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africa webdi Giorgio Bongiovanni
Il fiume di polemiche che si sta sollevando sul tema dell'immigrazione, con la richiesta fatta dal Viminale alle Ong di firmare un codice di condotta per il salvataggio dei migranti, accanto agli elementi di fatto che emergono dalle inchieste condotte dalle Procure di Trapani e Catania che indagano sul reato di favoreggiamento dell’immigrazione, devono far riflettere su quanto sta avvenendo e sui rischi che si stanno presentando. Chiariamo subito un aspetto. Così come ha scritto sulle nostre pagine il giornalista e scrittore Saverio Lodato, “nessuno vuole ostacolare, meno che mai impedire, la solidarietà in mare... E nessuno, in nome di una logica burocraticamente pelosa, può stilare classifiche della disperazione all'insegna del 'questo si', 'questo no', perché poi a furia di distinguere sulle cause che stanno a monte dell'emergenza, il naufrago corre il rischio di annegare”. Giustamente Lodato scrive che “solo persone in mala fede possono insinuare il dubbio che la maggior parte delle ONG che prestano soccorso in mare lo facciano per un tornaconto di natura economica”. E che è giusto chiedersi “quale sarebbe stato il bilancio dei vivi e dei morti in questi anni se, accanto alle navi della nostra Marina, non ci fossero state anche quelle delle ONG”. Per questo motivo vanno sicuramente respinte al mittente quelle dichiarazioni di chi, come il leader della Lega Nord Matteo Salvini, propone, con una mentalità razzista e fascista, di “affondare le navi” e che parla di invasione come se i migranti non fossero altro che ratti. L'Occidente dimentica la propria storia ed i crimini che sono stati perpetrati, dalla Libia fino al Sudafrica, contro i popoli africani. Una storia di sangue, di morti, invasioni, violenze, sopraffazioni a cui hanno preso parte tutti i popoli Europei, dai belgi di Re Leopoldo, agli italiani ai tempi del fascismo, che con l'imperialismo e con il colonialismo hanno depredato ed usurpato un intero Continente. Ed oggi si continua su questa linea con l'immigrazione che non è altro che la conseguenza di quelle guerre portate in Iraq, in Siria, in Libia, in Afghanistan e così via. La gente fugge perché vede le proprie case colpite dai nostri bombardamenti, perché è devastata e distrutta dalla miseria prodotta dai modelli economici e sociali occidentali e a causa di una desertificazione prodotta dai nostri interventi predatori.
Acclarato ciò, però, è ragionevole chiedere mettere alcune regole per l'accoglienza, quantomeno per far sì che non proliferino quei rapporti con le organizzazioni criminali (e con esse non intendiamo le sole mafie), sempre pronte ad intervenire laddove c'è un affare.
Le indagini, ancora in corso, legittimano la richiesta verso le organizzazioni non governative che si adoperano per salvare i naufraghi. L'eventuale presenza di ufficiali di polizia giudiziaria a bordo non pregiudicherebbe in alcun modo il loro operato o il lavoro che svolgono nelle operazioni di salvataggio, anzi sarebbe una garanzia proprio per evitare eventuali infiltrazioni o la possibilità che siano commessi eventuali reati. E' ovvio che non si può fare di tutta l'erba un fascio ma è altrettanto irresponsabile credere che tutte le Ong siano immuni da infiltrazioni. Nella migliore delle ipotesi queste agirebbero in buona fede accordandosi, loro malgrado, con le organizzazioni criminali, nella peggiore, dietro alle medesime sigle delle Ong, potrebbero nascondersi le stesse organizzazioni criminali che in accordo con gli scafisti fanno affari con la tratta di esseri umani. Per questo riteniamo corretto chiedere scusa al Procuratore di Catania Zuccaro e al pm di Trapani Cartosio, oggi Procuratore capo a Termine Imerese. E sempre per questo motivo appaiono legittime le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del ministro Minniti. E per una volta anche la Chiesa Cattolica si è esposta con il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Conferenza episcopale italiana, da sempre vicino a papa Francesco che, oltre a ribadire la gravità di una “piaga aberrante come la tratta di esseri umani”, ha parlato della “necessità di un’etica della responsabilità e del rispetto della legge... per difendere l’interesse del più debole” e non correre il rischio “di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana”. Purtroppo non è tutto oro quel che luccica e a farne le spese, mentre si discute o si ragiona sul da farsi, ancora una volta rischiano di essere chi mette in gioco la propria vita in un viaggio della speranza.

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