modello politico del controllo totale. Il coronavirus sta cambiato l’egemonia planetaria. Per Giulietto in queste condizioni i rischi reali sono generati dai sussulti guerrafondai del modello atlantista, il cui principale interprete non è Donald Trump ma il Partito democratico dell’establishment. Insieme abbiamo scerzato sul complottismo, di cui sovente Giulietto era accusato. In realtà lo stato del mondo, nell’era della post-verità, è tale per cui anche soltanto una descrizione pluralista della realtà, ossia una che consideri davvero tutte le sfaccettature di ciò che appare, sembra un complotto.

Giulietto era in possesso di tali e tante informazioni di prima mano sul mondo ed era dotato di una tale velocità nel collegarle l’una con l’altra, che la sua intelligenza vivissima vedeva nessi che la cacofonia dominante occulta. Quando è un megacomputer di Google a funzionare così, analizzando rapidamente big data che non possono essere per loro natura “provati”, perché la complessità non conosce nessi causali lineari, si esaltano le meraviglie del mondo smart e dell’intelligenza artificiale. Quando a funzionare così è il cervello di un uomo eccezionalmente colto, libero, sinceramente preoccupato per le sorti del mondo, indomito nella sua volontà rivoluzionaria, si parla di complottismo.

Addio Giulietto ci accorgeremo presto tutti di quanto lungimirante fosse questo tuo “complottismo”.

Ugo Mattei



IN MEMORIA DI UN UOMO LIBERO

La scomparsa di Giulietto Chiesa rappresenta un’enorme perdita per tutti noi. Negli ultimi anni ha rappresentato una delle poche voci libere in Italia critiche verso la Nato, impegnato altresì a contrastare la propaganda russofoba nel nostro paese. Storico corrispondente da Mosca nonché amico personale di Gorbachev, aveva una conoscenza di prima mano della politica russa e dei profondi rivolgimenti della Russia post-sovietica. Quando parlava di Russia lo faceva con estrema competenza e per le sue idee era stato recentemente arrestato in Estonia, nella "libera Europa".

Non è necessario condividere tutte le sue posizioni per riconoscergli i grandi meriti che pochissimi giornalisti possono contare e la sua voce critica mancherà enormemente a tutti coloro che si oppongono alle guerre imperialiste del nostro secolo (mascherate da operazioni umanitarie). Egli ha dedicato la gran parte del suo impegno intellettuale e politico alla lotta contro le guerre e le ingiustizie internazionali, tentando di coprire il vuoto dell’informazione italiana con l’emittente online “Pandora TV”. Dal Venezuela alla Siria, passando per il Donbass, la sua è stata tra le poche voci dissonanti nel nostro paese.

Giulietto Chiesa è stato un gigante rispetto a tanti "nani" del giornalismo occidentale: una mente libera dalla forte personalità che credeva sinceramente nell'importanza di preservare la pace mondiale, contrastando una certa vuota (o ipocrita) retorica fintamente "pacifista", nei fatti asservita all'ordine internazionale egemonizzato dagli Stati Uniti.

Una scheggia intellettuale, libera e anticonformista, del giornalismo italiano (della sinistra che fu). Un uomo libero in un mondo di arrivisti e cialtroni travestiti da professionisti dell'informazione.

