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Categoria: Mafia
Editore: Blonk
Prezzo: e-Book:€ 3,49
ISBN: 9788897604068
Anno: 2011

Visite: 4702

Recensione

“… perché senza politica, non c'è mafia. Senza politica sarebbe criminalità comune, debellabile con operazioni di polizia e ordine pubblico. Per la mafia è diverso, non è solo un problema di ordine pubblico, come qualcuno vuol far credere, non basta arrestare i superlatitanti e reprimere. Gli arresti e la repressione sono lo stadio finale del contrasto, quando ormai la cosiddetta frittata è stata fatta. Occorre oggi inoculare nella società il virus della legalità, non sempre facile da far girare in periodi di crisi economica, ma quanto mai necessaria per uscire da questa.”


Sono storie di antimafia civile quelle raccolte in “Antimafia senza divisa”, un ebook firmato da Luca Rinaldi. Si tratta di una raccolta di interviste, fra gli altri, a Pino Maniaci, Giulio Cavalli, Aldo Pecora, Don Aniello Manganiello, Christian Abbondanza e Pino Masciari.

Nell’introduzione si legge: «gli arresti e la repressione sono lo stadio finale del contrasto, quando ormai la cosiddetta frittata è stata fatta. Occorre oggi inoculare nella società il virus della legalità, non sempre facile da far girare in periodi di crisi economica, ma quanto mai necessaria per uscire da questa». La prefazione del libro, che raccoglie le vicende di uomini e donne che si sono scontrati con le mafie, è scritta da Mario Andrigo, sostituto Procuratore della procura di Vigevano.

Quello che proponiamo qui è l’intervista a Don Aniello Manganiello, per sedici anni prete a Scampia e in seguito sostituito “per avvicendamento”. Parlando del suo lungo periodo a Napoli, don Aniello dice: «L’impegno per la mia gente non era finalizzato alla mia visibilità e non lo sarà mai, ma solo funzionale alla lotta contro la Camorra per dare alla gente la possibilità di vivere in libertà». Quello che occorre sottolineare, secondo il prete di Scampia è che «finchè queste holding criminali, mafia, ’ndrangheta, camorra e altri, continuano a condizionare la vita economica, lo sviluppo industriale e imprenditoriale, io sono convinto che non possiamo parlare né di libertà, né di democrazia.
Lei ha preso posizioni anche molto forti nei confronti dell’istituzione Chiesa, che riguardo al tema delle mafie si è mostrata sempre troppo tiepida e a volte purtroppo connivente
.
Ho fatto delle critiche perché vedo una Chiesa poco frequentatrice della strada, dove si incontra l’uomo con le sue sofferenze, i suoi problemi, la sua solitudine e le sue emarginazioni. Insomma vedo una Chiesa troppo spesso lontana dal tessuto connettivo umano. Provo a essere osservatore attento soprattutto del Meridione, un Meridione pieno di santuari, di chiese e di luoghi religiosi, ma con una compresenza di mafie e di organizzazioni criminali che commettono delitti efferati, che tengono in ostaggio i cittadini, che mortificano l’iniziativa privata, che impediscono il decollo delle economie locali. Ecco, osservando tutto questo io mi sono sempre chiesto dove è stata la Chiesa in questi secoli di fronte a questo malaffare, a questo strapotere. Rimango anche sconcertato del fatto che tre vescovi che combattono per la legalità, rischiando anche in prima persona, con conseguente scorta da parte dello Stato, siano poi settentrionali, mentre da parte di quelli meridionali spesso non arrivano neppure segnali alle comunità locali. Questi tre vescovi, che sono Nogaro, che è friulano, Riboldi di Milano e Bregantini di Trento, che dalla Locride è stato poi mandato a Campobasso. Io mi chiedo, ma i sacerdoti meridionali, dove stanno? Mi viene il dubbio che il clero al Sud si sia preoccupato esclusivamente di feste e processioni e non di realizzare quella beatitudine di avere fame e sete di giustizia. Sono stato molto critico in questo senso: vorrei una Chiesa più povera, più presente nella storia dell’uomo, più sul territorio e meno invischiata nelle strutture, meno ostaggio delle quattro mura della canonica. Insomma, una Chiesa più missionaria, come Gesù Cristo in giro per le strade della Palestina senza una casa, senza nulla, ricco solamente di fare la volontà del padre ogni giorno.
«Finchè queste holding criminali, mafia, ’ndrangheta, camorra e altri, continuano a condizionare la vita economica, lo sviluppo industriale e imprenditoriale, io sono convinto che non possiamo parlare né di libertà, né di democrazia.», dice Don Aniello Manganiello, per sedici anni prete a Scampia, Napoli. È una delle storie raccolte in un ebook, “Antimafia senza divisa” che racconta le vicende di uomini e donne che si sono opposti alle mafie. E, come si legge nella prefazione, si tratta di «un’antimafia difficile perché fatta di gesti che vanno controcorrente in un ambiete in cui è molto più facile adottare un certo conformismo per non avere problemi».
tratto da  http://www.linkiesta.it/antimafia-senza-divisa#ixzz1mvlfeJ6a
Con la prefazione di Mario Andrigo. 

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