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di Giorgio Bongiovanni
Quando presentammo a Palermo il primo numero di ANTIMAFIADuemila avevamo ben chiaro il cammino che ci si presentava dinnanzi. Si trattava di un appuntamento rimandato l'indomani delle stragi del '92. Avevamo ancora negli occhi l'orrore di Capaci e di via d'Amelio.
E soprattutto sentivamo la responsabilità di aver delegato alla magistratura e alle forze dell'ordine una battaglia di civiltà che in realtà appartiene ad ogni cittadino onesto.
Il 25 marzo del 2000 nasceva così questa nuova realtà editoriale frutto di anni di studio e di ricerca sul fenomeno mafioso. La spinta interiore che animava ed anima questo gruppo di amici e colleghi andava oltre ogni ragionamento logico legato a possibilità e mezzi per realizzare una simile iniziativa. L'aspetto spirituale che ha caratterizzato la nostra decisione ci ha fortificato nei momenti più duri che sarebbero venuti. Si era di fronte ad una scelta. Un dovere morale. E andava fatto.
Il primo editoriale titolava “Non è utopia”. Racchiudeva l'essenza della decisione di fare la nostra parte. Ma soprattutto sintetizzava la futura linea editoriale del giornale: la denuncia e la memoria. La denuncia delle collusioni della politica, dell'alta finanza, di pezzi delle istituzioni con Cosa Nostra. Ma anche la memoria di tutto quello che ha rappresentato e rappresenta la mafia con le sue connessioni criminali da oltre 200 anni. E di chi la mafia l'aveva combattuta in tutti questi anni arrivando fino all'estremo sacrificio.
Fin dal primo numero abbiamo chiarito che il nostro intento era ed è quello di contribuire al raggiungimento della verità sulle stragi del biennio '92/'93. Solo facendo luce sui “mandanti esterni” a Cosa Nostra nelle cosiddette “stragi di Stato” potremo risorgere dalle ceneri di una seconda Repubblica fondata sul sangue di Falcone e Borsellino. E solamente arrivando a queste verità scomode potremo auspicare ad una vera democrazia libera dall'oppressione mafiosa.
Un'utopia?
Non per noi. E nemmeno per tutti coloro che continuano a credere che oltre l'imbarbarimento della razza umana sia possibile scorgere una rinascita. Per i credenti l'unica via di salvezza è rappresentata dal Cristo e dalla promessa del suo ritorno. Per i non credenti la possibilità che una parte della civiltà possa comunque risalire dal fondo nel quale è precipitata non è mai utopistica.
Scienziati e ricercatori definiscono il nostro pianeta “al collasso”, privato sempre di più delle sue energie vitali a causa dell'abuso dei suoi abitanti, ma “l'utopia” di riuscire a invertire questa escalation si fa faticosamente spazio in quella parte di umanità che non intende arrendersi al peggio.
Al di là di delle teorie che per secoli hanno diviso l'uomo sono sempre i fatti quelli che qualificano l'integrità di un essere umano. L'esempio di uomini e donne che in questa battaglia contro la mafia hanno sacrificato la propria vita nella consapevolezza dei rischi che correvano resta uno dei nostri punti di riferimento. Ed è anche per un dovere morale nei loro confronti che proseguiremo il nostro lavoro.
Questi primi 10 anni di ANTIMAFIADuemila sono stati segnati da vittorie straordinarie delle forze dell'ordine e della magistratura sul versante dell'arresto di pericolosissimi latitanti. Anni di importanti sentenze di condanna per quei politici collusi con Cosa Nostra. Ma anche anni di vergognose assoluzioni cariche di elementi infamanti per il politico di turno. Assoluzioni strumentalizzate ad arte da molti media. Quegli stessi asserviti ad un Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, su cui pesa il macigno della contiguità all'ala stragista di Cosa Nostra attraverso il suo braccio destro, il senatore Marcello Dell’Utri, già condannato in I° grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Un Premier che nei suoi deliri di onnipotenza ha sfornato un'infinità di leggi ad personam per sfuggire alla giustizia. Che si è gettato a testa bassa contro i magistrati riportando pericolosamente le lancette indietro di 18 anni.
Di fronte a questo scempio della democrazia e della giustizia non è più consentito restare inermi.
In virtù di un sistema di informazione che, salvo rare eccezioni, è il peggior complice di una parte consistente della società indifferente e colpevole, non resta quindi che continuare.
Continuare a lottare e a resistere, così come grida da anni Salvatore Borsellino.
Continuare a sostenere quei magistrati che al di là dei vergognosi attacchi che ricevono si ostinano a cercare la verità per rendere giustizia a coloro che sono morti nel nome di una “trattativa” tra Stato e mafia.
Continuare a sostenere la richiesta di giustizia di tutti i familiari delle vittime delle mafie.
Continuare ognuno con il proprio impegno per migliorare questa società e per restituire un futuro alle nuove generazioni.
Da parte nostra proseguiremo a fare il nostro dovere attraverso il giornale cartaceo e attraverso il quotidiano on line del nostro sito Internet.
Continueremo con la stessa identica determinazione, serietà e passione di 10 anni fa. Ma con una maggiore coscienza e consapevolezza del nostro lavoro e della sua funzione all'interno di una richiesta di verità e giustizia che appartiene a ogni società in via di evoluzione.
Il nostro più profondo ringraziamento va a tutti coloro che fin da subito hanno creduto in noi e a tutti i lettori che con il loro entusiasmo ci sostengono. Le difficoltà che abbiamo affrontato e che affrontiamo giorno dopo giorno non ci hanno fermato e non ci fermeranno.
In tempi bui come quelli che viviamo il ruolo dell'informazione libera sarà sempre più fondamentale per raccontare i fatti, per smascherare la menzogna, per dire sempre e comunque la verità. A qualunque costo.
Ed è quello che faremo.

Giorgio Bongiovanni
Direttore ANTIMAFIADuemila

Foto © Imagoeconomica

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