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Era stato querelato dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris

di Giorgio Bongiovanni
Non c’è “alcun attacco personale della persona offesa né toni ingiuriosi contrari al corretto uso del diritto di critica” in quanto scritto dal nostro editorialista Saverio Lodato (difeso dagli avvocati Luigi Li Gotti e Armando Sorrentino) nell’articolo pubblicato il 17 settembre 2015 (“L'Italia è Cosa Nostra e Rosy Bindi ha ragione”). E’ quanto si legge nel decreto di archiviazione del giudice Ermelinda Marfia, che ha così accolto la richiesta del pm, Giorgia Righi, alla quale si era opposto de Magistris.
In particolare si evidenzia come Lodato “abbia ripercorso il dibattito avvenuto tra il Sindaco de Magistris e il Presidente della Commissione Antimafia Bindi”, con quest’ultima che aveva definito la camorra come “dato costitutivo di Napoli” scatenando numerose polemiche. Il nostro editorialista prese posizione, analizzando il contesto su cui si basava quell’affermazione. Non solo. Veniva anche mossa una critica nei confronti di chi, come in quel caso de Magistris o il Presidente della Regione Campania De Luca, si era sollevato contro quelle dichiarazioni. Una critica che, come evidenziato dal giudice, veniva mossa “in ragione dei loro ruoli pubblici e politici ed in relazione alle dichiarazioni rilasciate dall’On. Bindi ed altri che avevano anche richiamato il problema del ‘negazionismo’ rispetto alla presenza delle mafie nel territorio italiano”. Ma cosa aveva scritto Lodato di così terribile da “meritare” una querela del primo cittadino di Napoli?
Le parole che avevano fatto storcere il naso erano a conclusione di un ragionamento articolato al termine del quale veniva scritto: “Ecco perché non ci siamo meravigliati per niente di fronte alla levata di scudi contro la Bindi. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, han fatto il solito pianto delle prefiche, sebbene siano loro, per primi, a sapere su quale vulcano siano adagiate le loro poltrone. Ma lo devono fare di mestiere, perché non accettano che altre istituzioni mettano il naso nei loro ‘orticelli’, perché i camorristi, sino a prova contraria, votano... E sono tanti voti a finire nel cesto... Anche questo non dovrebbe essere difficile da capire. E poi non dimentichiamo che è da Napoli che è partito il cocchio di cavalli neri diretto a Roma capitale dello Stato-Mafia... per il funeralone Casamonica.
L’Italia è Cosa Nostra. Si può dire? O si fa peccato?”. A tali parole il giudice riconosce il “diritto di critica politica” e il “diritto alla libera manifestazione di pensiero” fermo restando che nell’articolo si faceva riferimento a quanto già esposto dal Presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi nei giorni precedenti quando, in occasione di un’intervista radiofonica e in conferenza stampa disse che “in primavera ci sono le elezioni, de Magistris si schiera volentieri dalla parte di quella Napoli bene che vuole negare la presenza di questa piaga della città”. E’ chiaro che da parte di Lodato non vi era alcun intento di associare de Magistris a figure “notoriamente legate alla criminalità organizzata”.