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di Giorgio Bongiovanni e Davide de Bari - Video
Il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra convoca Matteo Salvini.

Il programma di RaiTre si è occupato dell’inchiesta di Palermo secondo cui il “re dell’eolico” è il socio occulto dell’ex deputato di Fi. Si è anche parlato dei rapporti tra Arata e la Lega

Paolo Arata, ex consulente delle politiche energetiche della Lega, arrestato insieme al figlio Francesco per corruzione, sarebbe il “socio occulto” dell’imprenditore Vito Nicastri, “re dell’eolico” e finanziatore della latitanza del super boss Matteo Messina Denaro. Del caso se n' è occupata ieri sera la trasmissione Rai Report, condotta da Sigfrido Ranucci, che ha affrontato i punti principali dell’inchiesta della procura di Palermo. Al centro dell’indagine su Nicastri c’è una compravendita di un vigneto nel trapanese, di cui la proprietaria era la nipote dei cugini Salvo, gli esattori affiliati a Cosa nostra. Vito Nicastri - ha spiegato Alfredo Galasso, avvocato e presidente onorario dell’Associazione Antonino Caponnetto nel servizio - quando era sottoposto alla misura di prevenzione, tramite il fratello minore, ha acquistato all’asta un appezzamento di terreno costituito da 60 ettari di vigneto che ha rivenduto ad un prezzo 4-5 volte del valore ad una società che fa capo ad alcuni personaggi vicini alla cosca di San Giuseppe Jato, ricavandone una somma di denaro enorme. La parte in nero è stata destinata alla sopravvivenza di Messina Denaro”. A fare il nome di Nicastri è stato il collaboratore di giustizia, Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito del boss di Castelvetrano, morto due anni fa. “Mio padre raccontò ai magistrati che lui aveva fatto da tramite per far passare dei soldi dalle mani di Nicastri - ha spiegato Giuseppe Ciamarosa, figlio del pentito - direttamente al nipote di Messina Denaro, Guttadauro. E questi sarebbero dovuti andare a Matteo Messina Denaro. Durante la detenzione domiciliari Nicastri venne fotografato fuori dal balcone della sua abitazione, così violando la misura cautelare, mentre parlava con il figlio, Manlio, e Francesco Arata, figlio di Paolo. Ad Alcamo vicino la casa di Nicastri è presente la sede della società Solcara di cui è responsabile Francesco Arata, anche lui è stato arrestato. Inoltre, la società di Francesco Arata ha un’altra sede sempre ad Alcamo dove l’indirizzo corrisponde ad una villa che sul citofono c’è scritto il nome Nicastri, infatti, l’immobile risulta essere intestato a Manilo Nicastri. Dalle indagini emerge anche un dialogo tra Paolo Arata e Manilo Nicastri: “Tuo papà mi ha fatto scrivere una carta che la società è sua a metà per cento. Tuo papà le carte ce l’ha dal notaio”.
La giornalista di Report, Claudia Di Pasquale, ha anche intervistato la moglie di Vito Nicastri, Ida Maruca, che parlando del rapporto tra suo marito e Arata ha detto “sono amici di famiglia da moltissimi anni”. Alla domanda se Nicastri fosse il “socio occulto” di Arata, ha risposto: “Il figlio di mio marito era dipendente. Lo hanno aiutato”. “Manilo Nicastri era dipendente di Arata? - ha continuato - Si del figlio Francesco. Lui veniva qua tutti i giorni. Francesco si occupava degli impianti del padre”.
Secondo i pm le società di Arata sarebbero partecipate in modo occulto da Nicastri e nel trapanese hanno messo su degli impianti di mini eolico. L’impresa per ottenere l’autorizzazione avrebbe pagato, secondo la procura, delle mazzette ad alcuni funzionari e tecnici. Uno di questi sarebbe l’ingegnere di Partanna Angelo Mistretta. Secondo la moglie dell’ingegnere “queste tangenti sono regolari parcelle su cui sono state pagate regolarmente le tasse. - ha detto la donna - Anche perché le tangenti di solito non si pagano con i bonifici”.

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Arata e la Lega
Durante la puntata si è anche parlato del ruolo ricoperto da Paolo Arata all’interno della Lega come esperto delle politiche energetiche. Proprio l’imprenditore sponsorizzò la creazione di impianti al biometano, cosa che poi sarà inserita nel contratto di governo gialloverde da parte della lega e di Armando Siri. Nel servizio si fa anche riferimento quando una società di Arata, la Sugesta, aveva presentato alla Regione Sicilia la domanda per realizzare un impianto a biometano nel trapanese. Secondo il presidente di Lega Ambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, si è “cercato di evitare la valutazione di incidenza ambientale, la cosiddetta Via”. Per questo motivo il progetto sarebbe stato fermato. Inoltre, si è parlato anche della candidatura di Paolo Arata, portata avanti dalla Lega, come presidente dell’Autorità di Regolazione delle Energie che, però, non andò a buon fine. Il figlio, Federico, è stato assunto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Georgetti, come consulente esterno di Palazzo Chigi. Infatti, poi è Federico Arata a ricevere il “sovranista internazionale" Steve Bannon quando arrivò a Roma per incontrare Matteo Salvini.

Salvini convocato dalla commissione antimafia
A parlare del caso Siri e dei rapporti della Lega con Paolo Arata e il suo socio occulto Vito Nicastri è stato anche il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, che ha convocato a palazzo San Macuto il ministro degli interni per chiarire queste “criticità”. “Io ho chiesto di convocare Salvini con mail istituzionale il 7 maggio e con un interlocuzione, che è prassi, a partire dal 23 dicembre - ha detto Morra - Salvini non è solo leader della Lega, ma anche il ministro degli interni e mi sembra doveroso che se non la prima, ma è una delle primissime audizioni per confrontarsi sulle strategie volte a contrastare i fenomeni mafiosi che devono essere adottare con il titolate del Viminale”. E poi riguardo a una eventuale risposta da parte di Salvini, il presidente della commissione antimafia ha detto: “Per via istituzionale non abbiamo ancora notizia”. Sul caso Arata e Nicastri ha poi precisato: “Mi piacerebbe sapere in una prospettiva meramente cronologica come si può spiegare questa prossimità alla Lega e a un sottosegretario di Stato di un soggetto imprenditorialmente legato ad un personaggio riconducibile a Messina Denaro. Mi sembra paradossale che il ministro dell’Interno che è titolare dell’azione di contrasto alle mafie e che quindi ha come suo obbiettivo far terminare la latitanza di Messina Denaro poi di fatto senza rendersene conto, che è comunque grave, permetta ad uomo che finanzia la latitanza del boss di Castelvetrano di far con lo Stato soldi”. In conclusione, la giornalista gli chiede: “Ma lei che risposta si attende?”. Morra ha poi risposto: “Forse il ministro Salvini potrebbe riconoscere di essere stato un po’ superficiale in alcune frequentazioni. Questa è l’ipotesi d’altronde se non dovesse essere questa, l’altra potrebbe essere più grave e io tendo ad escluderla”.

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