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ruotolo di bernardo 610I rapporti svelati nell’intervista di Sandro Ruotolo
di Giorgio Bongiovanni - Video
Da quando il capomafia corleonese Totò Riina è morto portando con sé tanti “indicibili segreti” il nostro Paese sembra davvero aver fatto un salto indietro nel tempo. Si torna a discutere di abolizione dell’ergastolo ostativo, dell’inopportunità di sistemi detentivi come il 41 bis (il regime carcerario duro fortemente voluto da Giovanni Falcone e diventato legge dello Stato soltanto dopo la morte di Paolo Borsellino) e si torna a raccontare la storia di una mafia sconfitta o quasi. E’ anche il tempo in cui “presunti luminari” come Eugenio Scalfari, fondatore storico del quotidiano “La Repubblica”, anziché invocare un cambio di passo arrivano a definire “di sostanza” il populismo di Berlusconi dichiarando di preferire il Cavaliere di Arcore (pluri-indagato e già condannato in via definitiva a quattro anni, di cui tre condonati dall'indulto, per frode fiscale nel processo Mediaset) al candidato premier del Movimento Cinque Stelle, Di Maio. Ferma restando la libertà di opinione la sensazione è davvero quella di essere ripiombati nel “Medioevo”. Ed è sempre più evidente “l’oscurantismo” rispetto ad atroci verità che stanno emergendo e che contribuiscono a fornire nuovi elementi su quanto avvenuto nel corso della nostra storia. Fortunatamente non mancano le eccezioni con investigatori, magistrati, avvocati, politici, membri della società civile e giornalisti che cercano di “squarciare il velo di Maya”. Tra questi sicuramente il collega Sandro Ruotolo che su fanpage.it intervista Giuliano Di Bernardo, l’ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, al vertice dell’organismo massonico nel periodo che va dal 1990 al 1993.
Anni terribili nella nostra memoria in particolare proprio per quelle stragi che hanno terrorizzato il nostro Paese. Di Bernardo è uno dei testimoni che saranno sentiti dal pm di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, al processo sulla 'Ndrangheta Stragista, per la prima volta davanti ad una telecamera svela una serie di retroscena di quel periodo storico confermando che, nonostante il divieto dopo la legge Spadolini-Anselmi e dopo lo scandalo della P2 di Licio Gelli, in realtà sono state costituite logge coperte nel Grande Oriente d'Italia. Le sue dichiarazioni danno anche riscontro a quanto era emerso in altre indagini dei pm reggini ovvero che “non c’è soltanto infiltrazione della ‘Ndrangheta nelle logge, ma che addirittura la ‘Ndrangheta controlla le logge”. Rispondendo alle domande del collega aggiunge: “Massoneria e ‘Ndrangheta sono due organizzazioni che hanno alcuni aspetti in comune. Cioé la procedura, la modalità di iniziazione. In Calabria la ‘Ndrangheta entra in tutte le massonerie, però in concreto, continuano ad avere questi incontri proprio per poter realizzare i progetti, che non sono più quelli dell’etica, i principi etici, universali, ma sono quelli delle organizzazioni criminali”. Infiltrazioni che, secondo quanto riferito dall’ex Gran Maestro, erano presenti anche sul fronte siciliano. Ciò significa che le nostre mafie già all’epoca era ben più che un gruppo di viddani o pecorari vestiti di coppola e lupara, ma aveva già raggiunto un livello ulteriore intrecciato con segmenti della politica, dell’imprenditoria, della finanza, dei servizi deviati. Un “universo” che nella massoneria trova il suo punto di contatto. Di fronte alle dichiarazioni di una figura come Di Bernardo cosa avranno da dire i “benpensanti oscurantisti”?



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