Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Giorgio Bongiovanni
L'operazione scattata nei giorni scorsi al porto di Livorno, su coordinamento della Dda della Procura di Firenze (Procuratore capo Giuseppe Creazzo, procuratore aggiunto Luca Tescaroli e sostituti Eligio Paolini e Beatrice Giunti), a seguito di un ordine europeo d'indagine della Procura di Marsiglia, ci offre l'ennesima prova di come l'Italia sia un punto nevralgico nel traffico mondiale di stupefacenti. Oltre tre tonnellate di cocaina sono state sequestrate dagli investigatori. Un quantitativo che, sul mercato, avrebbe fruttato una cifra pari a 400 milioni di euro. Così è stata scoperta l'esistenza di una grande organizzazione internazionale (tre trafficanti sono stati arrestati in Francia, ndr) con una partnership colombiana e marsigliese, con potenti risorse finanziarie in centinaia di milioni di euro.
Al momento, dunque, non emergerebbero collegamenti con le nostre mafie, ma è difficile pensare che quello stupefacente, diretto a Marsiglia dalla Colombia, possa essere giunto nei nostri porti senza che le nostre mafie fossero quantomeno informate.
E' un fatto noto che la 'Ndrangheta gestisce ormai da anni, quasi in regime di monopolio, proprio il traffico della cocaina nell'emisfero occidentale. Ed è altrettanto noto che negli ultimi tempi anche Cosa nostra è tornata ad investire ingenti capitali nel settore della droga.
Il Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, da noi intervistato ci aveva confermato che quello della droga è un mercato che non conosce crisi e ci aveva raccontato di come "la ‘Ndrangheta controlla l’80% del traffico di cocaina che arriva in Europa. Tradotto significa un guadagno di quarantasei miliardi di euro l’anno. Quanto una finanziaria di uno Stato medio Europeo”.
In un'altra occasione, confrontandoci con l'allora Procuratore capo di Reggio Calabria ed oggi Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ci fu spiegato che quando vengono effettuati i grandi sequestri di droga, in qualche maniera, la sensazione sia sempre quella che manchi qualcosa. Come se lo stupefacente sequestrato fosse solo la punta di un iceberg, un "contentino" lasciato agli organi inquirenti che svolgono un'eccezionale opera di contrasto. In un'altra intervista aggiungeva che "dal momento in cui si riesce a sequestrare nel porto di Gioia Tauro una tonnellata e mezza di cocaina all’anno. Se questa è la quantità sequestrata, dobbiamo moltiplicare almeno per dieci quella che entra. In modo da avere la misura del giro d’affari che amplifica i guadagni e il territorio internazionale entro il quale la ‘ndrangheta si muove per accaparrarsi gli spazi necessari ai suoi traffici".
Lo scorso novembre anche il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo aveva ribadito la forza della 'Ndrangheta, "da tempo protagonista assoluta del narcotraffico mondiale". Un mercato capace di generare "eccezionali profitti da sfruttare attraverso strumenti finanziari sempre più evoluti, straordinariamente insidiosi per la loro capacità di inserirsi in ambiti operativi non tradizionali e di condizionare anche le scelte di politica economica”.
Ciò significa, ribadiva ancora il magistrato, che "le mafie sono una minaccia molto seria per il sistema economico mondiale" in quanto "avendo enormi capitali da investire, le grandi mafie, la ‘Ndrangheta in particolare, sono protagoniste di importanti movimentazioni finanziarie, generano meccanismi pericolosissimi che tendono ad alterare gli equilibri del mercato”.
Le considerazioni di questi ed altri magistrati impegnati in prima linea nel contrasto all'organizzazione criminale, allo stato più ricca e potente del mondo, ci mostrano il quadro che si rappresenta con il sequestro in Toscana, il secondo più grande avvenuto nel nostro Paese.
Se guardiamo ai 400milioni di euro in contanti ci rendiamo immediatamente conto che ad oggi pochissime aziende al Mondo, forse solo quelle quotate in borsa, riescono a guadagnare una cifra simile in un solo giorno, grazie ad un prodotto materiale qual è la droga.
Lo stupefacente, un prodotto nefasto e mortale, si trasforma in un "bene" ed un "servizio" che la "mafia mercatista" (come la chiama il Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato) offre ai consumatori in tutto il Mondo.
Rappresenta il business più potente della terra, secondo solo al traffico ed alla vendita di armi. E le organizzazioni criminali italiane, in combutta con i "cartelli" dei narcos del centro e del Sud America, controllano questo mercato. E' così che si rivela un pezzo di quel Sistema criminale integrato che, collegandosi con gli altri apparati di potere (politico, imprenditoriale, economico, finanziario) può anche far saltare una democrazia.

In foto: i carabinieri e il sequestro record a Livorno

ARTICOLI CORRELATI

Infinito Crimine la mafia più ricca del mondo

Gratteri: "I miliardi del narcotraffico possono alterare una democrazia"

Quanto vale la mafia? Più di tutta la Borsa

La Finanza Criminale padrona del mondo

Il pm Lombardo: ''Mafie grave minaccia per sistema economico mondiale. Alterano gli equilibri del mercato''

Italia: un narco-Stato-mafia?

Il ''Pill'' (''Prodotto interno lordo lercio'') con gli stupefacenti

'Ndrangheta, Cosa nostra e il sistema criminale integrato - di Giorgio Bongiovanni

'Ndrangheta, narcos, droga e stragi: lo scottante silenzio del governo italiano

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos