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ghetto rignano fonte dirittiglobali.itdi Giorgio Bongiovanni
"Sono riuscito a entrare e uscire, così come fanno gangster nigeriani che vanno a prelevare le ragazzine da prostituire nelle bidonville. Qualche volta ci sono regolamenti di conti nei confronti delle persone indifese che non vogliono sottostare alle regole dei caporali". Così il collega Fabrizio Gatti ha descritto, a SkyTg24, i suoi quattro giorni (interamente raccontati su L'Espresso) al Cara di Borgo di Mezzanone, vicino a Foggia, dove è entrato come sudafricano diretto a Londra. "Si sono accorti della mia presenza - ha detto - e mi hanno interrogato. Non la polizia, ma uno sgherro della mafia nigeriana". Perché lì, i militari, stanno di guardia unicamente dell'ingresso. A controllare l'area, invece, è la mafia nigeriana, così come alcuni afghani. Sono i nigeriani, infatti, a gestire la prostituzione di alcune ragazze del centro, la maggior parte appena maggiorenni.
Lungo il perimetro buchi nella recinzione, proprio sotto le telecamere, permettono a chiunque di entrare e uscire, senza alcun tipo di controllo. Più di mille soggiornano al suo interno ma ad essere dichiarati nel contratto d'appalto sono solo 636. Tutto intorno si estende una baraccopoli, in cui sopravvivono quanti nel tempo sono usciti dal centro di accoglienza.
Al suo interno si estendono spazi aperti e moduli prefabbricati ricoperti di materassi, lasciati nel più completo degrado. Così come i bagni e le docce, persino questi invasi dai cani randagi che convivono con gli ospiti del centro. La corrente, poi, viene rubata dall'illuminazione pubblica e passata da cavi elettrici semplici, da interni, che in caso di maltempo possono provocare scariche. Non c'è spazio per tavoli o armadietti, così utensili per cucinare ed effetti personali giacciono per terra, senza alcuna norma di sicurezza o igiene.
In uno dei varchi, racconta il giornalista, entrano persino i veicoli guidati dai caporali, che riportano i braccianti di rientro dalla giornata di lavoro quando già il sole è calato. Ricominceranno un nuovo giorno nei campi pugliesi prima ancora dell'alba. Ma anche il trasporto fino alle coltivazioni di ortaggi ha un costo (cinque euro al giorno, decurtati direttamente dallo "stipendio"). Per questo molti di loro scelgono la bicicletta, vero bene prezioso in questo mare di desolazione.
Gatti mette in luce le forte criticità anche sotto il profilo della preparazione dei migranti giunti in Italia. Un approccio ben lontano dal modello tedesco (la Germania ha stabilito la frequentazione obbligatoria di corsi per apprendere la lingua) mentre dopo un anno in Italia gli ospiti del centro non hanno acquisito alcuna competenza linguistica. Per non parlare della gara d'appalto per gestire il Cara. Il consorzio palermitano "Sisifo", che ha ottenuto il contratto, ha abbassato la diaria di 8 euro (da 30, cifra di partenza, a 22), rinunciando a quasi 5 milioni e mezzo in tre anni. Anche se persino con 22 euro al giorno a persona potrebbe essere predisposto il minimo per vivere. Inoltre, la cooperativa cattolica "Senis Hospes" che gestisce il centro pugliese ed altri per conto della "Sisifo", ha registrato un fatturato notevolmente in crescita negli ultimi anni. Nel 2012 ammontava a 3 milioni, nel 2014 è salito a 15,2 milioni.
La tensione emotiva, poi, viene alimentata dai lunghi tempi di permanenza in attesa di una risposta alla propria domanda di protezione internazionale: il tempo medio è di circa 6 mesi, ma sono diversi i casi di chi per più di un anno attende nella struttura. Tensioni che poi possono sfociare in risse e regolamenti di conti. Proprio ieri un cittadino di 31 anni, originario del Camerun, è stato gravemente ferito da una coltellata inferta da un 19enne della Costa d'Avorio. Mentre lo scorso giugno si è verificata una rapina con aggressione, per la quale tre nigeriani sono stati accusati del fatto nell'ambito di una guerra tra bande di connazionali per aggregare con la violenza altri affiliati. Ancora, il 19 aprile scattò un fermo di polizia dopo aver identificato un cittadino nigeriano rapinato e poi trascinato da cinque connazionali in aperta campagna, dove gli avrebbero cosparso liquido infiammabile sugli occhi, malmenandolo ripetutamente al capo tanto da farlo svenire.
Questo è lo status di uno dei centri di accoglienza più importanti in Italia. Molto spesso devono essere i giornalisti, con le loro preziose inchieste, a smascherare chi, corrotto e mafioso, specula sulla pelle umana di molti. Non possiamo che provare rabbia e vergogna per la malagestione operata dalle Coop nei centri di accoglienza. E questo nell'indifferenza, o persino nella complicità, dei governi locali e nazionali. La mafia-Stato purtroppo ancora vive su queste vicende criminali sulle quali è oggi necessario avviare indagini, per fare luce su gravi ipotesi di reato come corruzione, associazione mafiosa, prostituzione, traffico di esseri umani. E su una situazione disumana quanto mai urgente.

Fonte foto: www.dirittiglobali.it