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atrio-uni-giurisprudenza-padi Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo - 27 aprile 2015
Succede a Palermo. Dopo tanti anni di conferenze organizzate da Antimafia Duemila alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo in occasione degli anniversari delle stragi di Capaci e via D’Amelio (e ancora prima alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, ed anche a Palazzo Steri del Rettorato), arriva uno stop “ad personam”. In realtà si tratta di un’operazione molto più subdola, un’entrata a gamba tesa da parte del prof. Giovanni Fiandaca. L’illustre giurista è l’attuale delegato del rettore Roberto Lagalla “per le attività a sostegno dello sviluppo delle politiche a sostegno della legalità e della trasparenza, con particolare riferimento agli atti della Pubblica Amministrazione”. La cronologia dei fatti merita di essere raccontata. Dopo aver incassato un iniziale benestare dalla Presidenza dell’attuale “Scuola delle Scienze Giuridiche ed Economico - Sociali” in merito alle nostre richieste di utilizzo dell’Aula Magna (per il convegno in occasione dell’anniversario della strage di Capaci) e per l’utilizzo dell’Atrio (per l’anniversario della strage di via D’Amelio) ci arriva una e-mail del tutto inaspettata. Nella missiva si legge che “il Consiglio della Scuola ha deliberato all’unanimità le Vostre iniziative (22 maggio e 18 luglio, ndr) previa interlocuzione da parte degli organizzatori con il Presidente della Scuola (prof. Giuseppe Liotta, ndr) e il Delegato per il Rettore (prof. Giovanni Fiandaca, ndr) per il coordinamento delle attività in materia di legalità al fine di verificare le modalità di realizzazione delle predette manifestazioni”.

L’incontro con Liotta e Fiandaca avviene presso gli uffici dell’ex facoltà. Quest’ultimo contesta subito al nostro delegato il titolo dell’incontro e il tema trattato, anche il parterre dei relatori finisce in qualche modo per essere criticato. E cosa ci sarà mai di tanto “pericoloso” in questo convegno (che vedeva anche la collaborazione dell’associazione universitaria ContrariaMente) al quale partecipano magistrati come Nino Di Matteo, Sebastiano Ardita e Piergiorgio Morosini, assieme a giornalisti e scrittori come Giuseppe Lo Bianco e Stefania Limiti? Prendiamo il titolo: “Ibridi connubi - Dal ‘gioco grande’ intuito da Giovanni Falcone fino ai giorni nostri”. Fiandaca mette in dubbio che la definizione di “Ibridi connubi” sia attribuibile al giudice Giovanni Falcone. Vale quindi la pena ricordarla. La frase completa che racchiude quella specifica espressione fa parte di un intervento di Falcone al convegno dal titolo “La legislazione premiale” svoltosi nell’aprile del 1986 a Courmayeur. Il passaggio integrale recita così: “le istruttorie tuttora in corso in diverse sedi giudiziarie stanno portando alla luce realtà estremamente inquietanti e particolarmente complesse, fatte di ibridi connubi fra criminalità organizzata, centri di poteri extraistituzionali e settori devianti dello Stato, che hanno la responsabilità di avere tentato ad un certo punto perfino di condizionare il libero svolgimento della democrazia e di avere ispirato crimini efferati”. Evidentemente per un professore che in sostanza “giustifica” la trattativa tra Stato e mafia questi ragionamenti non vanno ricordati. Morale della favola: dopo tanti anni di assoluta libertà di espressione arriva la censura. Fiandaca è decisamente tranciante, in quella che definisce “casa mia” non è ammissibile una conferenza con una simile impostazione. L’esimio professore recrimina ugualmente di essere stato “offeso” da alcuni relatori che negli incontri precedenti gli hanno contestato la sua linea a tutti gli effetti “giustificazionista”. In conclusione l’ex candidato del PD trombato alle elezioni Europee del 2014 pone le sue condizioni: se si vuole fare la conferenza a “casa sua” si viene a patti con lui per quanto riguarda titolo, tema e relatori. Decisamente coerente con la sua linea “trattativista”, si potrebbe dire. Ma dei suoi attacchi violenti e strumentali nei confronti del processo sulla trattativa Stato-mafia non c’è alcuna traccia nel sermone del prof. Fiandaca. Che dimentica ugualmente i suoi taglienti interventi nei confronti dei pm di quel processo messi da lui alla berlina come se avessero voluto approfittarne per chissà quale carriera. A seguito di questo incontro a tre - del tutto surreale - abbiamo quindi inviato una lettera alla Presidenza con la richiesta di annullamento delle nostre istanze specificando che non sussistono più i presupposti affinché i nostri convegni si svolgano così come è avvenuto negli ultimi anni. Altri sono i luoghi nei quali la libertà di pensiero si potrà manifestare. Resta la profonda amarezza nel constatare l’arroganza di chi è abituato a gestire il potere a suo uso e consumo, a discapito degli studenti che in quella Scuola studiano. La gravità dell’accaduto riguarda per l'appunto il luogo nel quale è stata imposta una vera e propria censura: quella stessa facoltà che ha visto laurearsi futuri magistrati come Falcone e Borsellino. Ai quali, per fortuna, sono risparmiate simili oscenità che qualificano immancabilmente chi le compie e il silenzio che gravita attorno.

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