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gelli licio effdi Anna Vinci
È morto Licio Gelli, nella sua casa, era il 15 dicembre del 2015.
Che riposi in pace. Ogni morte chiede rispetto e preghiere, per chi crede. Resta che se i morti sono tutti uguali, appunto bisognosi di rispetto, le vite restano diverse.
Una impronta di un uomo che ha voluto segnare la vita del nostro paese non è  quella caduca sulla neve di primavera. Resta e va mantenuta “viva”. Purtroppo c’è una tradizione nel nostro paese: sulle impronte nefaste si tenta di gettare il fango dell’oblio, è fatto di fango infatti, e uso un eufemismo, quel procedimento per cui si vuole celare, confondere: tutti in qualche modo, colpevoli, nessuno colpevole fino in fondo.
Ho conosciuto Gelli attraverso i tanti colloqui avuti con Tina Anselmi, una donna che lo ha combattuto a viso aperto, in prima persona, durante la sua presidenza della Commissione Bicamerale inquirente sulla loggia Massonica P2 di Licio Gelli. E forte di ciò, mi permetto alcune considerazioni, nella speranza che servano, se non altro a far sentire una voce, e quanto autorevole – parlo di Tina – a cui cerco di dare parola ricordano le sua parole, lei ancora adesso presente pur nella sua vecchiaia silenziosa, dignitosa nella malattia. Il rischio è che anche questa volta, infatti, ci si ritrovi ad ascoltare commossi elogi funebri sul grande uomo che Gelli fu.
E inizio con il riportare la considerazione dell’Anselmi su Gelli: “Un buon direttore generale, ossessionato dal potere, malato di potere, il cui potere si basava sul ricatto, sulla millanteria a volte, sulla cattiva coscienza di molti, la vigliaccheria di tanti […]. Tra i tanti che ho ascoltato durante i lavori della Commissione, i peggiori, di certo, coloro che dicevano che si erano iscritti alla Loggia P2, ‘solo’ per fare carriera, solo!? E allora, chi è colui che mette a repentaglio, altro che la carriera, ma la propria vita e quella dei propri cari?! Chi sono coloro che hanno combattuto, e ne ho conosciuti, perché il nostro Paese fosse una democrazia compiuta?!”.
Voglio a riguardo ricordare alcune considerazioni pubbliche dell’Anselmi tratte dalla sua relazione nella seduta del 9 gennaio 1986 alla Camera dei deputati, sulla conclusione dei lavori della Commissione chiusa il 14 luglio del 1984… quasi due anni e non l’avevano ascoltata!! Avevano altro da fare i nostri rappresentanti politici, eletti dal popolo: pacificare il paese!

“Dall’esplorazione di questo mondo, da questa ricognizione, invero poco edificante dell’altra faccia della luna, possiamo trarre una conclusione principale: che la politica sommersa vive e prospera contro la politica ufficiale; che ogni tentativo di correggere surrettiziamente e per vie traverse il sistema democratico significa in realtà negarlo alla radice dei suoi lavori costitutivi”. [Tratto dagli Atti Parlamentari (da pagina 35662 a pagina 35670 IX legislatura Discussioni]

