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di Giorgio Bongiovanni
La gente per bene sa dove guardare

Mentre istituzioni, schieramenti politici e mass media ignorano il grande merito reso dai pubblici ministeri che si avviano alla conclusione del processo trattativa Stato-mafia – Nino Di Matteo, Vittorio Teresi, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia – è ancora una volta la gente per bene, come ha scritto su questo giornale Saverio Lodato, che auspicabilmente continua ad essere tale, e riconosce chi costituisce un grande esempio di lotta antimafia. Oltre alle innumerevoli cittadinanze onorarie conferite allo stesso Di Matteo (tra cui quella della capitale) il prossimo 8 marzo la Fondazione “La città invisibile” conferirà un premio a tre donne che si sono distinte per il proprio impegno culturale ed etico. Si tratta di Anna Galatolo, moglie di Di Matteo, la scrittrice e giornalista Anna Vinci, e Josephine Pace, poetessa e imprenditrice.
Ad Anna Galatolo verrà consegnato il premio “Madri della Costituzione”, così da rendere merito al “significativo sacrificio delle famiglie e delle donne, in particolare, che sono prossime a personalità minacciate dalla mafia, e che come i loro congiunti, hanno offerto in lunghi anni di vita nascosta e invisibile, sostegno, supporto morale, incoraggiamento, resilienza, esempio a chi lotta per la ricerca della verità e della giustizia”. Per Anna Vinci, biografa di Tina Anselmi e preziosa collaboratrice di ANTIMAFIADuemila, il premio porterà il nome “I ragazzi della città invisibile” proprio per il volume dedicato alla Anselmi, “un’opera di grandissimo valore educativo e morale, preziosa per la presentazione di un modello di vita ai giovani, capace di ispirare nelle nuove generazioni l’impegno civile inteso come servizio”. Il contributo “antimafia” della scrittrice si rintraccia anche nel libro “La mafia non lascia tempo” in cui si racconta la vita del pentito di mafia Gaspare Mutolo, tra i primi a svelare i retroscena dei rapporti mafia-politica. A Josephine Pace verrà invece consegnato il Premio Europeo “Bianca di Navarra”, “per le sue qualità artistiche, sociali e culturali” grazie alle quali questa donna siciliana “ha saputo trasformare la produzione della plastica dell’azienda di famiglia in una impresa di prodotti ecocompatibili e biodegradabili”.
Tre donne il cui valore etico e culturale è stato riconosciuto dalla società civile, che alle volte dimostra di avere una vista molto più acuta dei tanti partiti e quotidiani nazionali che, in tempo di campagna elettorale, le parole “lotta alla mafia” non le vogliono nemmeno sentire. E tantomeno pronunciare.

In foto: la Fondazione “La città invisibile” in Via d'Amelio

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