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savino felicia rai1Felicia Impastato, boom di ascolti per il film di Rai1
di Giorgio Bongiovanni
“Ammazzasti a me figghiu”. Sono le parole toccanti che Felicia Impastato, madre di Peppino, pronuncia puntando il dito contro il boss Tano Badalamenti, condannato per essere stato il mandante dell'omicidio del figlio, così scomodo per la Cosa nostra degli anni '70. Parole che emergono nel film diretto da Gianfranco Albano (Felicia Impastato è magistralmente interpretata da Lunetta Savino) andato in onda ieri, 10 maggio, in prima serata su Rai 1.
Un film elegante e commovente, a giudicare dai dati la dimostrazione che certi temi e valori, a maggior ragione se veicolati dal servizio pubblico, fanno presa sugli italiani (6 milioni 871 mila spettatori e il 26.98% di share vincendo la sfida degli ascolti della prima serata). Ma anche di denuncia, che racconta ai telespettatori la storia di Peppino Impastato e la rivoluzione da lui portata avanti, insieme al suo gruppo di amici, per combattere la mafia di Cinisi attraverso l'irriverente Radio Aut. Una cultura mafiosa da Peppino rifiutata in toto sebbene lui stesso avesse respirato quell'aria fin dalla nascita, in famiglia. Unica pecca, a dire il vero, la totale assenza nel film della figura di Salvo Vitale, amico fraterno e compagno di Peppino che con lui visse, tra le tante esperienze, quella di Radio Aut.

Ma il grande pregio è il fatto che emerge tutta la responsabilità dello Stato-Mafia nelle indagini depistate sulla morte di Peppino, fatto passare per terrorista suicida da carabinieri vigliacchi e intellettualmente corrotti, sostenitori di quella parte di Stato criminale che obbediva alla legge del dialogo e della convivenza con la Cosa nostra di Badalamenti e Bontate, prima che questa fosse scalzata via dai corleonesi di Totò Riina. Una mafia che non coltivava un rapporto trattativista con pezzi di istituzioni, ma un vero e proprio accordo. Proprio per questo la morte di Peppino è un omicidio di Stato, per il quale mamma Felicia ha chiesto incessantemente giustizia. E quando puntava il dito contro don Badalamenti non si rivolgeva solo a lui, ma a tutto lo Stato-Mafia.

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