Un uomo quindi, ossessionato dal potere e talmente forte nel ricatto che osò scrivere una lettera all’appena eletto Presidente Cossiga il 3 dicembre del 1985 nella quale ‘chiede giustizia’ lettera che Tina Anselmi conservava fotocopiata tra i suoi foglietti/diario che tenne durante i lavori della Commissione. Come mi disse con ironia una volta: “Nel nostro paese spesso i ‘disturbati’, vanno per la maggiore”.
Ecco di seguito  alcune frasi tratte dalla lettera su citata:
“Le sottopongo Signor Presidente, alcune modeste considerazioni sulla vicenda della Loggia P2 e soprattutto le allego i documenti che provano l’autenticità d quanto sostengo. Ad essi si possono opporre tutte la favole che si vuole, come si è fatto in questi anni, ma i documenti restano e rappresentano il sigillo della verità…”.
Tra le favole ovvio i lavori della Commissione presieduta dall’Anselmi.
“Vale la pena, Illustre Signor Presidente soffermarsi anche sulle aberrazioni di questa Commissione d’inchiesta, che si è mossa per ben cinque inutili semestri in sedute “medianiche”…”.
Così Gelli aveva l’ardire di rivolgersi alla massima carica dello Stato, parlando di una Commissione Bicamerale. Da dove gli  veniva tanto potere? Già, da dove?
E più oltre: “Un secolo buio quello che abbiamo vissuto  con il falso scandalo della P2, Signor Presidente. In esso, per gusto, per cinismo o per incoscienza, molti si sono lasciati coinvolgere, spesso per il male sottile del protagonismo. E mi riferisco, senza ombra di irrispettosità per la carica che ha ricoperto e per la sua venerandissima età, anche al Suo Predecessore, al Presidente Sandro Pertini”:
Credo che quella lettera sia sì, il sigillo, a una scelta.
In quel momento si poteva scegliere, o proseguire nella via indicata dai lavori della Commissione o invece affossarli, per pacificare il Paese, ovvio.  
Affossare lavori che avevano fatto luce, avevano “[…] documentato la presenza di uomini affiliati alla loggia in buona parte delle vicende più torbide che hanno attraversato il paese nel corso di più di un decennio. Da vicende finanziarie, come quelle di Sindona e di Roberto Calvi, sino a episodi di eversione violenta del sistema, troviamo che la Loggia P2, con la sua segretezza, costituisce il luogo privilegiato nel quale entrano in contatto e si intrecciano ambienti disparati che hanno in comune di fatto di voler agire a di fuori della legalità repubblicana.”.
E sempre dalla relazione:
“[…] Così, qui, ho sentito parlare di Gelli fascista, di Gelli in contatto con la Resistenza comunista, di Gelli maggiordomo del potere democristiano. L’indubbio trasformismo del personaggio, e soprattutto della realtà che esso incarna credo che costituisca il maggior pericolo di questo fenomeno, perché è appunto la sua presenza reale, o comunque attendibile, negli ambienti più disparati che sta alla base della tecnica di potere di una organizzazione occulta delle ambizioni e del peso della Loggia P2: una tecnica che eleva a suo cardine l’arma squallida del ricatto, che quanto più è esteso e generalizzato tanto più è funzionale e soprattutto tanto più garantisce”. Più oltre ancora: “Per questo io credo che se la Loggia P2 è stata, come è stata, un meccanismo di controllo e di condizionamento, allora è evidente che in questa vicenda siamo tutti perdenti o tutti vincenti: perché se la loggia P2 è stata come è stata politica sommersa, essa è in realtà contro tutti noi”. Noi che crediamo nello Stato di diritto, nella Costituzione, nella trasparenza della politica là dove la loggia P2 le nega.
Quindi, tra Pertini e Cossiga si scelse Cossiga e quindi… Gelli.
Gelli che lascia dietro di sé una scia di sangue che ha segnato il nostro Paese. Gelli che lascia una incompiuta, tra le sue vittorie. Nel suo combattimento contro Tina Anselmi non vinse.
Giusto ricordarlo quindi con le parole della donna che indagò in quella grande abbuffata di potere, nutrita di una cultura consolidata in luoghi storicamente, superbamente maschili: massoneria, chiesa, esercito, mafia, polizia.
Una grande donna che lui cercò fino alla fine di incontrare, per non lasciare questa incompiuta. Mi riferisco all’ultimo tentativo, di pochi anni fa, di incontrarla, attraverso un intermediario inviato a Castelfranco. Avendo ricevuto un rifiuto, Gelli stesso riferì che non aveva potuto incontrarla perché malata.
Falso, bugia, di bugie lui visse. Mai Tina lo avrebbe incontrato. Quale pacificazione può esserci se non si riconoscono i responsabili? La colpa è altro discorso. Ma in politica c’è la responsabilità, o no?!
Che Gelli riposi in pace e che almeno per una volta lo accompagnino parole di verità
Quelle di Tina Anselmi.

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