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maniaci telejato largedi Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo
Il direttore: ''Mi faccio una risata''

La notizia e' dirompente: il direttore di Telejato, Pino Maniaci (in foto), è indagato per estorsione. A leggere l’edizione odierna del quotidiano la Repubblica si rimane basiti. Secondo gli inquirenti Maniaci avrebbe chiesto soldi e favori ai sindaci di Borgetto e Partinico in cambio di una sorta di trattamento di favore da parte della sua emittente nei loro confronti. La vicenda sarebbe emersa nel corso di un'altra inchiesta condotta dai Carabinieri. Secondo la ricostruzione dell’inviato di Repubblica, dalle intercettazioni sarebbe venuto fuori anche che Maniaci avrebbe preteso finanziamenti, sotto forma di pubblicità, per Telejato. Dal canto suo il combattivo direttore della tv partinicese, intervistato dall’Ansa, è stato alquanto diretto: “La procura di Palermo ipotizza il reato di estorsione nei miei confronti? Mi faccio una risata”.“L'inchiesta è nata nei mesi scorsi – ha specificato – per bloccare la nostra campagna di stampa contro la gestione dei beni confiscati da parte dell'ex presidente delle misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto (sospesa dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm), di altri tre magistrati e dell'amministratore giudiziario, Gaetano Cappellano Seminara, tutti indagati per vari reati e costretti alle dimissioni. Ed è per questo che siamo finiti nel mirino della procura”. E comunque per il direttore di Telejato “per ora si tratta solo di ipotesi di accuse smentite dai fatti”. “Nei confronti dei sindaci di Borgetto e Partinico citati nell'indagine – ha sottolineato – non ho mai avuto una linea morbida. E lo confermano i miei servizi giornalistici messi in onda quotidianamente contro la mala gestione amministrativa. Il sindaco di Borgetto, fra l'altro, si è costituito parte civile in un processo di diffamazione nei miei confronti”. “Inoltre – ha concluso – per quanto riguarda l'altra ipotesi su posti di lavoro per miei familiari in cambio di favori è tutto falso. Tutta la mia famiglia è disoccupata”. Fin qui la cronaca asettica di queste ultime ore. Certo è che Repubblica ha sottolineato che nelle conversazioni intercettate tra la stessa Saguto con i suoi familiari, con l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo (indagata per concussione nell’inchiesta sui beni confiscati) e con l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, si parlava spesso dell’inchiesta su Telejato. Di fatto il magistrato era a conoscenza che nei confronti di Maniaci era stata avviata un’inchiesta da parte dei suoi colleghi della Procura. “Se questi (i pm di Palermo, ndr) si spicciassero a fare le indagini che stanno facendo, noi non avremmo bisogno di fare niente (contro Maniaci, ndr)” avevano detto al telefono. In un’altra conversazione l’ex prefetto Francesca Cannizzo aveva chiesto alla Saguto: “Ma che tempi abbiamo per Telejato?”. La Saguto aveva risposto: “Ha le ore contate”. “Ce lo aspettavamo da tempo – ha scritto a caldo Salvo Vitale, storico compagno di Peppino Impastato, nonché stretto collaboratore di Pino Maniaci – e alla fine è arrivato”. Vitale ha rivendicato la battaglia portata avanti dalla redazione di Telejato che “aveva svelato un ‘sistema di potere’ attorno a cui ruotavano e continuano a ruotare quelli che oggi si possono considerare la nuova classe dominante di Palermo, ovvero avvocati, magistrati, cancellieri, curatori ed amministratori giudiziari, commercialisti, giornalisti, sindaci, imprenditori e commercianti mafiosi che hanno fatto professione di antimafia, affaristi, pentiti usati con il telecomando, a seconda delle cose che gli dicono di dire”. Per Salvo Vitale quindi “l'accusa è ridicola e non merita di essere commentata. Basta ascoltare i telegiornali, per rendersi conto che quotidianamente i sindaci di Partinico e di Borgetto sono ‘massacrati’ da Pino per la loro, diciamo ‘presunta’, incapacità a risolvere gli enormi problemi del loro territorio. Non parliamo poi della triste vicenda dei cani impiccati: quella che circolava a Partinico, allora, era la tremenda accusa che i cani fossero stati uccisi dallo stesso Maniaci per farsi pubblicità”. Vitale ha ricordato infine che lo stesso Maniaci assieme a Lirio Abbate“è stato ritenuto uno dei giornalisti più impegnati in Italia”. Le minacce di morte che Pino ha ricevuto in questi anni per il suo impegno antimafia non si contano più, ed è anche a fronte di questo dato oggettivo che la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati ha lasciato sgomenti. Da diversi anni Antimafia Duemila si è schierata al fianco di Pino Maniaci e della sua redazione ogni volta che la vita stessa dell’emittente televisiva veniva messa a rischio da chiusure forzate a seguito di incredibili “switch-off, così come da minacce di morte nei confronti dello stesso Maniaci. Ed è proprio per questo che confidiamo nella magistratura inquirente – nei confronti della quale nutriamo la convinzione che non abbia messo sotto inchiesta il direttore di Telejato per bloccare una campagna di stampa contro la gestione dei beni confiscati, ma bensì perchè era loro dovere andare fino in fondo – affinchè si faccia luce su questa triste vicenda.
Solo una verità piena, senza alcuna ombra, potrà riscattare Pino Maniaci dalle accuse pesanti che gli sono state mosse. Solo così Telejato potrà continuare a mantenere vivo quell’impegno antimafia che l’ha contraddistinta in questi anni. L’augurio è che tutto questo possa avvenire al più presto.

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