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brindisi-attentato-bigFOTO ALL'INTERNO!
di Giorgio Bongiovanni - 19 maggio 2012

Questa mattina alle 7:45 un ordigno esplosivo ha assassinato una ragazzina di 16 anni Melissa Bassi, ridotto in fin di vita una sua compagna Veronica Capodieci e ferito altri 6 ragazze, alcune in prognosi riservata.
Le ragazze stavano andando a scuola, un istituto professionale di Brindisi intitolato a Francesca Morvillo, la moglie di Giovanni Falcone, morta con il marito a Capaci, il 23 maggio di vent’anni fa. La scuola aveva vinto un premio per la legalità.

Un attentato oscuro, per ora, di “nessuna matrice”. Si segue la pista mafiosa per le troppe coincidenze evidenti: l’approssimarsi delle celebrazioni per il ventennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio, e l’arrivo in città previsto per oggi della carovana antimafia organizzata da Libera, l’associazione di Don Ciotti.
Perché Brindisi? Perché delle ragazzine inermi?
Io mi auguro che si tratti di sola mafia, sia Sacra Corona Unita, ‘Ndrangheta o la stessa Cosa Nostra, che ci siano colpevoli da perseguire e rinchiudere dietro le sbarre per non vagare nell’eterno limbo dei mandanti mai scoperti e delle false piste che non portano a nulla.
In questo caso si potrebbe anche trattare di un messaggio rivolto a chi non ha rispettato i patti, a chi non ha mantenuto promesse.
Ma è inutile nascondere che c’è puzza di destabilizzazione. Tipica dei periodi in cui il nostro Paese versa in gravi difficoltà di carattere economico, politico e sociale. Torna ciclico e puntuale l’incubo dell’eversione, dei depistaggi e dei “servizi deviati”, di quelle entità parallele che nella nostra storia hanno condizionato, orientato e intrappolato la nostra democrazia.
Una domanda sorge spontanea: Ma i nostri “servizi segreti” che controllano, monitorano, pedinano tutto e tutti, compresi comuni cittadini e giornalisti, (caso Pollari docet) che cosa stavano facendo? Come pensavano di muoversi per prevenire una tragedia del genere soprattutto in una zona a rischio come Brindisi, tra l’altro recente teatro anche di un attentato al presidente dell’associazione antiracket cittadina?
Quello che appare chiaro è il tentativo di intimidire e terrorizzare la società civile che, invece, in tutti questi anni è stata fortemente sensibilizzata sui temi di legalità e antimafia, soprattutto nelle scuole.
Colpire i nostri ragazzi, i nostri figli vuol dire colpire al cuore dello Stato, a chi serve in questo momento fare una nuova guerra allo Stato? Si devono ripetere gli scenari del ’92-’93?
O sapremo per una volta prevenirli?
ANTIMAFIA Duemila si stringe al dolore delle famiglie, dei genitori di Melissa e della parte onesta della città di Brindisi e chiede a tutta la società civile di essere vigile ed attenta perché faccia pressione sulle Istituzioni che siano compatte e trasparenti, a protezione del nostro Paese e di chi è esposto in prima linea contro ogni forma di criminalità.

Melissa, l'abbraccio in chiesa fra don Ciotti e il padre della ragazza
Melissa, l'abbraccio in chiesa fra don Ciotti e il padre della ragazza
"Tutti dobbiamo rompere l'omertà, i silenzi, le complicità. Dobbiamo avere il coraggio delle nostre azioni. Il cuore ci deve dare la forza". Lo ha detto don Luigi Ciotti nell'omelia che ha tenuto durante la celebrazione della messa che si è svolta nlla cattedrale di Mesagne per ricordare Melissa, la ragazzina morta nell'attentato e tutte le compagne rimaste ferite. Alla funzione religiosa ha partecipato anche il papà di Melissa, Massimo Bassi. In chiesa c'erano numerose famiglie e tantissimi studenti e amici della studentessa sedicenne uccisa dall'esplosione. Al momento dello scambio del gesto di pace, don Ciotti  ha lasciato l'altare e si inginocchiato davanti al papà di Melissa e lo ha abbracciato.

Foto tradda da bari.repubblica.it

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LA MAPPA Attentato a Brindisi


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