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palermo-2011-big0di Giorgio Bongiovanni - 3 luglio 2012
Dopo aver ascoltato l’intervento di Antonio Ingroia nel “passaparola” del blog di Beppe Grillo ho provato una sensazione di fastidio. Soprattutto quando Ingroia ha detto:
“Chi lavora per fare luce sugli anni delle stragi e della trattativa stato-mafia non solo non ottiene sostegno, ma è lasciato da solo: in un paese normale” - ha proseguito - “le istituzioni e la società si stringerebbero attorno ai magistrati e li sosterrebbero in questo compito difficile. Ciascuno dovrebbe fare la sua parte. E la politica per prima: l’accertamento della verità storica non spetta alla magistratura, ma alla politica stessa. Questa Seconda Repubblica affonda letteralmente i suoi pilastri nel sangue di quelle stragi, in quella trattativa che si sviluppò dietro le quinte di quelle stragi”.

Queste frasi hanno un solo significato e fanno emergere senza ombra di dubbio l'obiettivo che Ingroia, ma anche un altro pm, cioè Nino Di Matteo, si prefiggono: quello di organizzare contro loro stessi un finto auto-attentato per sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica e quindi, in particolare Ingroia, ottenere così benefici politici.
D'altronde è quello che fece Falcone quando, sulla scogliera dell'Addaura, nel giugno del 1989, tre anni prima che morisse in autostrada per incidente stradale, come è noto, si mise da solo 55 candelotti di dinamite per far credere a tutti che era sotto la minaccia di morte di Cosa Nostra. E quando affermò che erano state “menti raffinatissime” vicine allo stato a pensare a quell’attentato il suo delirio di protagonismo superò anche la più accesa fantasia.
Detto questo, non posso far altro che esaltare alcuni precisi e puntuali articoli firmati da altrettante star del giornalismo italiano che in un modo più intellettuale e furbesco avallano questa mia tesi sincera e spartana: Antonio Ingroia per primo, Di Matteo e qualche altro giudice della procura di Palermo, inventandosi questa storia della trattativa, vogliono scendere in campo, in politica e vincere le elezioni.
Il fatto che la mafia, braccio armato di pezzi dello stato, dei servizi segreti e di quei poteri che vengono definiti “sistemi criminali”, voglia trucidare Ingroia, Di Matteo e altri magistrati, magari della procura di Caltanissetta che indagano sui mandanti esterni delle stragi del ‘92 perché troppo vicini a quei fili intoccabili che muovono gli uomini che hanno distrutto il nostro Paese, è un concetto che fa sorridere e scrollare le spalle alle super star del giornalismo italiano.
Spero di non vederla mai, ma la scena è pronta. Quando i giudici e le loro scorte salteranno in aria questi libellisti del potere esclameranno: “Era amico mio”, “Io personalmente avevo cenato con lui”… ecc..ecc…  ed altre vomitevoli e nauseanti affermazioni. Ci saranno poi, in quell'occasione, anche personaggi della politica e soprattutto altri giudici, anche componenti di quel Csm che oggi più che mai somiglia a un nuovo sinedrio composto da ipocriti scribi e farisei con la toga, pronti a ricordare a tutti che erano amici fraterni dei giudici uccisi insieme alle loro scorte.
Per concludere questo mio atto di accusa agli ipocriti e ai vigliacchi che ancora giocano sulle vite umane, questo è il mio pensiero. Non sono Pasolini, ma come lui non ho tutte le prove, qualcuna si però per affermare che i magistrati sopra indicati sono i bersagli prossimi di Cosa Nostra qualora dovesse essere ripresa, per ragioni di stato e di interessi criminali economici, la strategia stragista.
Sarebbe opportuno che le Istituzioni, tutte le Istituzioni, gli organi di stampa e tutti i cittadini ci stringessimo attorno a questi magistrati, i quali, se rimarranno vivi, ci regaleranno per la prima volta nella storia d'Italia la verità e la giustizia. Affinché il nostro Paese esca da questa merda nauseante di corruzione, mafia e delinquenza.

ANTIMAFIADuemila
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