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pool trattativa c castolo gianniniTrattativa, il biennio stragista scandagliato dalla requisitoria
di Giorgio Bongiovanni
E' fresco di cronaca il prosieguo della requisitoria che i pm del pool trattativa Stato-mafia – Di Matteo, Teresi, Del Bene e Tartaglia – stanno presentando di fronte a uomini di Stato e Cosa nostra, imputati fianco a fianco nel processo a Palermo. L'accusa di minaccia a corpo politico dello Stato, fil rouge illustrato nelle ultime udienze (riportate dai colleghi Baldo e Pettinari) riguarda i contatti tra personaggi delle Istituzioni – indegni di esserne rappresentanti – e boss di primo livello. Il tutto all'insegna di una trattativa che avrebbe comportato l'estremo sacrificio dei nostri martiri in Sicilia – Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme alla moglie del primo, Francesca Morvillo, e agli agenti di scorta – fino ad arrivare al massacro di cittadini innocenti e di bambini nelle stragi del continente.
Per la Corte d'Assise, presieduta da Alfredo Montalto, sarà poi la volta di ascoltare le difese, che cercheranno una volta per tutte di tirare fuori dai guai i rispettivi assistiti. Tra i quali si staglia la figura dell'ex generale del Ros Mario Mori, personaggio il cui passato al Sid, il vecchio servizio segreto militare, e il suo improvviso allontanamento, è stato oggetto delle indagini di questo processo. Più volte “la spregiudicatezza di Mori, sempre abituato a muoversi come un uomo dei servizi in spregio all'Autorità Giudiziaria” è stata richiamata in aula, facendo riferimento alla testimonianza del colonnello Giraudo. Circostanza evidenziata dal pm Di Matteo insieme alla mole di dichiarazioni di pentiti, testimonianze, intercettazioni e carteggi confluiti nella tesi accusatoria: dalla trattativa politica” tra Ros e Cosa nostra, alla questione di Dell'Utri e Berlusconi, al ruolo di Massimo Ciancimino, il cui contributo va “vivisezionato e valutato” e non “pregiudizialmente cestinato”. Passando per le dichiarazioni di uomini di Stato, come le parole dell'onorevole De Mita, e gli scambi di favori tra mafia, P2, servizi deviati e massoneria deviata che, secondo l'ex ministro Claudio Martelli, si celerebbero dietro la sua “defenestrazione” dal Ministero della Giustizia.
In attesa della sentenza, già dall'evoluzione del processo emerge la storia di un Paese fondato su delitti eccellenti e accordi tra Stato e mafia, l'ombra dei cosiddetti mandanti esterni e delle alleanze che Cosa nostra vanta ad alti livelli. Tutti spunti che, a dibattimento concluso, non devono rimanere a prendere polvere dentro un cassetto, ma diventare input per le procure di Caltanissetta, Firenze e Roma che, per competenza, possono ripartire da qui per gettare luce sui veri assassini di Falcone e Borsellino e di tutti i martiri che questo Stato ha sacrificato.

Foto © Castolo Giannini

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