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ciotti-papa-okdi Giorgio Bongiovanni ed Aaron Pettinari - 31 agosto 2014
“Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi, Ciotti, Ciotti, putissimu pure ammazzarlo. Salvatore Riina, uscendo, è sempre un pericolo per lui... figlio di puttana”. E' sempre il Capo dei capi Totò Riina, ad emettere la sentenza di morte direttamente dal carcere Opera di Milano in uno dei suoi dialoghi con il boss pugliese Alberto Lorusso.
L'intercettazione è datata 14 settembre 2013, alla vigilia dell'anniversario della morte di don Pino Puglisi. Alla notizia che la chiesa vuole fare Beato il prete che a Brancaccio è sceso in prima linea contro la mafia. “Il quartiere lo voleva comandare iddu - dice Riina di don Puglisi, - Ma tu fatti il parrino, pensa alle messe, lasciali stare… il territorio… il campo… la Chiesa… lo vedete cosa voleva fare? Tutte cose voleva fare iddu nel territorio… tutto voleva fare iddu, cose che non ci credete”.

Un impegno che dava fastidio in quanto riusciva ad intervenire su tanti bambini che vivevano per strada e che consideravano i mafiosi come idoli e persone rispettabili. Ed oggi la mafia non è cambiata e guarda ancora alla strada per reclutare nuove figure. Ed oggi come in passato ci sono preti in prima linea che sono esempio per tanti ragazzi. E don Luigi Ciotti è sicuramente uno di questi. Un simbolo che prima ha fondato il Gruppo Abele come aiuto ai tossicodipendenti e altre varie dipendenze, poi ha dato vita all'Associazione Libera la cui attività contro i soprusi delle mafie in tutta Italia è di assoluto valore. Le parole del boss corleonese hanno subito messo in allarme gli investigatori della Dia di Palermo tanto che, oltre ad avvertire la procura di Palemro, è stata inviata una nota riservata al Viminale per sollecitare il rafforzamento della scorta attorno a don Luigi. In quei mesi di dialogo con Lorusso, figura ancora da decifrare capace di scrivere messaggi criptati in fenicio, Riina è stato come un “fiume in piena”.
Riina continua parlando del fondatore di Libera: “È malvagio, è cattivo ha fatto strada questo disgraziato”. E poi conclude: “Sono sempre agitato perché con questi sequestri di beni…”. Quei beni della mafia che proprio tante cooperative che aderiscono a Libera gestiscono in tutta Italia.
Quella sui beni confiscati è una battaglia che da sempre contraddistingue l'associazione e che non è certo conclusa.
Di queste minacce don Ciotti non è stato immediatamente informato anche se stretti collaboratori del sacerdote come Gabriella Stramaccioni hanno segnalato “da alcuni mesi” l'arrivo di “segnali inquietanti e in parte indecifrabili proprio a don Luigi e a Libera”. Forse si tratta di episodi riconducibili alle parole espresse dal boss corleonese?

Da parte di Giorgio Bongiovanni, Lorenzo Baldo e tutta la redazione di ANTIMAFIADuemila va tutta la solidarietà e vicinanza a don Luigi Ciotti. La sua battaglia è la nostra battaglia, chiediamo ai soggetti preposti di intervenire per garantire al massimo la sua sicurezza.

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