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Categoria: Cultura
Editore: grauseditore
Pagine: 224
Prezzo: € 15,00
ISBN: 88-8346-712-4
Anno: 2019

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Recensione

La vita in maschera di un uomo dei servizi segreti
di Rosa Landi

Qual è la vita che svolge un componente dei servizi segreti? Bella domanda alla quale non sappiamo rispondere. Ma in fin dei conti, chi sono quegli uomini e quelle donne che hanno deciso di prestare il giuramento di fedeltà alla Repubblica e di servire, nel silenzio, le Istituzioni? Di queste persone non conosciamo nulla, il loro operato si svolge lontano dai riflettori e anche lontano dalla consapevolezza dei loro colleghi. Le loro famiglie conoscono poco e, spesso, mai la verità sul reale impiego dei propri congiunti. Di questi uomini genericamente si parla quando viene fuori un jaccuse sul loro operato o, il più delle volte, quando qualche indagine prova a fare luce su eventuali comportamenti illeciti. In pratica questo è l’obiettivo di Antonio Bonagura con il suo romanzo d’esordio “Un appassionato disincanto” (Graus Edizioni euro 15,00), quello di raccontare il dietro le quinte cioè quello che noi non vediamo nonostante questi uomini e donne operino in mezzo a noi. In queste pagine, nel buio dell’anonimato, un giovane beneventano di nome Osvaldo trova la sua vocazione nell’occultare se stesso servendo la Repubblica Italiana muovendosi, operativamente, tra Roma e Napoli. Un romanzo che scorre lungo un arco temporale abbastanza lungo: subito dopo il sequestro Moro fino a gli anni del terrorismo internazionale di matrice islamica. Così si muove il protagonista vivendo la sua passione tra mille difficoltà, parecchie soddisfazioni che non trovano però sempre il plauso dei superiori gerarchici “molto più attenti, invece, a una spartizione delle cariche”. La maschera che bisogna indossare ogni giorno proietta il protagonista verso un palcoscenico senza pubblico. La vita di un agente dei servizi segreti è complicata: falsa identità, finte abitudini, finti piaceri abilità a non scambiare mai le due vite e a viverne una senza rimpianti. Nonostante il lavoro appaia un po’ troppo didascalico, questo romanzo ha il merito di sottolineare come le varie strutture dello Stato, invece di collaborare tra loro, preferiscono camminare ognuna per la propria strada tenendo per sé le informazioni più importanti a discapito, ovviamente, del risultato finale. Limite evidenziato anche a livello internazionale, visto che in questo caso le informazioni non viaggiano come dovrebbero rendendo molto più difficile il lavoro di cooperazione. Un romanzo, certo, ma che con cautela pone l’indice su alcune falle di questo sistema di indagine e di difesa dello Stato che, visto dall’esterno, appare granitico e perfetto. In fin dei conti anche queste strutture sono composte, gestite e dirette da uomini e donne, spesso, attente più all’interesse personale che a quello pubblico. Un muro contro il quale l’Osvaldo di Bonagura si scontra tante volte, fino al giorno in cui preferisce cambiare nuovamente vita dedicandosi con più attenzione alla propria famiglia.

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