Federico La Mattina



CON GIULIETTO CHIESA CONDIVIDEVAMO I VALORI ALTI PER LITIGARE SUI DETTAGLI

E’ morto Giulietto Chiesa, e cito il take dell’agenzia Ansa- «Ne dà notizia Vauro sulla sua pagina Facebook. ”Non riesco ancora a salutarlo” scrive. ”Ricordo ancora i suoi occhi lucidi di lacrime a Kabul, davanti ad un bambino ferito dallo scoppio di una mina. E’ morto un uomo ancora capace di piangere per l’orrore della guerra. I suoi occhi sono un po’ anche i miei».
«Giulietto Chiesa era nato il 4 settembre 1940 ad Acqui Terme, oltre appennino sopra Genova. Dirigente del Partito Comunista italiana, corrispondente da Mosca per l’Unità e La Stampa, ha scritto molti libri sull’Unione Sovietica, la guerra e la globalizzazione, come La guerra infinita. Nel 2003 è stato eletto al Parlamento Europeo».
Giulietto Chiesa è stato molto altre cose e quindi perdonerete alcuni ricordi molto personali
Giulietto Chiesa è stato un dirigente dell’allora Partito comunista di Enrico Berlinguer. Quando lo conobbi, metà anni ’70, lui era consigliere provinciale del Pci a Genova, e io, allora giovane di bottega al Secolo XIX che qualche volta seguiva la politica locale. Nel 1978 fu Giulietto Chiesa a dirigere la sfida folle dell’organizzazione della Festa nazionale dell’Unità, evento popolare e politico di enorme portata, l’ultima festa realizzata totalmente col lavoro volontario dei militanti.
Fu un successo personale per il giovane dirigente comunista che io frequentavo da altrettanto nei reporter della Rai regionale. Con Giulietto, ormai amici, alla fine della Festa condividemmo un piacevole viaggio in Jugoslavia che forse segnò il destino per entrambi, ma lo vedremo dopo. Giulietto, forte del successo personale con la festa, puntava a diventare segretario della Federazione del Pci genovese (numerosi parlamentari e senatori da far eleggere), ma fu bocciato. Forse troppo giovane, forse poco operaista, sta il fatto che allora nasce il Giulietto Chiesa a tutti più noto.
Dal 1979 il Giulietto Chiesa giornalista
Giulietto lascia Genova e la Federazione Pci per iniziare una carriera giornalistica all’Unità, a Roma. Anzi, all’inizio sembrava destinato a sostituire il collega a Belgrado. Buffo intreccio di storie personali tra noi due: lui finì a Mosca e io, anni dopo, bocciato dalla sera alla mattina da vicedirettore del Tg1, mi fu proposta la sede di Mosca come consolazione, ma proposi Belgrado stupendo tutti, perché capivo che in Jugoslavia stavano maturando grossi guai.
Lontani ma vicini con Giulietto. Lui fece la splendida e nota carriera a Mosca, dall’Unità alla Stampa, e l’invidiata conquista della collega di Repubblica Fiammetta Cucurnia, la mamma dell’amato figlio Lorenzo. Con Giulietto, senza bisogno di sentirci molto, ci ritroviamo nella folle avventura del 2001 in Afghanistan, ad anticipare la disgraziata avventura americana sino a raccontare la prima conquista di Kabul dei Talebani.
All’ospedale di Anaba con Emergency
Giulietto Chiesa nel compound ospedaliero di Emergency ad Anabah, alla porte di Kabul, ospite di Gino Strada assieme a Vauro Senesi. Bel terzetto vero? Anzi, un quartetto quando qualche volta mi rifugiavo da loro anch’io. Venti anni fa un bel poker di potenziali ‘birichini’. Sugli scherzi che scattarono allora, soprattutto ai danni di Giulietto, decisamente restio alle attività domestiche necessarie tra noi maschi reclusi, altri medici e il prezioso Koko Jalil, il sovrintendente afghano, potremmo scriverne delle belle. Koko, vuol dire Signor in afghano, e alla sera, chiusi nel fortino di pietre e fango dove vivevamo, spariva il signore e restava Jalil e gli altri quattro non bravi bambinoni a cercare di liberarsi dagli orrori vissuti durante la giornata. E Giulietto era sovente bersaglio meritato per la sua pigrizia nel fare. Ma a questo punto scatta il segreto. Solo per amici fidatissimi e dopo qualche buona bottiglia.
Dal grande Gino Strada verso l’attualità. Con Giulietto e gli altri amici, ci siamo ritrovati a casa mia a Roma, e poi altri percorsi di vita. L’avventura politica di Giulietto eletto a sorpresa con Di Pietro all’europarlamento, la creazione di Pandora Tv (che lui voleva dirigessi lasciando la Rai).
Sul Giulietto Chiesa complottista
La strada giornalistica percorsa negli ultimi anni, ci ha portato spesso su posizioni molto diverse, ma sempre con molto affetto e rispetto personale. Ricordo una splendida cena russa a casa sua, nel cuore della vecchia Roma, con Gianni Minà, Giulietto svelarci qualche retroscena dei suoi incontri con Gorbaciov, e Minà a raccontarci della sua invidiata amicizia con Fidel Castro. Pagine di altro giornalismo in chiacchiere tra amici per stima incrociata.
A finale e sintesi per chiudere oltre il lutto. Un giorno mi trovai con Giulietto a tenere una conferenza agli studenti della Sapienza, non ricordo dove e quando, ma erano molti e partì per primo Giulietto. Ottenendo una marea di applausi nel descrivere uno scenario geopolitico mondiale da apocalisse. Costretto a succedergli nel sempre scomodo ruolo del moderato, iniziai con una battuta. «Umberto Eco ci ha insegnato degli ‘apocalittici integrati’. Giulietto Chiesa è il caposcuola degli ‘apocalittici disintegrati’».
Ti voglio bene Giulietto, e già mi manchi.

Ennio Remondino




































VOGLIO STARE CON TE, INSEGUIRE CON TE, TUTTE LE ONDE DEL NOSTRO DESTINO... ????????
Video estratto da una trasmissione in lingua russa del marzo 2013



ARTICOLI CORRELATI

Giulietto Chiesa: il ricordo di Pino Cabras alla Camera dei Deputati

Vauro: Ciao Giulietto!

Scomparsa di Giulietto Chiesa: la Duma russa in piedi per un minuto di silenzio

Il testamento politico di Giulietto Chiesa

Michail Gorbaciov esprime le sue condoglianze per la morte di Giulietto Chiesa
di Mikhail Gorbaciov

Essere un rompicoglioni come tutti i profeti

L'ultimo saluto a Giulietto Chiesa, un grande uomo
di Lorenzo Baldo

Quando muore un grande amico, un grande uomo, un grande giornalista
di Antonio Ingroia

Giulietto Chiesa, le sue ultime parole: ''Dobbiamo agire con una voce unica''
Ieri, 25 aprile, “Liberiamoci dal virus della guerra”: l’ultimo Convegno Internazionale, prima di andarsene

Giulietto Chiesa racconta le trame dei ''Padroni universali'' - Prima parte

Giulietto Chiesa sul 5G: ''Dobbiamo difendere il nostro territorio'' - Seconda parte

Giulietto Chiesa: ''Il pericolo della terza guerra mondiale'' - Terza parte