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di Giorgio Bongiovanni
Il 19 luglio scorso, in via d'Amelio, si è tenuto un dibattito, “Verità di Stato, Verità di tutti?”, organizzato dalle Agende Rosse di Salvatore Borsellino e moderato dal giornalista Giuseppe Lo Bianco, a cui hanno partecipato il Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo (con la lettura di una sua lettera pubblicata sul quotidiano La Repubblica), l'avvocato di numerosi familiari vittime di mafia, Fabio Repici, e Salvatore Borsellino. Un dibattito che il nostro giornale ha seguito riportando stralci dei vari interventi, tra cui una forte accusa mossa da Repici nei confronti della Commissione Regionale antimafia. Indubbiamente una notizia. Successivamente abbiamo ospitato, per dovere di cronaca e diritto di replica, anche il botta e risposta tra lo stesso Presidente della Commissione antimafia regionale, Claudio Fava, e Repici, con quest'ultimo che ha di fatto evidenziato quattro punti praticamente chiamando il Presidente della Commissione antimafia regionale a dare delle risposte a cominciare dal perché, durante il lavoro d'indagine svolto dall'Istituto che rappresenta, non è stato convocato Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, ucciso il 19 luglio 1992 assieme agli agenti della scorta.
Non è anche lui un familiare che poteva dare un notevole contributo all'analisi conclusiva effettuata nella relazione finale già pubblicata?
O si deve pensare che vi sono parenti vittime della mafia di "serie A" e di "serie B"?
Sulla collaborazione nella Commissione regionale antimafia di Vittorio Bertone, figlio del Procuratore Capo di Caltanissetta, senza dubbio uno stimato professionista come sostenuto dallo stesso Fava, non si vede il conflitto di interesse nel momento in cui ci si occupa di inchieste condotte dalla Procura di Caltanissetta?
Sarà solo una singolare coincidenza ma è un fatto noto che il Procuratore capo nisseno ha avuto screzi, nel corso del processo Borsellino quater, con la parte civile di Salvatore Borsellino, tanto che nessun pm era presente mentre il legale Fabio Repici svolgeva la propria discussione, lasciando l'aula immediatamente dopo la costituzione delle parti.
Lo abbiamo già scritto: ci piacerebbe che il Presidente della Commissione regionale Antimafia rispondesse alla critica, anche nel merito del perché tale audizione non è stata effettuata, non limitandosi ad una risposta sul piano personale.
Il nostro intento non è quello di alimentare polemiche (anzi da parte nostra la polemica si chiude qui) ma vorremmo capire, giornalisticamente parlando (e il Presidente Fava da collega comprenderà perfettamente la curiosità) non solo i criteri di scelta che sono stati seguiti in quella specifica indagine, ma anche quelle che saranno le prossime inchieste che seguirà la Commissione regionale antimafia, i cui lavori sono sicuramente di interesse, come dimostra, ad esempio, l'intera vicenda del "Sistema Montante". Ugualmente abbiamo apprezzato l'impegno per far approvare la legge che obbliga i politici siciliani dell'Ars, ma anche amministratori locali, a dichiarare la loro appartenenza alla massoneria (ed è singolare che giusto pochi giorni dopo sia stata recapitata direttamente nel suo ufficio all’Assemblea Regionale Siciliana una busta con un proiettile calibro 7,65).
Ma proprio perché conosciamo la storia e l'impegno del Presidente Fava ci sembra doveroso ed opportuno anche fare alcune domande su quelli che saranno i prossimi lavori della Commissione regionale antimafia.
Un modo per aprire un confronto, come già ne abbiamo avuti in passato, che ci hanno visto anche su posizioni ed opinioni diverse.
Ci aspettiamo, ad esempio, che, in base all'art.3 lettera g della legge regionale sulla Commissione (rinnovata nel febbraio 2018, ndr) in cui si prevede la possibilità di occuparsi del "rapporto tra mafia e stato, (...) sia riguardo alle sue manifestazioni che, nei successivi momenti storici, hanno determinato delitti e stragi di carattere politico-mafioso", sia effettuata presto un'indagine sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, che ha visto sempre nel 2018 l'emissione della sentenza in primo grado. Sarà così? E' prevista, inoltre, un'indagine sui mandanti esterni delle stragi? E' prevista un'indagine sui delitti politici in Sicilia o su vicende rimaste a lungo senza verità come l'omicidio Agostino o Mattarella che sul piano investigativo giudiziario vede impegnate la Procura generale e la Procura di Palermo?
Magari queste inchieste sono già in calendario e sarebbe importante saperlo, così, come importanti sono gli interrogativi rappresentati dall'integerrimo avvocato Repici. Perché la ricerca della verità su questi temi è una responsabilità di tutti e siamo certi che il Presidente della Commissione Regionale Fava saprà dare una risposta.

In foto: Claudio Fava e Fabio Repici © Imagoeconomica

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